Lucio Sardi, consigliere di minoranza a Imperia del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, interviene in merito al progetto del parco eolico Monti Moro – Guardiabella.
Parco eolico: le considerazioni del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra
“Nel dibattito pubblico sulle opere pubbliche nel nostro paese compare sempre la narrazione, cara in particolare a destra ma non solo, secondo cui la loro realizzazione sarebbe bloccata o rallentata a causa delle resistenze dei cosiddetti “Nimby”.
Il termine è l’acronimo di Not in My Back Yard, definizione anglosassone per definire in termini critici chi si oppone alle opere se gli sono costruite nelle vicinanze. Una forma per screditare il principio cardine dell’ambientalismo, che vuole tutelare l’interesse di un bene comune, ma a cui si affibbia un marchio di egoismo affine semmai a chi pensa che tutelare l’ambiente non sia una priorità perchè non colpisce un proprio interesse o spazio personale.
Il richiamo alla sindrome “Nimby” e al suo presunto potere paralizzante per lo sviluppo infrastrutturale del paese, è quindi quasi sempre una tecnica di travisamento e inquinamento del dibattito sulla compatibilità o utilità sui progetti delle opere pubbliche che ha spinto la politica ad adottare strumenti legislativi che hanno sempre più indebolito gli strumenti di tutela dei cittadini coinvolti.
L’esempio del progetto del mega-parco eolico del ponente ne è la dimostrazione in quanto, a seguito della pubblicazione “ferragostana” sul sito del ministero dell’ambiente del corposo fascicolo tecnico predisposto dall’azienda privata proponente, le norme vigenti riconoscono ai cittadini, alle associazioni e agli enti locali interessati, solo trenta giorni (festivi compresi) per la presentazione di osservazioni o rilievi.
Che nel pieno della stagione festiva estiva (per cui invece in materia fiscale e di diritto civile è prevista la sospensione dei termini) i soggetti interessati ed in particolare i piccoli comuni su cui verrebbe realizzato il parco eolico, debbano, tassativamente in trenta giorni da quando ne hanno avuto notizia, studiarsi centinaia di pagine di documenti tecnici e predisporre rilievi da inviare al ministero che comportano competenze tecniche spesso non presenti nei ridotti organici di quegli enti, è la dimostrazione che le attuali norme di tutela ambientale non garantiscono nei fatti alle realtà locali il diritto a partecipare al processo decisorio.
Analogo ragionamento è possibile fare nel caso delle gestioni commissariali di alcune opere pubbliche, come nel caso dell’Aurelia bis dove, anche grazie alla colpevole inerzia dell’amministrazione del sindaco Scajola (oggi impegnato in una curiosa forma di mediazione sul parco eolico su cui pare possedere molte informazioni), è possibile che le scelte fondamentali su di un’opera che ha un notevole impatto sul territorio cittadino, vengano prese senza alcun confronto, anche solo informativo, con i cittadini.
Una situazione di assoluta indisponibilità all’ascolto ed al confronto, che si è verificata nonostante le mobilitazioni messe in atto da comitati spontanei di cittadini che hanno avanzato proposte di miglioramento dell’opera, ma a cui è stata negata anche la possibilità di un incontro con l’amministrazione comunale o la struttura commissariale.
Di fronte a tale strapotere e all’assenza di spazi di confronto, molto spesso l’unica scelta che rimane ai cittadini ed agli enti locali territoriali è quello di utilizzare tutti gli strumenti legali che uno stato di diritto ancora consente per far emergere le carenze procedurali che possono inficiare la legittimità dei progetti. Una strada spesso obbligata e che può rappresentare una delle cause di “impantanamento” di opere pubbliche portate avanti a suon di forzature e sottovalutazioni degli impatti ambientali sul territorio che poi inducono a menare scandalo da parte dei sostenitori della teoria fake dei “Nimby”.
Per recuperare il ritardo infrastrutturale del nostro paese anche sul tema delle fonti energetiche rinnovabili, bisogna invertire il percorso che ha portato a rafforzare il potere decisionale di chi realizza le opere con scorciatoie procedurali che consegnano le scelte strategiche all’interesse economico di gruppi privati e che vanno a imporsi rispetto ad una programmazione rispettosa del bene pubblico per eccellenza che è l’ambiente.
E’ invece necessario recuperare e ampliare gli strumenti democratici partecipativi per consentire di rendere i processi decisionali e conseguentemente le opere pubbliche realizzate più efficienti e condivise”.
Alleanza Verdi Sinistra – Sinistra Italiana Imperia