1 Settembre 2024 09:18

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1 Settembre 2024 09:18

A tu per tu con Rosario Bonaccorso, musicista e compositore jazz: “Mi innamorai del basso a Imperia, quando ero ragazzo. Il mio nuovo disco è collegato alla mia anima” / Foto e video

Il mio ultimo disco è collegato alla mia anima, è intimo. Spesso colleghiamo il rumore al bisogno di apparire, qui si tratta di apparire a te stesso, in maniera spirituale“. Queste le parole di Rosario Bonaccorso, rinomato musicista e compositore jazz imperiese, ospite, lo scorso lunedì, della rassegna “Un Libro Aperto – Storie, parole, pagine”, in via Antica dell’Ospizio, organizzata dall’Associazione Settecinque in collaborazione con il Comune e la Libreria Ragazzi di Imperia.

L’incontro, condotto dalla giornalista ed esperta musicale di jazz Lorenza Cattadori, ha visto l’esibizione di Bonacorso con i colleghi Roberto Taufic e Fausto Beccalossi, sulle note della nuova opera “Senza far rumore”.

Bonaccorso vanta una carriera di oltre quarant’anni in giro per l’Italia ed estero, suonando e collaborando con i più grandi nomi internazionali del panorama jazz e non solo, come Enrico Rava, Gino Paoli, Pat Metheny, Adrienne West, Fabrizio Bosso e Stefano Bollani, realizzando diversi dischi. Ogni anno dirige il PercFest, il Festival delle Percussioni, a Laigueglia, portando sul palco i maggiori musicisti contemporanei.

Quando è iniziato l’amore per il basso?

Ho iniziato a suonare il basso tardi, a 22 anni, un’età già avanzata per allora. Prima, però, avevo suonato il basso elettrico, suonando musica rock con gli amici. Da Imperia ho iniziato a spostarmi per l’Italia, frequentando Milano e Firenze nei primi anni. Mi spostavo in treno e poi con la mia macchina, diventando il pendolare del jazz. Nonostante tutto ho sempre amato questa città. Quando suonavo con Enrico Rava, lui mi chiamava “the Traveler,” perché tante volte suonavamo insieme, e ricordo che i miei colleghi, Bollani e Rava, andavano a dormire in hotel mentre io prendevo la macchina e tornavo a casa. Ho un legame speciale con questa città; non mi sono mai trasferito in una grande città. Ora vivo in Austria, in un piccolo paese, ho questo amore per i posti tranquilli”.

La sua carriera ha toccato moltissimi luoghi in tutto il mondo e ha collaborato con artisti di fama internazionale, qual è un ricordo che porta nel cuore?

“A parte i grande amici italiani, che se chiudo gli occhi li sento subito nel cuore, tra gli americani, il mio idolo è sempre stato Elvin Jones. Ho scritto anche un brano dedicato a lui quando è nata mia figlia intitolato ‘Song for Flavia’. Ho avuto la fortuna di suonare e registrare con lui nel 2000, quando avevo 40 anni. In quell’occasione, ho capito quanto l’umiltà e la grandezza dell’uomo nel musicista siano vicine. Suonare con lui è stato come se ci conoscessimo da sempre, una persona magica, e il ricordo di quel momento mi commuove ancora oggi. Quando abbiamo suonato insieme, lui mi ha chiesto come doveva suonare il brano. La bellezza di questi grandi artisti, come lui, Pat Metheny, e Clark Terry, è che per loro è importante comunicare, non l’ego. Devi comunicare con il musicista per tirare fuori il meglio di lui. Questa è un’arte che ho imparato e che spero di usare ancora per molti anni. Dopo aver suonato insieme ci siamo abbracciati.

Se chiudo gli occhi, mi vengono in mente molti altri momenti speciali, ed è difficile per me dirne uno solo. Ogni momento è meraviglioso, come stelle nel buio della notte, ognuna delle quali mi ricorda qualcosa. E allora dentro di me si accende una luce che va direttamente al cuore. Questo è il motivo per cui suono: per incontrare persone e dare il meglio di me stesso, perché in questo modo c’è comunicazione, si cresce e si impara sempre. E per me è importante continuare a imparare e crescere”.

Ora presenta la sua nuova opera, “Senza far rumore”, di cosa si tratta?

“È nata dopo il periodo del Covid, quando sono rientrato in studio. In questi anni ho avuto diversi progetti e uno in particolare era questo. La cosa importante di questo CD è che finalmente mi sono permesso di sedermi e scrivere testi. Io compongo in maniera molto naturale. Ho cercato di raccogliere le parole che mi uscivano dall’anima e di metterle insieme. I testi di sei canzoni sono miei e questo mi dà molta felicità. È una nuova storia che inizia, con canzoni dal clima molto intimo. Ho scelto collaboratori straordinari come Olivia Trummer, Fausto Beccalossi, Roberto Taufic, e Fulvio Sigurtà, attraverso i quali sono riuscito a concretizzare questo amore che riguarda la mia anima. Questo disco è collegato alla mia anima, è intimo. “Senza far rumore” è qualcosa di speciale, perché spesso colleghiamo il rumore al bisogno di apparire, ma qui si tratta di apparire con te stesso, in un discorso più spirituale. Questo mi permette di vivere, di avere un futuro, e soprattutto di conoscere me stesso”.

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