“Morgan ha fornito la propria versione dei fatti esprimendosi in senso di critica “artistico musicale“. In questa frase si condensano le motivazioni che nel luglio scorso hanno portato all’assoluzione perché “il fatto non costituisce reato“ Marco Castoldi in arte Morgan, portato sul banco degli imputati in Tribunale a Imperia, con l’accusa di diffamazione, da Cristian Bugatti, in arte Bugo.
Per la giudice Marta Maria Bossi Morgan si è espresso “in senso di critica musicale, avendo la competenza per farlo”
La denuncia era scaturita, a seguito della lite, divenuta storica, durante la quarta serata del Festival di Sanremo 2020, fra Morgan e Bugo. Proseguita poi a distanza, in occasione di diverse trasmissioni televisive e interviste. Fra gli epiteti contestati da Bugo a Morgan, “figlio di p…, massacratore e stupratore della canzone, mentecatto”.
Per la giudice monocratica Marta Maria Bossi, “Morgan ha fornito la propria versione dei fatti esprimendosi in senso di critica “artistico musicale” avendo la competenza ed esperienza per farlo in veste di cantautore, musicista, scrittore, esperto nella materia, uomo di spettacolo e soprattutto diretto interessato. E’ vero che, tra i vocaboli incriminati, taluni possono risultare aspri e al limite della continenza, ma si tratta talvolta di iperbole, di figure retoriche, che alla luce del contesto attuale e dialettico in cui si collocano, paiono pertinenti, non offensive in modo gratuito e comunque proporzionate ai fatti narranti”.
Come si legge nelle motivazioni della sentenza, “è configurabile la scriminante dell’esercizio del diritto di critica. Le espressioni usate dal Castoldi – correttamente contestualizzate -devono ritenersi strettamente funzionali alla finalità da questi conseguita, cioè di disapprovazione della condotta dal professionista Cristian Bugatti, con riguardo alla brutta esecuzione del brano di Endrigo“.
La storica lite sul palco del Festival di Sanremo, nel corso della serata dedicata alle Cover era sorta infatti perché Morgan aveva accusato Bugo di aver modificato e rovinato l’interpretazione concordata in precedenza.