Il capogruppo di Imperia Bene Comune in consiglio comunale Gianfranco Grosso ha preso posizione in merito alle dichiarazioni rilasciate dal Sindaco di Imperia Carlo Capacci sul tema porto turistico, in particolare sul concordato della Porto di Imperia Spa, sulla concessione demaniale e sulla proroga dei lavori.
“La dichiarazione del Sindaco sui giornali di disponibilità e apertura alle minoranze sulle decisioni portuali sicuramente mi fa piacere e la interpreto come un gesto di serietà e di responsabilità amministrativa, ma ritengo di dover precisare ulteriormente il nodo focale della questione portata in Consiglio da Imperia Bene Comune, che ritengo non sia stata completamente compresa.
Secondo noi il problema del fallimento o meno della Società Porto di Imperia S.p.A. è successivo e conseguente rispetto al primo, vero problema della questione: la concessione demaniale.
Il fatto è che attualmente il TAR deve esprimersi sulla legittimità del provvedimento di diniego operato dall’Ing. Lunghi a fronte della richiesta di proroga della concessione demaniale presentata dalla Società portuale. Se il TAR dà ragione al Dirigente del Demanio del Comune la concessione è data per decaduta e la questione si risolve automaticamente, cioè la società fallisce inevitabilmente. Ma se il TAR dovesse dar ragione alla Società pronunciandosi sulla concedibilità della proroga, rimane un problema fondamentale e precisamente che posizione il Comune vuole assumere rispetto al suo potere di revoca della concessione demaniale alla Società per le gravissime inadempienze che questa ha commesso rispetto agli obblighi che aveva in concessione: non ha finito il porto in 5 anni, non ha realizzato 10 milioni di opere pubbliche per la città a scomputo degli oneri di urbanizzazione, ha commesso gravi abusi edilizi sul demanio, ha consentito di ipotecare alle banche il porto a favore di Caltagirone, in barba a qualsiasi interesse pubblico, non ha vigilato sui subappalti fittizi attuati da Caltagirone ad arte e in difformità a quanto previsto dalle norme.
Per noi, a prescindere da qualsiasi ragione di opportunità, sarebbe immorale che il Comune non richiedesse la revoca della concessione ad un soggetto che ha commesso così tanti abusi, così come farebbe certamente contro un qualsiasi altro cittadino. Il diritto non è interpretabile a seconda di chi ci si trova davanti e a seconda degli obiettivi che si vogliono raggiungere, le norme di legge devono essere applicate a tutti nello stesso modo , per non confermare un cattivo principio che in questo paese è diventato prassi e cioè che se si è forti, potenti e strutturati si può fare tutto quello che si vuole senza mai pagare per gli errori commessi.
Il potere di revoca è un atto che rimane in mano al Sindaco al di là della sentenza del TAR, anche dopo, e il Sindaco in consiglio comunale non mi ha risposto sul tema, non mi ha detto se intende usarlo o meno e questa non è per niente una questione minimale, anzi è questione pregiudiziale rispetto alle altre.
Noi crediamo che il porto si debba finire, ma non con l’attuale Società, perché soggetto di cui non ci si può più fidare, in quanto causa di tutti i mali oggi esistenti sul bacino portuale. Riteniamo che l’ipoteca sul demanio non sia legittima proprio perché sorta su un bene che per legge è inalienabile e imprescrittibile e che, nonostante le diverse interpretazioni in merito, valga la pena approfondire il punto in sede giudiziaria, non fermandosi alle valutazioni espresse da un solo giudice ma, come prevede l’ordinamento, contestare il fatto negli eventuali appelli disponibili.
Per questo motivo invitiamo il Sindaco a non accogliere l’accorato appello di Argirò a far slittare l’udienza davanti al TAR il prossimo 28 novembre perché questo si che sarebbe un gravissimo atto di irresponsabilità politico- amministrativa. Voglio credere che Capacci non cadrà in questo tranello, ma noi saremo vigili e attenti nel ruolo che ci compete.
Ribadiamo che un’Amministrazione pubblica deve perseguire sino all’ultimo l’interesse pubblico, deve sino all’ultimo far rispettare la legge, pretendere che il sistema giudiziario si esprima in tutti i suoi gradi di giudizio, sino a quando la sentenza non passi in giudicato, proprio per ricercare la verità assoluta e inconfutabile, che è l’unico vero ristoro per i cittadini onesti. Noi non accettiamo il motto ormai diventato di moda sulla vicenda portuale “ facciamolo in fretta”, ma quello che da sempre dovrebbe raffigurare l’impegno e la serietà di un soggetto pubblico: “ facciamolo bene”.
Gian Franco Grosso – Imperia bene comune