“Il brutto episodio dell’espulsione del consigliere Ivan Bracco durante la seduta dell’ultimo consiglio comunale con l’intervento fisico degli agenti della polizia municipale, è stata la punta dell’iceberg di un ancora più grave problema di rispetto delle regole della democrazia da parte del sindaco, della sua maggioranza e del presidente del consiglio comunale – Queste le parole di Lucio Sardi, consigliere del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, intervenuto con una lunga nota stampa in merito alla vicenda dell’ultimo Consiglio Comunale di Imperia.
Nel dettaglio, durante la discussione sull’obbligo di giacca e Cravatta in consiglio, è nata una bagarre tra il Presidente del Consiglio, Simone Vassallo e il consigliere del Pd, Ivan Bracco.
Imperia: bagarre in consiglio, le riflessioni del consigliere Lucio Sardi
Dall’inizio della legislatura siamo additati dal sindaco e dalla sua maggioranza come antidemocratici solo perché abbiamo osato sollevare nel luogo deputato a verificarlo, ovvero un Tribunale dello Stato, la condizione di incompatibilità tra la carica di sindaco e di commissario dell’Ato idrico che Scajola ricopre. Invece che difendersi nel merito nelle sedi deputate e attendere l’esito di un giudizio su una questione evidentemente non così infondata, visto che il sindaco è dovuto ricorrere in cassazione contro la sentenza di appello che lui aveva annunciato come una vittoria, nel classico stile della destra italiana Scajola e i suoi pretoriani in consiglio la utilizzano per additarci di essere “eversivi” o antidemocratici solo per aver osato chiedere un giudizio a un Tribunale.
Altra ragione di “scandalo” lamentata dal sindaco e dalla maggioranza è l’eccessiva attività di richiesta di acquisizione di documenti agli uffici (di cui il sindaco e i suoi consiglieri si sono premurati di “conteggiare” le pagine e il numero delle richieste) o l’uso, ritenuto fastidioso, delle segnalazioni sui problemi presenti in città, portate in consiglio con le “question time”. Si tratta di attività tipiche e normali e di un diritto garantito dalla legge alle opposizioni (che l’amministrazione spesso ha cercato di limitare usando i lunghi termini regolamentari per il rilascio dei documenti) e che segnalano, semmai, la nostra attenzione ai problemi della città e la volontà di approfondire le questioni di cui si discute in consiglio.
Ulteriore motivo di “denuncia” da parte del sindaco è poi stato l’eccessivo utilizzo, a suo dire, del diritto di intervenire in consiglio da parte dell’opposizione. Nel penultimo consiglio, per giustificare l’uscita dall’aula sua e della maggioranza al fine di far mancare il numero legale e impedire la discussione sul tema del trasporto locale, Scajola si è lamentato col sottoscritto perché ho “osato” intervenire su tutti i punti in discussione occupando troppo del suo prezioso tempo.
Ricordo a Scajola che i tempi e la possibilità di intervenire in consiglio sono previsti dal regolamento e per il sottoscritto, in quanto consigliere di un gruppo consiliare piccolo, particolarmente ridotti e che l’unico a cui è consentito di intervenire in ogni occasione e senza limiti di tempo è proprio il sindaco, possibilità di cui spesso lui usufruisce e abusa.
La lista delle lamentele di Scajola e dei suoi sostenitori comprende anche lo stile degli interventi dell’opposizione ritenuta offensiva o basata su attacchi personali, forse perché si ostina a sollevare ed evidenziare problemi, rovinando così l’auto celebrazione dei risultati raggiunti che la maggioranza mette in scena in ogni consiglio.
Peccato che gli attacchi personali e gli insulti e l’uso di termini volgari siano invece il metodo che in ogni consiglio utilizzano il sindaco e la sua maggioranza. Basta rivedere i filmati o i resoconti del dibattito consiliare, per ritrovare il sindaco che dà dell’ignorante a un consigliere, interrompe gli interventi di quelli di opposizione attaccandoli, oppure i consiglieri di maggioranza fare attacchi personali agli esponenti dell’opposizione.
In questo quadro già degradato, “brilla” per incapacità e parzialità il presidente del consiglio comunale Vassallo, evidentemente succube del sindaco che regolarmente lo “stimola” ad agire durante i consigli. Vassallo, salvo rarissimi casi, ha l’abitudine di richiamare al rispetto delle regole solo i consiglieri di opposizione (come ha fatto con la Bozzano e con Bracco nell’ultimo consiglio o con me e Lauretti in passato), tollera ogni attacco personale a quelli della maggioranza (“sublime” l’episodio in cui Volpe che mi dà del “falso” e “comunista”) e regolarmente, a differenza di quanto ha pubblicamente dichiarato commentando l’espulsione di Bracco, nega il diritto di replica per chi subisce certi attacchi.
In questo quadro complesso, a fronte della nostra determinazione a portare in consiglio la discussione e le nostre proposte sul trasporto pubblico locale, Scajola e la sua maggioranza hanno definitivamente perso la misura e hanno tolto ogni dubbio su quale sia il loro “modello” del confronto democratico in consiglio.
Lo si è visto in occasione della dichiarazione di Scajola per far mancare il numero legale dello scorso consiglio – durante la presentazione della mozione sul trasporto locale – in cui ha lamentato il troppo spazio preso dal sottoscritto nel dibattito, evidentemente perché lui ce ne vorrebbe consentire meno.
Lo si è visto ancor più nell’ultimo consiglio comunale con la pratica “autogol” con cui la maggioranza ha voluto inserire, nel regolamento del consiglio, il tipo di abbigliamento obbligatorio dei consiglieri. Una iniziativa per dimostrare che la maggioranza può imporre cosa si può fare o meno in consiglio comunale e che è apparsa a tutti insensata e ridicola di fronte ai veri problemi dei cittadini di cui i consiglieri devono invece occuparsi, magari rimboccandosi le maniche e non vestendosi da damerini.
L’episodio dell’allontanamento con l’intervento della forza pubblica del consigliere Bracco è quindi stato l’ultimo atto (a cui immaginiamo ne seguiranno altri per ridurre o limitare gli strumenti democratici previsti dai regolamenti) di una strategia messa in atto per tentare di intimidire o limitare l’azione consiliare delle minoranze.
Un autentico atto di prepotenza che ha ancora dimostrato l’incapacità del presidente Vassallo di essere garante dell’intero consiglio, quando, dopo aver immotivatamente interrotto un consigliere, di fronte a una sua legittima protesta, ha forzato le procedure regolamentari sui richiami ai consiglieri e ne ha ordinato l’allontanamento con la forza pubblica, battendo ogni record mondiale delle olimpiadi dei presidenti inadeguati.
Una precisazione va fatta sulla decisione del sottoscritto e degli altri consiglieri di opposizione di non uscire dall’aula in segno di protesta e solidarietà con Bracco e sulla apparente nostra “freddezza”, come interpretata da qualcuno vedendo il filmato dell’espulsione.
In primo luogo posso dire di aver provato un forte disagio nel vedere l’intervento degli agenti della polizia municipale per allontanare un consigliere, ma ho frenato ogni istinto a frappormi per protestare confidando nell’esperienza e controllo che un appartenente alle forze dell’ordine come Bracco sapeva garantire in un contesto così sgradevole.
Abbiamo quindi tenuto i nervi saldi e un atteggiamento composto non certo per distanza dalla giusta protesta di Ivan Bracco per l’interruzione subita, ma per dare maggiore risalto all’assurda espulsione con la forza pubblica di un consigliere (un cartellino nero visto il motivo e modo in cui è stato comminato) colpevole solo di voler esprimere una motivata critica su una pratica.
Uscendo dall’aula non avremmo poi potuto intervenire e contestare, come abbiamo fatto, la conduzione del consiglio da parte del presidente Vassallo che interviene per richiamare a “rispettare” l’argomento della discussione solo i consiglieri di opposizione (in passato l’ha fatto con me Bracco e Lauretti e ieri con Daniela Bozzano) e con la sua parzialità genera scontri come quello con Bracco o nello scorso consiglio con Zarbano.
Abbiamo quindi deciso di non uscire dall’aula consiliare che diversamente sarebbe rimasta campo libero per la maggioranza, scelta che anche Bracco ha condiviso, tanto che dopo è rientrato in consiglio per presentare la mozione sulle persone scomparse.
L’intervento del sindaco dopo l’espulsione di Bracco ha purtroppo confermato la sua insofferenza e mancanza di rispetto verso il dibattito consiliare.
Scajola ha infatti denigrato, definendolo una perdita di tempo per gli uffici e l’amministrazione, il lavoro di segnalazione di problematiche, di richiesta di informazioni o di risposte formali tramite le question-time e le istanze a risposta scritta dei consiglieri di opposizione, come se non fossero degne di considerazione anche se denunciano problemi reali spesso segnalati dai cittadini.
Ha ribadito che intende nuovamente ricorrere alla indecorosa strategia del far mancare il numero legale quando riterrà, come un ducetto del nuovo millennio, che l’opposizione abbia esagerato a chiedere argomenti di discussione, ovvero, come ha già affermato in un precedente consiglio comunale prima di lasciare la seduta, quando si sarà “rotto le palle” di stare in consiglio (affermazione “istituzionale” ovviamente esternata indossando la giacca per rispettare il decoro dovuto in consiglio).
Se il sindaco e la maggioranza pensano, minacciando la tecnica di far mancare il numero legale, intervenendo sui regolamenti o usando l’espulsione facile, di condizionare la nostra opposizione, si sbagliano di grosso.
Noi continueremo a portare in consiglio le questioni che interessano la vita degli imperiesi come abbiamo fatto con la mozione sul trasporto pubblico locale o in passato sulle bollette dell’acqua.
Se la maggioranza, dopo l’assurda discussione sull’obbligo della giacca in consiglio, proverà a portare altre modifiche al regolamento per cercare di limitare la nostra azione dovrà assumersi anche questa responsabilità davanti ai cittadini.
Per parte nostra, che consideriamo il dibattito e la discussione sui temi un cardine della democrazia, porteremo nuovamente in consiglio la modifica del regolamento dei referendum comunali che la maggioranza ha poche settimane fa impedito di approvare per non consentire che si tenga quello promosso da un comitato di cittadini sul tema dei parcheggi a pagamento.
Perché il rispetto dei principi democratici il sindaco Scajola e la sua maggioranza devono dimostrarlo anche nei confronti dei cittadini di Imperia che non si sentono sudditi e vogliono esercitare i loro diritti.