27 Dicembre 2024 11:02

27 Dicembre 2024 11:02

Imperia: acqua, aumenti tariffari e ricavi dei gestori. Interviene il CimAP: “Provvedimento penalizzante della gestione commissariale dell’ATO idrico”

“Le tariffe di Rivieracqua spa aumenteranno del 40% nei prossimi 4 anni. Lo ha stabilito un decreto del commissario ad acta Scajola spuntato fuori dal nulla e datato luglio 2024, proprio durante la vicenda delle bollette pazze”. Interviene così, in una nota, il CimAP – Coordinamento imperiese Acqua Pubblica, in merito agli aumenti tariffari. “Mentre la questione dei ricorsi è ancora tutt’altro che definita scopriamo, nel generale disinteresse, un nuovo provvedimento penalizzante della gestione commissariale dell’ATO idrico imperiese”.

CimAP: “Non si tiene conto delle conseguenze che ricadranno sugli utenti”

“Nell’intento di favorire l’ingresso del privato nel servizio idrico si legge ancora una volta la sfrontatezza del commissario Scajola, in virtù di poteri straordinari che sottraggono trasparenza e democrazia. Si continua a non tenere conto delle conseguenze che ricadranno sugli utenti, incolpevoli dei disservizi e dell’inefficienza della gestione e sui lavoratori che vedono mortificate le proprie condizioni, laddove si prevede il taglio di 55 unità e si spendono milioni in consulenze esterne.

Intanto si accumulano gravi ritardi sul fronte delle perdite di rete, che nel sistema Roja ammontano al 70%, come un direttore tecnico di Rivieracqua spa si è lasciato scappare pubblicamente durante un convegno organizzato dall’associazione dei costruttori e dalla provincia di Imperia. Mentre si pianificano interventi sugli alvei ed opere di sbarramento, si compie sotto i nostri occhi un crimine ambientale inaccettabile!

A questo proposito, in attesa di sapere se l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) approverà la delibera, qualche considerazione si può già fare. Per esempio le cittadine e i cittadini vorrebbero conoscere:

  • quali costi di gestione vengano coperti dal nuovo piano tariffario
  • quali interventi siano stati fatti o si intendano fare per far fronte alla drammatica condizione in cui versano le reti e per attenuare l’impatto ambientale
  • quali criteri di equità siano stati adottati, rilevando nel nuovo piano tariffario un disallineamento tra gli indici di inflazione, costi della vita e la sostenibilità tariffaria prospettata.

Ovviamente si tratta di una tendenza che va oltre i confini della nostra provincia e interessa tutto il Paese. Ciò che viene perpetrato è il tradimento del referendum sull’acqua pubblica.

Facendo riferimento allo schema del ‘Metodo tariffario idrico 2020-2023’, approvato nel 2019 e predisposto da Arera, il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ha raccolto i Piani d’ambito pubblicati da 29 delle 259 gestioni esistenti a livello nazionale, confrontando e sommando le diverse componenti dei ‘costi’ (gli investimenti) e dei ‘ricavi’ (gli addebiti in tariffa) dei gestori in un arco temporale che va, all’incirca, dal 2020 al 2049. Dall’analisi emerge che, a fronte di 13,8 miliardi di euro di investimenti netti programmati, gli addebiti in tariffa riferiti unicamente agli investimenti sono risultati pari a 16 miliardi, dimostrando come i ricavi dei gestori siano ancora maggiori dei costi.

Dopo 13 anni, nonostante la vittoria schiacciante del ‘sì’ (95% anche nella nostra provincia), quello che si profila è un quadro fatto di ricorsi, decreti e aumenti tariffari. Con il risultato che il referendum è stato aggirato e la volontà popolare tradita. Per questo motivo, ora il Forum è intenzionato a rivolgersi direttamente alla Corte Europea dei Diritti Umani, poiché il “piano degli investimenti nazionali” sull’acqua e la struttura delle bollette pagate dai cittadini, evidenziano copiosi addebiti a carico della collettività ed enormi margini di guadagno a beneficio dei gestori. Dopo 13 anni, l’acqua non è ancora un bene comune!

Condividi questo articolo: