“Mai più un’estate come questa”. Serpeggia un sentimento di desolazione tra moltissimi abitanti di Borgo Parasio che durante i mesi estivi appena trascorsi hanno documentato instancabilmente svariate situazioni di degrado per via dell’abbandono incontrollato di rifiuti attorno ai cassonetti, ai cestini e persino sul marciapiede.
Si tratta di immagini che, purtroppo, non sono nuove agli imperiesi e nemmeno all’amministrazione, ma che continuano a sollevare preoccupazioni inerenti la gestione dei rifiuti e stanno iniziando anche a destare una certa dose di allarmismo per quanto riguarda l’impatto ambientale di questa situazione.
Rifiuti abbandonati in città? Non si tratta solo di degrado urbano
Le foto raccolte dagli abitanti del Parasio non hanno bisogno di molte parole: sacchi di plastica accatastati accanto ai bidoni, rifiuti lasciati a terra, cestini stracolmi. Le stesse immagini che Imperiapost ha già raccontato. Ci sono casi in cui i contenitori della raccolta differenziata non vengono svuotati regolarmente e la spazzatura viene riversata sul marciapiede. Oppure ricordiamo la situazione definita come “fuori controllo” in via Silorata con la presenza costante di ratti attirati dai cumuli di immondizia. Anche in altre zone, come via Mazzini, la scena si era ripetuta, con sacchetti lasciati fuori dai contenitori, facilmente aperti da gabbiani e altri animali.
Il vicesindaco Fossati più volte aveva richiamato cittadini, turisti e commercianti all’ordine, esortandoli a utilizzare correttamente le isole ecologiche automatizzate (ISECO) e a segnalare eventuali malfunzionamenti, piuttosto che abbandonare i rifiuti in strada. Tuttavia, l’appello, in alcuni casi, sembra essere caduto nel vuoto.
Ma l’abbandono di rifiuti in strada e il mancato ritiro degli stessi non è solo una brutta cartolina che regaliamo a turisti e a noi stessi. Si tratta infatti di una questione anche di igiene pubblica e di rispetto dell’ambiente.
La pericolosa seconda vita dei rifiuti abbandonati in strada
È un circolo vizioso: la sporcizia attira topi, cinghiali o gabbiani, che più volte abbiamo visto tutti squarciare i sacchetti dell’immondizia incustoditi sparpagliando ancora di più i rifiuti. Questo comportamento nasce da un ecosistema squilibrato, perché l’eccessiva presenza di rifiuti così facilmente accessibili incoraggia alcuni animali a non cercare più cibo nelle loro aree naturali, preferendo i rifiuti.
Ma non solo. Quella plastica, quei rifiuti, quell’immondizia abbandonata… vi siete mai chiesti che fine fa?
Un sacchetto trasportato dal vento può arrivare nei torrenti, nel mare, nelle aree verdi contribuendo all’inquinamento ed impiegando anni e anni per decomporsi. Così come i mozziconi di sigarette, tappi, bottiglie… E mentre si attende invano la decomposizione questi rifiuti molti di essi diventano trappole mortali per gli animali o spesso cibo tossico per tantissime specie animali. L’esempio classico? Le microplastiche che si trovano nel mare entrano nella catena alimentare degli animali marini e, infine, anche sulla nostra tavola.
In altri casi gli animali ingeriscono dei rifiuti non organici che possono comportare la comparsa di malattie, oltre che ostruzioni respiratorie, intestinali e, ovviamente la morte. E questo, sia chiaro, non succede solo a topi, gabbiani o cinghiali che possono, soggettivamente, sembrarci più o meno simpatici. Ne sono vittime anche tartarughe marine, passerotti, conigli, ricci, volpi…che attratti dall’odore del cibo abbandonato si spostano dalle loro aree di alimentazione e vita e arrivano in città creando un’interazione forzata tra uomo e animale che può diventare molto pericolosa per entrambe le parti.
Questo abbandono di rifiuti, è evidente, ha delle conseguenze devastanti sul decoro urbano e sull’ecosistema locale. Forse ciò che occorre, oltre agli interventi amministrativi e tecnici, è anche un pizzico di cambiamento culturale in cui la tutela dell’ambiente, il rispetto del decoro urbano e della fauna non siano un qualcosa da relegare solo ai giovani attivisti, ma ad ogni cittadino.
A cura di Selena Marvaldi