Si è tenuto nel tardo pomeriggio di oggi, 27 novembre, nella Sala Consiliare del Comune di Diano Marina un’importante conferenza dedicata all sensibilizzazione e alla lotta contro la mafia. All’incontro era presente il Dott. Carlo Alberto Indellicati, Presidente della Sezione Penale del Tribunale di Imperia.
Intervenuti il sindaco Cristiano Za Garibaldi, il presidente della Commissione Antimafia del Comune, Francesco Parrella e Maura Orengo, referente di Libera. In sala anche tanti cittadini e ragazzi delle scuole del territorio.
Dopo i saluti del sindaco, hanno preso parola anche il Prefetto Valerio Massimo Romeo e il Procuratore Alberto Lari. Quest’ultimo ha snocciolato alcuni dettagli in merito al’Operazione Ares. Il Giudice per le indagini preliminari, lo ricordiamo, ha emesso 22 condanne in primo grado, per un totale di oltre 180 anni di carcere.
Spiega Carlo Alberto Indellicati ai microfoni del nostro giornale:”È un grande onore e piacere essere qui con i ragazzi. È molto importante un tema che deve toccare tutti. Indistintamente non c’è una mafia di ieri, una mafia di oggi, c’è una mafia che si sviluppa e pertanto è una cosa sempre attuale. Mi fa piacere essere qui e sono veramente contento.
La Commissione parlamentare antimafia l’ha riconosciuto anche nell’ultimo semestre del 2020 che addirittura sarebbe Imperia, sarebbe la sesta provincia della Calabria, qualcosa che è stato anche riconosciuto da pronuncia di divenute definitive, pertanto è così.
Certamente un dato importante è come i cittadini rispondono a questa presenza, perché tutto dipende dai cittadini.
Si può denunciare, si può riferire quello che si percepisce. La cosa che può far piacere all’Ndrangheta, comunque alle organizzazioni criminali, è il silenzio, la condiscendenza, il non riferire, il non dire, il voltarsi dall’altra parte. Questo è quello che fa arricchire la mafia, questo è quello che consente a qualsiasi territorio di subire questa presenza, questa forza di intimidazione che diventa silente, che diventa quasi invisibile, ma è molto visibile per chi subisce gli effetti di questa forza di intimidazione”.
Maria Rosaria Zarcone dell’Associazione Libera contro le mafie
Questo è un incontro organizzato da Libera con la commissione comunale antimafia di Diano Marina per dare alla cittadinanza una maggiore consapevolezza del fenomeno mafioso sul territorio, strumenti o conoscenze per capire meglio come si muove la mafia in questo territorio e la pericolosità che il fenomeno mafioso rappresenta.
Le recenti condanne in quest’ultimo processo su mafia e traffico di droga hanno dato un segnale della diffusione importante di questo fenomeno in questo territorio.
Diffusione che non è solo su Diano Marina ma è un po’ su tutta la provincia di Imperia e nel ponente Ligure, quindi sono temi sicuramente molto importanti e che meritano di essere affrontati e Il nostro impegno è anche nell’educazione alla legalità dei ragazzi, per cui abbiamo fatto degli incontri con due terze medie della scuola media di Diano Marina nei beni confiscati e oggi sappiamo che ci saranno altri ragazzi ad ascoltarci, ad ascoltare il magistrato, il dottor Indellicati e quindi siamo veramente contenti di questa opportunità di comunicazione e di informazione alla cittadinanza sulla mafia.
Cristiano Za Garibaldi
Questa conferenza è stata possibile organizzarla grazie appunto alla Commissione Antimafia del Comune di Diano Marina e all’Associazione Libera che è qui rappresentata dalla professoressa Orengo.
Con l’incontro di questa sera in pratica proseguiamo un percorso che la nostra amministrazione ha cominciato nel 2022 con una conferenza sulla globalizzazione legata alla mafia, la quale aveva partecipato anche con molta interesse e con molta partecipazione il Procuratore Lari, che poi lo abbiamo visto anche nel 2023 a commemorare attraverso uno spettacolo teatrale, a Villa Scarsella, che ricordava il quarantennale della morte di Rocco Chimnici, mancato anche lui tragicamente durante un attentato di Mafia.
Quindi oggi siamo qui a continuare questo percorso grazie appunto alla Commissione Antimafia, così come alcune settimane fa abbiamo portato molte scolaresche di Diana Marina a visitare i mobili confiscati alla mafia a Bordighera.
Tutti questi incontri, questi eventi proseguiranno e certamente saranno raccontati e descritti dal Presidente della Commissione di Mafia, qui presente il Dottor Parrella. Quindi io direi che oggi siamo qui appunto per partecipare a questa ennesima tappa che non dovrà mai finire, perché bisognerà sempre tenere alta l’attenzione su un tema tanto importante“.
Il Procuratore Alberto Lari snocciola alcuni dettagli dell’Operazione Ares
La sentenza, come dicono i giornali, ha comportato 180 anni di carcere complessivi riguardo agli imputati e quindi un dato è oggettivo, il Tribunale ha ritenuto che il fatto fosse molto grave, quindi è un primo dato sicuramente.
E poi riguardava un’associazione per delinquere nel campo della contestazione che non solo avrebbe trafficato droghe in quantità attivi anche di parecchi chili, anche quasi 15 chili al mese, e diffondendolo sul territorio, ma avendo più basi logistiche, perché poi avendo installato delle intercettazioni ambientali, si è riuscita a dimostrare che non c’era solo Diano Marino, ma c’erano anche Diano Castello a Taggia e a Diano Arentino. Quindi l’associazione aveva più zone dove aveva una certa diffusibilità.
È stato dimostrato, finora in primo grado, la disponibilità di armi, e quindi cocaina, armi. È stato dimostrato l’utilizzo di telefoni all’avanguardia, e cioè dei cosiddetti criptofonini, per impedire le intercettazioni. Sono stati accertati sempre, ovviamente non in via definitiva, i rapporti che noi diciamo con la casa madre, e quindi con persone della Calabria, Ndraghetisti o sicuramente molto vicini all’Ndragheta, in particolar moda di Gioia Tauro, è stato accettato questo per intercettazioni pronunciate dagli stessi imputati.
Ovviamente uno potrà sempre dire che stavano scherzando, però lo hanno detto gli imputati, di essere in relazione a conoscenza con famiglie di Ndragheta di grande spessore, che sono note a tutti, basta leggere i giornali, ad esempio di Alvaro, di Bellocco, cioè le famiglie di Ndragheta storiche.
E’ stato sempre accertato dagli ambientali che oltre che questi imputati avevano relazioni anche con persone di Gioia Tauro che sono legate all’Ndrangheta.
Ma nelle intercettazioni ci sono anche elementi oggettivi che dimostrano che erano riusciti a ottenere una piena totale omertà.
Che l’omertà era stato tenuto agendo con la violenza e soprattutto con la spedita semplicemente della propria etnia o appartenenza ad un’associazione criminosa. Di questo ci siamo battuti per anni nei processi perché ritenevamo che fosse così e infatti le sentenze e anche le ulteriori indagini non servono che io passo dalle vie di fatto.
Per lavorare bisogna ottenere la loro protezione. ci sono ambientali molto chiare sul punto, cioè a Diano Marina tu vuoi lavorare e devi chiedere la protezione da me, ovviamente qui ci allanciamo il discorso che ho sempre fatto io sulle denunce, mai una volta che ci sia una denuncia in questa provincia, io tutte le volte vi dico la fate una denuncia, abbiamo anche qui avuto casi di persone che per riuscire a lavorare dovevano chiedere la protezione degli imputati, ma mai nessuno, tutti hanno preferito soggiogarsi questa cosa e nessuno ha mai fatto denuncia.
Tant’è vero che ci sono, e finisco, parti e capitoli interi di questi atti che riguardano quello che è stato definito il metodo mafioso, perché l’associazione è stata poi finita l’indagine dalla distrittuale antimafia di Genova perché è stata contestata l’aggravante di aver agito con un metodo mafioso. Se io spaccio droga in questa zona, devo avere l’autorizzazione di queste persone, ma ragionevolmente queste persone non mi daranno l’autorizzazione, per cui subiranno delle violenze o delle intimidazioni perché in questa piazza ci lavoriamo solo noi.
Abbiamo situazioni in cui si è passati a delle vere e proprie minacce, al fatto che al massimo se proprio tu volevi lavorare, lavori con noi. Quindi o non lavori perché lavoriamo solo noi, o al limite lavori con noi, nel senso, per noi, fino al punto di arrivare ad una situazione nella quale vi è stato quello che era una specie praticamente quasi di sequestro di persona, nel senso che una persona che prima ci sono le situazioni anche in cui addirittura hanno ceduto la macchina, hanno ceduto la moto, cioè queste sono tanti tipi di violenza, chi aveva dei debiti è stata costretta a cedere macchina, moto.
Ad una persona poi è stata costretta ad inginocchiarsi ed è stato percosso inginocchiandosi in maniera di sottomissione, diciamo, concreta nei confronti di queste persone. E poi ad esempio in un altro episodio, mi chiudo, di un altro cliente che non si era comportato nei pagamenti come si doveva, che è stato minacciato dicendogli guarda che ti sparo nella bocca, anzi guarda che ti sparo nella bocca più volte urlando in maniera riferita. Tant’è vero che il giudice quando gli mette le ordinanze, le ordinanze si possono citare con le nuove leggi e dispone l’arresto prima del processo, dice che è stata acquisita la prova dell’utilizzazione da parte del gruppo di una modalità d’azione tipica delle associazioni mafiose.
Volevo semplicemente darvi questo spaccato e nel dirvi questo ringraziare anche le persone che sono presenti perché io oggi ci tenevo a esserci perché io comunque mi sento una parte di merito di questo risultato, me lo prendo perché l’indagine l’abbiamo iniziata noi, ma vi volevo dire che ci sono presenti anche le persone che hanno fatto questa indagine.
Che l’hanno fatta nel totale non primato, voi non saprete chi sono, ma ci sono, come sono presenti anche le persone che hanno fatto la svolta, come è presente il dottor Luppi che ha fatto la sentenza della svolta, quindi oggi è un incontro veramente partecipato non solo da parte della cittadinanza, ma anche da parte degli addetti ai lavori, cioè di coloro che veramente hanno speso anni del loro lavoro per arrivare a questo risultato. Quindi ci tenevo a dirvelo, grazie”.
A cura di Alessandro Moschi