“Il Gruppo Ecologico “Martiri della Libertà-Partigiani Val Prino”, ha la propria sede presso il “Casone dei Partigiani” del Monte Faudo, nella località detta “Costa Arabea” ad un passo dal Monte Follia da un lato e dal Monte Moro dall’altro, quindi al centro di uno dei tre segmenti interessati direttamente dal progetto di cui sopra. Sia nella propria denominazione che nella propria ragione sociale come nei suoi intenti, la nostra associazione annovera l’attenzione al territorio e all’ambiente quale bene collettivo, e si adopera nella tutela di tali principi. La produzione di energia da fonti rinnovabili è anche uno dei temi a cui siamo sensibili, a condizione che avvenga in modo sostenibile dal territorio e dalle comunità che lo vivono“. Inizia così la nota del Gruppo Ecologico “Martiri della Libertà-Partigiani Val Prino”.
“Il progetto denominato “Imperia Monti Moro e Guardiabella”, in estrema sintesi prevede l’installazione di “32 aerogeneratori di potenza ciascuno pari a 6,2 MW da collocare al di sotto dei crinali montani che da Picco Ritto raggiungono Monte Guardiabella per poi proseguire da Monte le Ciazze fino a croce Mermellina e scendere a Monte Arbozzaro, o dell’Olmo, passando per il passo del Maro, Monte Moro e Monte Croce, e in ultimo da Monte Follia saranno interessati i crinali montani che giungono fino a Monte Pian delle Vigne, collocati nei territori comunali di Aurigo, Borgomaro, Castellaro, Cipressa, Dolcedo, Pietrabruna, Pieve di Teco, Prelà e Rezzo.” Ciascuno di essi alto 206 mt. (per intenderci, tre volte e mezza il grattacielo di Oneglia) e posizionato su “piazzole” di circa 4.000 metri quadrati per un totale di 128.000 mq di suolo occupato, spianato e adeguato alle esigenze di impianto. Ogni aerogeneratore necessita di basi in cemento armato ognuna di 25 mt di diametro per tre metri di profondità, pari a 1472 metri cubi di cemento e ferro. Infine un devastante sistema di strade di servizio, di cantiere e di collegamento fra tutti gli aerogeneratori di circa 30 km. per 7 di larghezza minima, così come dichiarati.
Questi dati estratti dal progetto della “18 Più Energia srl” assieme alle stesse fotografie ambientali allegate al progetto e alle relazioni tecniche e geologiche, sono sufficienti a generare una forte preoccupazione per il pesantissimo impatto di un tale complesso di impianti ove fosse realizzato. Un inferno di camion e mezzi meccanici per gli anni di realizzazione richiesti, un vero e proprio sconvolgimento del suolo e una compromissione definitiva del medesimo per i secoli a venire, posto che l’obsolescenza di tali impianti è quantificata in un tempo di 20 anni, senza contare quale sarebbe l’effettiva resa in termini di produzione di energia in presenza di una situazione eolica assai incostante, a fronte dei milioni di euro pubblici investiti.
Da qui la nostra ferma e ragionata contrarietà, nel metodo utilizzato, che ha fatto in modo da scavalcare o bypassare (che dir si voglia) fino al momento presente le popolazioni e le amministrazioni locali, lasciando a disposizione tempi ristrettissimi per elaborare adeguate controdeduzioni. E nel merito. A nostro avviso le “valutazioni di impatto ambientale” di parte presentate, non hanno affatto tenuto conto di una serie di fattori importanti per il territorio e le comunità che lo vivono o le hanno sottovalutate:
- Rispetto del paesaggio visibile a ridosso della costa e da ogni direzione, vera ricchezza attuale e potenziale, tuttavia presente al netto di opere che in passato hanno già inciso negativamente ma ancora limitatamente.
- Rispetto della fauna e della flora di un ambiente naturale unico dovuto all’incontro di fattori geoclimatici particolari, da quelli mediterranei a quelli alpini, con la presenza di endemismi faunistici esclusivi quali ad es. la lucertola occellata, e botanici unici che verrebbero seriamente compromessi se non cancellati. Egualmente si consideri l’impatto della lunga serie di enormi pale eoliche sugli uccelli migratori e di passo. Tra i vari fattori di disturbo a umani e animali l’inquinamento acustico generato dai rotori, specie sui tempi lunghi di esposizione.
- Rispetto per una fascia territoriale di mezza montagna caratterizzata da giacimenti e siti archeologici importanti come quello del Castellaro di Monte Follia, parzialmente scavato, che rimandano alla preistoria del popolamento degli antichi Liguri, ancora poco conosciuta e oggetto di attenzione da parte dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri.
- Rispetto per le potenzialità economiche e culturali insieme, di aree a storica vocazione pastorale tuttavia utilizzate e suscettibili di ulteriori sviluppi.
- Riconoscimento di una intrinseca fragilità del territorio relativamente al fattore incendi e antiincendio, e a quello a nostro avviso sottovalutato, di possibili danni irreversibili alle scarse falde acquifere.
- Per finire, la nostra posizione critica deriva dall’impressione generale su un progetto che pare più concentrato sulla possibilità di una ricca operazione economica privata, attuata su un bene di tutti come il territorio, che rivolta al pubblico interesse“.