27 Dicembre 2024 22:21

27 Dicembre 2024 22:21

IMPERIA. CASO CARIGE, RANISE (FI): “POSSIBILE PERDITA D’INDIPENDENZA DELLA BANCA, SERVE UNA MOBILITAZIONE FATTIVA”

In breve: Il coordinatore comunale di FI a Imperia, Antonello Ranise, interviene con una riflessione sulla situazione di Banca Carige delineandone alcuni scenari possibili

Antonello Ranise

Il coordinatore comunale di FI a Imperia, Antonello Ranise, interviene con una riflessione sulla situazione di Banca Carige delineandone alcuni scenari possibili.

“Purtroppo diversi segnali fanno temere per una possibile perdita di indipendenza di Banca Carige – Cassa di Risparmio di Genova e Imperia: purtroppo non è allarmismo, ma una possibilità concreta. E’ bene che ciò si sappia ed è doveroso che le persone più responsabili si mobilitino, tempestivamente, perché a fronte di un pericolo di tale portata, è opportuno avere ben chiari i possibili scenari: in sostanza, o Carige resta indipendente, o è inevitabile che un soggetto esterno ne assuma il controllo. A questo punto diventa essenziale un autentico  progetto di sviluppo e non un semplice piano di integrazione o di fusione, come invece pare si voglia a Roma e si intenda consentire a Genova.

Il pericolo, nemmeno tanto remoto, è che Carige venga assorbita da un’altra banca italiana, fatto che provocherebbe, fra l’altro, la perdita del quartier generale a Genova, che attualmente occupa circa 1.500 dipendenti dedicati principalmente alle principali funzioni gestionali del Gruppo, oltre che di un indotto diretto che annualmente fattura alla Banca una sessantina di milioni e pure di investimenti per altre decine di milioni di euro all’anno in informatica e innovazione tecnologica. E’ probabile, inoltre, che il controllante italiano, ovviamente propenso a privilegiare e a favorire la propria sede centrale, per recuperare redditività ed efficienza tenderebbe a fare economie di scala, in pratica tagliando e ristrutturando l’attività di Carige, magari vendendone anche pezzi pregiati del patrimonio e del portafoglio. C’è persino il rischio che Carige possa perdere quel grande tesoro di opere d’arte, costruito nel tempo e di eccezionale valore economico, storico, culturale.

Al contrario, se Carige venisse acquisita da un soggetto straniero forte non ancora operante in Italia, la banca ligure diventerebbe la base nazionale di questo soggetto, che manterrebbe la direzione generale a Genova e mirerebbe a svilupparla il più possibile, anche nel proprio interesse, investendo sul suo patrimonio e sui suoi punti di forza, garanzia anche degli aspetti occupazionali. Il mio, beninteso, vuole prima di tutto essere motivo di riflessione e di confronto, con l’obiettivo di coinvolgere non solo gli addetti ai lavori, ma la pubblica opinione e in definitiva la politica, quella vera, a confrontarsi su un problema di citale importanza per il nostro territorio.

Che gli scenari siano quelli appena sintetizzati, in un caso o nell’altro, possono dimostrarlo concretamente anche esperienze reali quali quelle di Cariparma e Bnl nel bene, mentre in negativo quelle delle Casse di Risparmio di Torino, piuttosto che di Roma o Venezia,  del Banco di Chiavari o di San Giorgio. Le prime due, passate sotto il controllo rispettivamente del Crédit Agricole e di BNP Paribas, ne sono diventate le emanazioni italiane e con ruolo aggregante; le altre, acquisite da Unicredit piuttosto che da Intesa, dal Banco Popolare o da Ubi, sono praticamente scomparse.

Questa è in estrema sintesi la ragione del mio appello ad una mobilizzazione fattiva.  Appello che mi sento di rivolgere innanzitutto al vertice della Fondazione Carige, che ha ancora il 19% del capitale della Banca e, perciò, la possibilità di svolgere il ruolo di azionista di riferimento, assumendosene la responsabilità e gli oneri. Il destino della Cassa di Risparmio di Genova e Imperia dipende, oggi più che mai, da tali decisioni. La Fondazione non può essere remissiva né succube, ma proattiva. E i suoi Organi – Consiglio di Amministrazione e Consiglio di Indirizzo -, di cui ho recentemente sottolineato la centralità, abbiano comunque la consapevolezza che dalle loro azioni o eventuali inerzie e omissioni dipenderà il destino di Banca Carige e su questo in concreto saranno giudicati  dalla comunità ligure. Il futuro di Imperia, di Genova, e più in generale di tutta la Liguria saranno fortemente condizionati da tali scelte strategiche”.

 

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