Si riapre, seppure in maniera indiretta, il caso della morte del 33enne Emanuel Scalabrin nel dicembre 2020 nella caserma dei Carabinieri di Albenga. Oggi, 25 ottobre 2024, si è tenuta la prima udienza del processo a carico di Paolo Pelusi, arrestato insieme a Scalabrin, e oggi accusato di calunnia.
Caso Scalabrin, ecco cosa era successo nel 2020 e come era finito il processo
Il caso risale al 2020 quando Pelusi, arrestato insieme a Scalabrin durante un’operazione antidroga, aveva affermato di aver sentito il 33enne urlare per chiedere aiuto durante la loro detenzione proprio nella caserma di Albenga. Accuse avvenute però circa 15 giorni dopo la morte dell’uomo e nel carcere di Imperia dove era detenuto all’epoca. Scrupolose verifiche e un’attenta autopsia sul corpo di Scalabrin hanno escluso segni di violenza, attribuendo la causa della morte a un infarto, probabilmente aggravato dall’uso di sostanze.
In seguito alle sue affermazioni, terminato il processo, 11 Carabinieri hanno quindi deciso di querelare Pelusi per calunnia.
Processo Pelusi: prima udienza per l’accusa di calunnia sui maltrattamenti a Scalabrin
Oggi, nel corso della prima udienza, sono stati sentiti sia i medici che avevano visitato Scalabrin, sia i Carabinieri querelanti e l’ex comandante della compagnia dell’epoca, Sergio Pizziconi.
Durante l’udienza, le parti offese hanno ricostruito i fatti di quella notte, sottolineando l’assenza di maltrattamenti nei confronti di Scalabrin. Con questa prima seduta, il processo è entrato nel vivo, e il giudice Marta Bossi esaminerà le prove e le testimonianze per stabilire se le accuse di calunnia contro Pelusi siano fondate.
A cura di Selena Marvaldi