Si parla di un triangolo amoroso nell’udienza odierna, 29 ottobre, del processo sul cosidetto “cold case svedese” che vede sul banco degli imputati il 73enne Salvatore Aldobrandi, accusato di omicidio per la morte della 21enne Sargonia Dankha, scomparsa il 13 novembre 1995 a Linköping, città della Svezia a 200 chilometri a sud di Stoccolma. Questa mattina, a testimoniare è infatti arrivata l’ex amante di Aldobrandi, Malin H.
Le denunce di Sargonia ammesse solo come fatto storico
Proseguono serrate le udienze del processo Aldobrandi e, prima ancora di iniziare a sentire i testimoni, l’avvocato di parte civile Francesco Rubino, ha avanzato una richiesta di rinvio al fine di aspettare la ricezione di un compendio probatorio completo, comprensivo in questo caso delle tre denunce effettuate proprio da Sargonia ai danni di Aldobrandi, ma la Corte ha deciso di ammettere le denunce esclusivamente come fatto storico.
L’ex amante di Aldobrandi: “Mi ha morso, ma è stata l’unica episodio di violenza che ricordo”
Il focus quindi si è spostato subito sull’interrogatorio di Malin H., ex amante dell’imputato, Salvatore Aldobrandi. Le sue parole hanno portato alla luce dettagli inediti sulla complessa e ambigua relazione che intercorreva in quello che oggi si è compreso essere stato, almeno in parte, un triangolo amoroso.
La donna infatti ha raccontato di essere stata legata ad Aldobrandi tra il 1994 e il 1995. La loro relazione, all’inizio intensa, si era ridotta a una semplice amicizia negli ultimi mesi prima della scomparsa di Sargonia anche perché la Helgesson ha spiegato di aver notato come l’uomo sembrasse particolarmente legato a Sargonia, tanto da definirla “la preferita” per il suo carattere forte e sensuale, in contrasto con la testimone, ritenuta “troppo debole”.
“Sapevo che Salvatore vedeva altre donne – dichiara Malin – Una era Sargonia. Non l’ho mai conosciuta veramente, ma ci siamo viste. Li ho incontrati una volta per le scale di casa di lui, nell’estate del 1994, era l’inizio della nostra relazione” sessuale“.
Sul carattere di Aldobrandi la teste dichiara: “Era una persona tranquilla, seria e non troppo allegra, riservato“. Tuttavia, come fa notare il Pubblico Ministero, nel verbale del 2001 la donna aggiunse che Aldobrandi aveva una sorta di doppia personalità: un secondo cordiale, premuroso e l’attimo dopo cambiava umore diventando scontroso, irascibile e odioso e voleva essere lasciato in pace.
La testimone ha ricordato inoltre che Aldobrandi si è mostrato aggressivo con lei solo una volta, confermando un episodio in cui lui le morse il seno, comportamento che la spinse ad allontanarsi da lui.
“Ero con lui quando è arrivata la Polizia”. Il racconto del fermo di Aldobrandi e la sparizione del tappeto e del coltello
Nonostante lo stop di circa un mese, alla fine la testimone e Aldobrandi si rivedono il 19 novembre del 1995, esattamente il giorno prima dell’irruzione della polizia locale in casa dell’uomo per un fermo inerente proprio alla scomparsa di Sargonia.
In quell’occasione la testimone racconta di aver notato l’assenza di un coltello piuttosto appariscente e di un tappeto, elemento già comparso nelle dichiarazioni di altri testimoni che avevano supposto fosse stato usato per nascondere il corpo di Sargonia. “C’era un tappeto sotto il tavolo nel soggiorno a casa di Salvatore – spiega la testimone – Poi lo ha cambiato e ha preso un tappeto cinese nuovo. Prima che sparisse Sargonia c’era un tappeto arrotolato vicino alla parete, ma poi è scomparso. Il 19 novembre non c’era più“. Ma non solo, la testimone ricorda anche che sulla mano di Aldobrandi c’erano dei segni riconducibili proprio ad un morso.
Il processo proseguirà quindi nelle prossime settimane anche se pare che i testimoni chiave, a oggi, siano stati sentiti tutti e si possa precedere quindi con le perizie e le testimonianze più tecniche.