8 Ottobre 2024 16:05

Cerca
Close this search box.

8 Ottobre 2024 16:05

L’imperiese Christian Lavernier ai Fori Imperiali con “Wolf”. Musica, arte e intelligenza artificiale in uno spettacolo sorprendente

Il nome Christian Lavernier è caro al pubblico imperiese così come a quello internazionale. Artista poliedrico, chitarrista e compositore classe 1979 è ormai noto a tutti per le sue abilità musicali e, ora, anche con la soñada a 11 corde. Proprio con questo incredibile strumento che coniuga la tradizione e la visione innovativa della liuteria, si è cimentato in uno spettacolo incredibile ai Fori Imperiali, Mercato di Traiano a Roma: “Wolf 1069”.

Christian Lavernier racconta “Wolf”: “Esploriamo e spingiamo i confini della percezione musicale in modo nuovo”

Christian Lavernier insieme a Jacopo Baboni Schilingi hanno dato vita a “Wolf 1069” dopo due anni di intenso lavoro. Si tratta di un progetto veramente unico ed innovativo che unisce musica, tecnologia, innovazione e persino intelligenza artificiale offrendo al pubblico non una semplice serata di musica, ma un’esperienza sonora e visiva senza precedenti. 

Io e Jacopo abbiamo scritto insieme la parte musicale – spiega Christian Lavernier – Creando una sinergia profonda tra la soñada e il software interattivo ideato da Schilingi. Si tratta di un programma in grado di captare i suoni emessi dal mio strumento in tempo reale, rielaborandoli e manipolandoli poi attraverso i gesti manuali di Schilingi. Il risultato è una fusione continua di suoni, dove i movimenti diventano parte integrante della musica, creando una performance fluida e dinamica”. 

Uno spettacolo che è come un viaggio che porta ad esplorare l’ignoto. Wolf infatti si promette di esplorare territori musicali inediti. “Del resto il sottotitolo dello spettacolo recita: Dove la relatività potrebbe non funzionare” – dichiara Lavernier – Esploriamo e spingiamo i confini della percezione musicale in modo nuovo. Ci sono delle tecniche e delle strumentazioni create ad hoc per questo spettacolo amplificando così l’impatto dell’opera”. E il finale, quando Lavernier e Schilingi suonano insieme, è un momento stupefacendo in cui i loro suoni si fondono al punto tale che il pubblico non riesce più a distinguere chi sta realmente producendo quella melodia. Questa fusione tra uomo e tecnologia, tra gesto umano e software, crea un effetto di totale immersione, in cui l’identità dei suoni si dissolve e resta la meraviglia e il piacere.

A cura di Selena Marvaldi

Condividi questo articolo: