La Polizia di Stato di Imperia scopre in provincia la nuova frontiera del “contraffatto”, gli “smartphone”.
Nell’ambito dell’attività di contrasto al fenomeno della contraffazione, personale specializzato della Squadra Mobile, anche sulla base di preziose segnalazioni dei cittadini raggirati da abili truffatori, ha notato i movimenti di un giovane che proponeva ad alcuni commercianti della città di acquistare a prezzi vantaggiosi apparecchi cellulari di marche prestigiose.
L’acume investigativo e la perspicacia hanno indotto gli investigatori a seguire l’uomo per cercare eventuali complici; verificato che, invece, si “muoveva” in autonomia, lo hanno fermato e controllato, trovandolo in possesso di un imponente campionario di profumi e telefonini contraffatti.
Dopo il controllo, l’uomo, un trentasettenne originario di Napoli, ha ammesso che gli smartphone che proponeva in vendita, del tutto simili agli originali e costosi modelli rilasciati dopo l’IFA di Berlino da produttori prestigiosi (tra cui Samsung e Iphone), erano stati contraffatti; benché fossero identici all’originale, infatti, al loro interno contenevano software di fabbricazione cinese.
La contraffazione, però, non si era fermata alla scocca esterna, ma era stata estesa alla confezione, che si presentava del tutto identica a quella originale, completa di tutti gli accessori, imballati. La cura dei dettagli era poi andata oltre fino all’applicazione nel vano batteria della targhetta recante l’IMEI e la marca del telefono.
Nel veicolo dell’uomo è stata poi effettuata un’altra scoperta: oltre ai telefoni cellulari contraffatti, c’erano decine di confezioni di profumo, ma contrariamente ai cellulari questi articoli non erano contraffatti.
I profumi, confezionati in modo identico a quelli originali, avevano i nomi modificati proprio per non incorrere nel reato della contraffazione, ma solo nel più lieve reato di truffa (tra l’altro, punibile solo a querela della vittima). L’uomo, infatti, aveva ideato un geniale espediente: apponendo le targhette del prezzo (peraltro in sterline), sulla confezione plastificata, proprio in corrispondenza delle lettere divergenti dalle marche originali, induceva in errore gli sprovveduti acquirenti, che riusciva a truffare abilmente, dato che gli stessi non si avvedevano di acquistare un prodotto di infimo valore; così, l’aroma di fabbricazione cinese “Chamer nr. 5”, con l’applicazione dell’adesivo riportante il prezzo proprio sulla lettera “m”, si “trasformava” nel pregiato profumo “Chanel nr. 5 “ e “Giorgio Armane”, con la “copertura” dell’ultima lettera, appariva all’ingenuo acquirente come “Giorgio Armani”.
Per meglio attuare la truffa e poter rivendere questi aromi di fabbricazione cinese del valore di circa 2 euro a confezione, l’uomo si era procurato un vero profumo, che utilizzava come “tester” per gli incauti clienti.
Le sorprese, però, non sono terminate, perché l’uomo dopo i controlli è risultato ricercato sul territorio nazionale, in quanto già condannato ad oltre 4 anni di reclusione per gli stessi reati, commessi nel comprensorio di Verbania; si sarà sentito “truffato” dalla Polizia quando, già avvisato che sarebbe stato denunciato per aver tentato di vendere gli smartphone contraffatti, è stato “anche” arrestato e condotto in carcere.
Si invitano pertanto i cittadini a diffidare dall’effettuare acquisti al di fuori dei normali canali, anche di quegli oggetti che sinora erano rimasti indenni dal mondo della contraffazione, ribandendo, peraltro, che oltre ad incorrere in illeciti penali potrebbero andare incontro a danni anche gravi alla salute, derivanti dall’utilizzo di prodotti privi di qualsiasi controllo.
Nell’ambito dell’attività di contrasto al fenomeno della contraffazione, personale specializzato della Squadra Mobile, anche sulla base di preziose segnalazioni dei cittadini raggirati da abili truffatori, ha notato i movimenti di un giovane che proponeva ad alcuni commercianti della città di acquistare a prezzi vantaggiosi apparecchi cellulari di marche prestigiose.
L’acume investigativo e la perspicacia hanno indotto gli investigatori a seguire l’uomo per cercare eventuali complici; verificato che, invece, si “muoveva” in autonomia, lo hanno fermato e controllato, trovandolo in possesso di un imponente campionario di profumi e telefonini contraffatti.
Dopo il controllo, l’uomo, un trentasettenne originario di Napoli, ha ammesso che gli smartphone che proponeva in vendita, del tutto simili agli originali e costosi modelli rilasciati dopo l’IFA di Berlino da produttori prestigiosi (tra cui Samsung e Iphone), erano stati contraffatti; benché fossero identici all’originale, infatti, al loro interno contenevano software di fabbricazione cinese.
La contraffazione, però, non si era fermata alla scocca esterna, ma era stata estesa alla confezione, che si presentava del tutto identica a quella originale, completa di tutti gli accessori, imballati. La cura dei dettagli era poi andata oltre fino all’applicazione nel vano batteria della targhetta recante l’IMEI e la marca del telefono.
Nel veicolo dell’uomo è stata poi effettuata un’altra scoperta: oltre ai telefoni cellulari contraffatti, c’erano decine di confezioni di profumo, ma contrariamente ai cellulari questi articoli non erano contraffatti.
I profumi, confezionati in modo identico a quelli originali, avevano i nomi modificati proprio per non incorrere nel reato della contraffazione, ma solo nel più lieve reato di truffa (tra l’altro, punibile solo a querela della vittima). L’uomo, infatti, aveva ideato un geniale espediente: apponendo le targhette del prezzo (peraltro in sterline), sulla confezione plastificata, proprio in corrispondenza delle lettere divergenti dalle marche originali, induceva in errore gli sprovveduti acquirenti, che riusciva a truffare abilmente, dato che gli stessi non si avvedevano di acquistare un prodotto di infimo valore; così, l’aroma di fabbricazione cinese “Chamer nr. 5”, con l’applicazione dell’adesivo riportante il prezzo proprio sulla lettera “m”, si “trasformava” nel pregiato profumo “Chanel nr. 5 “ e “Giorgio Armane”, con la “copertura” dell’ultima lettera, appariva all’ingenuo acquirente come “Giorgio Armani”.
Per meglio attuare la truffa e poter rivendere questi aromi di fabbricazione cinese del valore di circa 2 euro a confezione, l’uomo si era procurato un vero profumo, che utilizzava come “tester” per gli incauti clienti.
Le sorprese, però, non sono terminate, perché l’uomo dopo i controlli è risultato ricercato sul territorio nazionale, in quanto già condannato ad oltre 4 anni di reclusione per gli stessi reati, commessi nel comprensorio di Verbania; si sarà sentito “truffato” dalla Polizia quando, già avvisato che sarebbe stato denunciato per aver tentato di vendere gli smartphone contraffatti, è stato “anche” arrestato e condotto in carcere.
Si invitano pertanto i cittadini a diffidare dall’effettuare acquisti al di fuori dei normali canali, anche di quegli oggetti che sinora erano rimasti indenni dal mondo della contraffazione, ribandendo, peraltro, che oltre ad incorrere in illeciti penali potrebbero andare incontro a danni anche gravi alla salute, derivanti dall’utilizzo di prodotti privi di qualsiasi controllo.