26 Dicembre 2024 16:33

26 Dicembre 2024 16:33

IMPERIA. IL CONSIGLIERE CASANO E L’ESPERIENZA A MARE NOSTRUM IN SOCCORSO DEI PROFUGHI. “ABBIAMO INTERCETTATO UN BARCONE A 40 MIGLIA…”/L’INTERVISTA

In breve: Alessandro Casano, capogruppo in consiglio comunale a Imperia di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, ha preso parte nelle scorse settimane, nelle vesti di medico, all'operazione "Mare Nostrum", in soccorso ai profughi provenienti dalle coste africane

10743284_479255078880512_139826179_n

Alessandro Casano, capogruppo in consiglio comunale a Imperia di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, ha preso parte nelle scorse settimane, nelle vesti di medico, all’operazione “Mare Nostrum”, in soccorso ai profughi provenienti dalle coste africane, a bordo della corvetta “La Chimera”. Casano ha raccontato la sua esperienza a ImperiaPost. Una lunga intervista, a pochi giorni dalla decisione del Comune di Imperia, su richiesta della Prefettura, di allestire un centro di smistamento profughi a San Lazzaro.

DOTT. CASANO, CI RACCONTI LA SUA ESPERIENZA

Un’esperienza interessante che sarebbe raccomandabile per una larga porzione di maggioranza per capire quali sono i termini della questione dell’immigrazione. E’ una vicenda che io ho vissuto adesso nell’ambito di Mare Nostrum, ma non sono nuovo a operazioni del genere perché è da circa 10 anni che periodicamente prendo parte a operazioni del genere nel canale di Sicilia. Adesso parliamo di Mare Nostrum, ma sono almeno 10 anni che la Marina esegue un’operazione costante di pattugliamento nel canale di Sicilia per tenere sotto controllo i flussi migratori che sono presenti da molto tempo con periodi di alti e bassi. Nel 2005, per esempio, c’era stata un’altra ondata migratoria importante e io ero stato coinvolto anche in operazione in quel momento”.

Si tratta di un’esperienza molto forte, sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista umano, perché in ogni caso ci riporta a confrontarci con situazioni veramente di grande disagio, di salvaguardia e di tutela della vita in mare che è una cosa sempre molto complessa che va ben al di là di quello che ci si possa immaginare anche dal punto di vista operativo. Le operazioni di salvataggio in mare, soprattutto su unità così sovraffollate e estremamente precarie sotto il profilo della capacitò di navigare, sono molto complesse e vengono eseguite con un modo di operare protocollato e abbastanza preciso, e comunque sempre nell’incertezza di qualche imprevisto come le situazioni meteo. Spesso i barconi vengono intercettati nelle ore notturne, in condizioni meteo non favorevoli, quindi solo avvicinarsi a un barcone con 200-300 persone con una nave significa comprometterne la sicurezza. Per questo motivo queste operazioni vengono eseguite sempre con grande professionalità e dedizione da parte degli equipaggi delle nostre navi. L’ho sempre sperimentato in prima persona e ci tengo a precisarlo, perché si parla di tante cose, ma di chi è sul campo si parla un pò poco, anche se si tratta di persone che svolgono fino in fondo il loro dovere con grande sacrificio“.

SU QUALE NAVE ERA IMBARCATO?

Io sono stato imbarcato in questa missione su una corvetta, che sono le nostre unità minori per la difesa costiera. La nave si chiama “La Chimera”, di circa 87 metri di lunghezza, per una larghezza di 8 metri. Sono navi che ovviamente non sono nate per questo genere di operazioni, sono navi militari a tutti gli effetti, progettate negli anni 80 e costruite negli anni 90. Ottime navi, ma molto impiegate dalla nostra Marina e per questo alcune di queste cominciano a sentire il segno del tempo e dell’usura. L’operazione Mare Nostrum purtroppo ha messo a dura prova sia i nostri equipaggi che le nostre navi , proprio nel turn over che è molto serrato a causa dell’attività operativa, e questo si ripercuote non poco sulla capacità di manutenzione“.

DOVE OPERAVATE?

L’operazione Mare Nostrum prevede un dispositivo che è praticamente un corridoio di mare che ha dei limiti, il più settentrionale è a circa una sessantina di miglia da Lampedusa e il corridoio è profondo circa 40-50 metri. E’ chiaro quindi che ci si spinge molto a Sud, praticamente quasi nel Golfo della Sirte. Questo corridoio parte dalle coste della Tunisia e arriva alle acque del Peloponneso ed è lungo circa 580 miglia, diviso in cinque settori e ogni settore è assegnato al pattugliamento di una nave. Le navi impiegate in questa operazione, dunque, sono mediamente 4 o 5. Ci sono navi minori di pattugliamento vero e proprio, come “La Chimera”, dove sono stato io, e altri pattugliatori d’altura e poi ci sono delle navi cosiddette navi ‘Collectors’ che solitamente sono o Nave San Giusto o Nave San Giorgio che servono a trasferire i migranti recuperati su queste unità che sono più ospitali e consentono una più ampia capacità di accoglienza“.

QUANTI SOCCORSI AVETE OPERATO NEL SUO PERIODO DI PERMANENZA?

“Noi abbiamo avuto due contatti in otto giorni nel nostro settore. Siamo intervenuti su un contatto perchè poi un altro è stato recuperato da un’altra nave del nostro dispositivo. Era un barcone intercettato a circa 40 miglia dalla Libia con 207 migranti a bordo. I migranti generalmente, in questo momento, sono rappresentati in ampia parte da profughi siriani che scappano dalle zone di guerra e poi c’è una larga porzione di immigrati centro africani o somali“.

COM’È CAMBIATO IL FLUSSO MIGRATORIO IN QUESTI ANNI E QUALI SONO I DATI UFFICIALI? COME GIUDICA L’OPERAZIONE MARE NOSTRUM?

“Ci sono rapporti ufficiali usciti dall’agenzia Frontex e che coincidono con i dati forniti dalla Marina. In questo ultimo anno c’è stato un incremento del flusso di migranti attraverso il Mar Mediterraneo stimato in un aumento di circa 1 a 8, cioè aumentato di 8 volte. Nonostante il grande dispositivo messo in atto dall’Italia, purtroppo non si è osservata una riduzione del numero di morti per naufragio nelle acque che spesso sono acque a sud del Canale presidiato dalle nostre navi. Questo fa capire che il mercato di essere umani che c’è alla radice di questo fenomeno non è stato assolutamente penalizzato, ma anzi avvantaggiato, perché di fronte a un dispositivo di salvataggio e di salvaguardia della vita così capillare, gli scafisti sono riusciti a mettere sempre più migranti in mare e su natanti in condizioni sempre peggiori. Questo perché possono confidare sul fatto che già dopo una ventina di ore i migranti vengono soccorsi dalla nostra Marina. Quello che fa riflettere è che addirittura sembra che venga chiamato il 1530 dalle coste libiche dando già l’allerta dei barconi che o sono appena partiti o sono pronti a partire. Questo ci fa riflettere su come questa operazione che si prefiggeva di limitare i flussi, non ha registrato un successo. Un altro scopo di Mare Nostrum era di assicurare gli scafisti alla giustizia e ne sono stati consegnati alla nostra autorità giudiziaria circa 300, però risulta che poi le condanne effettive siano state veramente molto poche. Quello che è mancato a mio parere in questa operazione, è una parallela operazione di dissuasione sul suolo libico delle partenze nei confronti delle organizzazioni di trafficanti di essere umani. I dati dimostrano che con Mare Nostrum c’è stato un vantaggio per queste organizzazioni“.

https://www.youtube.com/watch?v=EKvzyjgP6L8

QUANDO LA NAVE DELLA MARINA INTERCETTA UN BARCONE QUALE PROTOCOLLO VIENE SEGUITO?

“Quando i barconi vengono intercettati, c’è un protocollo operativo che riguarda in senso lato l’accoglienza delle persone che vengano soccorse a bordo della nave. Nell’ambito di questo protocollo c’è il controllo sanitario che viene fatto dall’equipe sanitaria di bordo che generalmente è composta da un medico e da un infermiere, massimo due. A bordo i mezzi a disposizione sono estremamente limitati, soprattutto sulle unità minori come quella dove sono stato recentemente impegnato. La prima grossa discriminante, dunque, è capire se ci sono tra le persone che ci sono a bordo soggetti che necessitano di un immediato trattamento sanitario, quindi parliamo di persone ferite, in stato di perdere coscienza. Insomma, cose che possono a volte anche determinare o richiedere il trasferimento di questi malati su altre navi attraverso elicotteri o altri mezzi. Questa è la prima discriminante, escludere fenomeni patologici di grande rilievo. Successivamente si fa uno screening sulla base dell’evidenza clinica, di un esame obiettivo generale, molto difficile, perché comunque si agisce spesso in condizioni di oscurità o di condizioni meteo non favorevoli, si opera tutto all’esterno della nave perché le persone che vengono recuperate non sono comunque in alcun modo certificabili dal punto di vista infettivo. Non è possibile, proprio per salvaguardare l’integrità sanitaria della nave accoglierli all’interno delle strutture della nave stessa, quindi le visite vengono effettuate sui ponti scoperti, i pazienti vengono visitati compatibilmente con la situazione, nella maniera più approfondita possibile, però è ovviamente un primo esame che poi va ripetuto nel tempo a secondo anche di quanto gli ospiti vengono mantenuti a bordo. C’è anche un criterio di evolutività da prendere in considerazione negli esami dei pazienti”.

DOPO IL CONTROLLO MEDICO COSA SUCCEDE?

“Sulla base della visita che viene fatta a bordo a ciascuno di questi migranti, il medico di bordo quando poi i migranti vengono portati a terra stila un rapporto sanitario sullo stato di salute delle persone soccorse e segnala i casi che vengono ritenuti meritevoli di un’attenzione successiva nei centri di accoglienza a terra. Io su 207 persone ho segnalato una decina di casi che mi sembravano meritevoli di ulteriori accertamenti, soprattutto sotto il profilo respiratorio. Malattie infettive legate all’apparato respiratorio. Poi ci sono sempre persone ferite, che hanno riportato qualche incidente nel corso del viaggio che hanno affrontato, persone che hanno già delle loro malattie e le fanno presenti quando salgono a bordo. Queste persone, a seconda della gravità o dell’evoluzione vengono poi segnalate e chi le valuta per la seconda volta a terra decide che tipo di assistenza sanitaria fornirgli. Comunque la valutazione clinica fatta a bordo delle navi è per necessità assolutamente sommaria, anche perché i numeri sono molto elevati e il ritmo con cui vengono imbarcate queste persone è abbastanza serrato, perché siamo in mare quindi i tempi vanno sempre contratti al massimo. Manca il tempo per fare una visita appropriata a queste persone“.

QUAL È IL REALE RISCHIO DI UN EPIDEMIA DEL VIRUS EBOLA?

Il rischio del virus ebola è a quanto pare uno dei più remoti, però al momento non abbiamo dati che ci possano escludere al 100% che non ci possa essere anche uno shifting personale nel contagio delle persone. A bordo delle navi vengono prese tutte le precauzioni per quanto riguarda il contenimento delle malattie infettive a trasmissione orale. Gli immigrati vengono forniti tutti di mascherine, vengono sistemati in modo da salvaguardare per quanto possibile la trasmissione reciproca di malattie, però questo purtroppo è un aspetto che ha a che fare con la logistica di bordo e con il numero degli immigrati soccorsi, perché stiamo parlando sempre di un soccorso in mare, quindi viene sempre la priorità di soccorrere le persone a bordo, dopodiché si fa quello che si riesce a fare in quel frangente dal punto di vista sanitario. Poi ci sono controlli successivi che vengono fatti sotto altre direttive, a terra, e da parte di altri organismi”.

I MIGRANTI VENGONO IDENTIFICATI?

“A bordo si fa una prima fotosegnalazione e viene assegnato a ognuno un numero che poi viene associato alla fotografia. Quando poi le persone arrivano a terra, questi dati vengono trasmessi e seguono il flusso di persone”.

QUAL È, ALLA LUCE DELLA SUA ESPERIENZA, LA SUA OPINIONE SUL CAMPO DI SMISTAMENTO PROFUGHI A SAN LAZZARO A IMPERIA?

Si parte dal presupposto che gli immigrati siano stati controllati, questo è quanto dichiarato dal Ministero e dal Prefetto, in precedenti occasioni. Va sempre tenuto presente, però, che i controlli che vengono fatti su queste persone sono di carattere obiettivo e quasi mai strumentale. Sono pazienti che vengono visitati e vengono indirizzati a esami strumentali o esami ematici sulla base di reperti obiettivi. Ci sono dunque essere dei casi in cui qualcosa può sfuggire. Questo non per non voler fare allarmismo. Quello che verrà fatto a Imperia sembra sarà un punto di visita e smistamento di immigrati, però aspettiamo delucidazioni su che tipo di visite e accertamenti verranno fatti su questi immigrati. Siamo in attesa di saperlo e di discuterne e di capirne qualcosa di più durante la commissione sanità”.

http://www.youtube.com/watch?v=2fAl7y_uEAk

I migranti sul ponte della Chimera
I migranti sul ponte della Chimera
La scialuppa trasborda i primi migranti sulla Chimera
La scialuppa trasborda i primi migranti sulla Chimera
Il barcone individuato viene affiancato dalla scialuppa
Il barcone individuato viene affiancato dalla scialuppa
Il barcone il giorno dopo il soccorso
Il barcone il giorno dopo il soccorso

INTERVISTA DI ALESSANDRO DEL VENTO

Condividi questo articolo: