Il consigliere comunale di Imperia, Lucio Sardi (Alleanza Verdi e Sinistra), interviene con una nota stampa per esprimere il suo punto di vista sull’andamento dell’ultimo Consiglio Comunale.
Sardi denuncia quello che definisce “un clima teso e conflittuale, caratterizzato da scelte discutibili e attacchi personali“.
Politica: Lucio Sardi interviene con una nota stampa sull’ultimo Consiglio Comunale
Il primo consiglio comunale sottoposto alle regole del “decoro” volute dalla maggioranza e dal sindaco Scajola ha fatto emergere la stoffa dei protagonisti del “parlamentino” cittadino.
Il consiglio è iniziato con la pezza peggio del buco delle giustificazioni addotte dal sindaco per non aver previsto il ricordo della figura di Fulvio Vassallo e risoltasi con una imbarazzata quanto improvvisata commemorazione da parte di Scajola. Sicuramente una figura così importante della storia democratica cittadina avrebbe meritato maggiore attenzione e rispetto.
Altro pessimo rammendo sono state le scuse del presidente Vassallo, fatte solo dopo una mia formale richiesta, per aver dato lettura, nel precedente consiglio, di una risposta del Prefetto a una richiesta del consigliere Zarbano. Una lettera indirizzata esclusivamente al consigliere Zarbano, peraltro assente a quella seduta di consiglio, a cui Vassallo ha pensato bene di aggiungere, in modo da farla apparire parte della comunicazione del Prefetto, una frase con un giudizio sprezzante sulla richiesta di Zarbano che era invece assente nella risposta. Perché invece che tirare la giacchetta al Prefetto per condannare le richieste delle opposizioni, Vassallo ha, in modo tanto goffo quanto grave, deciso di indossarne abusivamente i panni.
Prima ancora di iniziare la discussione sui punti all’ordine del giorno, i consiglieri di maggioranza La Monica e Volpe, forse preoccupati del cattivo avvio della seduta, hanno invece cercato di gettare la spugna e tentare di sottrarsi al confronto sui temi. Si sono infatti lamentati dell’eccessivo atteggiamento polemico e “ostruzionistico” delle minoranze che avrebbero fatto allungare i lavori e avrebbero dovuto, a loro dire, essere oggetto di non si sa bene che tipo di misure disciplinari da parte del presidente del consiglio nelle vesti evidentemente di censore.
Un inizio di seduta in cui la maggioranza e il sindaco hanno forse capito che i loro ultimi atti di forza per condizionare i lavori del consiglio, compreso quello sull’abbigliamento, più che dargli autorevolezza e consentirgli di andare sul velluto, li ha invece infeltriti rendendoli particolarmente nervosi e aggressivi.
Su ogni pratica discussa è quindi tornato in scena l’ormai logoro schema degli assessori e dei consiglieri di maggioranza che si stracciavano le vesti definendoci irrispettosi e strumentali per i rilievi o le critiche che abbiamo avanzato sulle pratiche, per poi lanciarsi in attacchi personali diretti contro chi delle opposizioni era intervenuto.
L’argomento su cui è apparso forse più evidente che sia il sindaco e quindi – per osmosi – la sua maggioranza, sono in affanno e stanno gestendo le questioni cittadine con “una scarpa e una ciabatta”, è stato l’emendamento che ho presentato sul piano delle alienazioni immobiliari. La reazione alla mia proposta, semplice e di buon senso, di non svendere tre immobili di pregio e utili a soddisfare esigenze del Comune, forse perché l’argomento immobiliare smuove nell’animo di Scajola episodi imbarazzanti, è stata oggettivamente sconclusionata.
Il sindaco ha infatti in qualche modo riconosciuto le ragioni portate nell’emendamento al piano delle alienazioni del Comune (in particolare sulla vendita della porzione dell’edificio del Cavour) ma alla prova dei fatti tutto è corrisposto al solito ottuso rifiuto a ogni proposta solo perché portata dalle opposizioni.
Per concludere al peggio la trama del consiglio comunale, la maggioranza e il sindaco hanno ancora una volta tentato di mettere la camicia di forza allo strumento del referendum cittadino con un blitz per cercare di impedire che possa tenersi quello presentato sui parcheggi, tentativo che abbiamo stoppato rimandando la pratica al prossimo consiglio.
Lo strappo finale però la maggioranza l’ha riservato agli studenti del liceo Vieusseux dell’indirizzo classico, che erano presenti nel pubblico per dare evidenza alla loro contrarietà allo spostamento delle loro classi nello stabile di piazza Ulisse Calvi e che era argomento della mozione presentata dalle opposizioni, ovviamente respinta dalla maggioranza.
Isolare dal resto del liceo gli studenti dell’indirizzo classico per l’idea nostalgica e anacronistica di riportare il liceo classico agli splendori del passato, rappresenta invece il modo per penalizzarlo perché non tiene conto del mutamento dell’organizzazione dei licei.
I ragazzi presenti in consiglio, che si sono dovuti pure sorbire dall’assessore Gandolfo un pistolotto melenso e anacronistico sull’orgoglio degli studenti del “classico”, hanno potuto toccare con mano la qualità e modernità della stoffa di un sindaco-presidente della provincia che, a dispetto delle ragioni espresse da dirigenti scolastici, insegnanti e studenti, li tratta come pezze da piedi per imporre la sua superata visione della scuola.
Breve nota a margine su una questione non riguardante il consiglio. La visita da parte di alcuni funzionari della Digos avvenuta in questi giorni nel liceo Vieusseux per presunti rischi di “presenze estremistiche” nella protesta che dovrebbe portare a una manifestazione studentesca, sono preoccupanti e segno di un clima di condizionamento del dissenso che certa politica alimenta.
In uno dei più insensati passaggi di un intervento, durante l’ultimo consiglio, da parte del capogruppo di maggioranza Landolfi, si è arrivati addirittura a dire che io sarei nostalgico dei tempi in cui tra l’altro c’erano le Brigate Rosse.
L’idea di criminalizzare il dissenso con assurdi accostamenti per alzare la tensione e le recenti regole introdotte nel decreto sicurezza del governo Meloni, sono lo specchio di come le destre intendano intimidire le legittime espressioni di protesta civile e democratica.
Le destre al governo del paese e della città vorrebbero una democrazia sempre più compressa, dove il potere è sempre più di pochi, ai quali si concedono invece mani libere come dimostrato anche con la recente abolizione del reato di abuso d’ufficio.
Confidiamo che la responsabilità e determinazione dimostrata dagli studenti imperiesi li motivi a rivendicare il proprio diritto ad esprimere critiche e dissenso e a manifestarlo, come garantisce la Costituzione.