Oggi, alle 15, la Corte d’Assise di Imperia si è riunita nel Tribunale di Imperia per leggere il dispositivo della sentenza nei confronti di Salvatore Aldobrandi, accusato dell’omicidio volontario aggravato di Sargonia Dankha, scomparsa nel 1995 in Svezia. La decisione arriva dopo quasi due giorni di camera di consiglio, svolta in un luogo riservato per garantire la massima concentrazione dei giudici e della giuria in questa delicata fase del processo.
La Corte era stata chiamata a decidere sulla colpevolezza o meno di Aldobrandi e la decisione finale è stata di ergastolo. È stato inoltre predisposto un risarcimento 300mila alla madre e 100mila al fratello.
Il Giudice Indellicati legge la sentenza di condanna: “La Corte di Assise alla pubblica udienza del 13-15 dicembre 2024, ha pronunciato e pubblicato, mediante lettura del dispositivo, la seguente sentenza nei confronti di Aldobrandi Salvatore, detenuto per questa causa, di fiducia dall’avvocato Fabrizio Cravero. Per questi motivi, vissi gli articoli 533 e 535, dichiara Aldobrandi Salvatore, colpevole del reato prescritto al capo 1 dell’imputazione e riconosciuta la agravante contestata e disapplicata dalla recidiva, lo condanna alla pena del dell’ergastolo, oltre al pagamento delle spese processuali e di quelle di custodia cautelare in carcere.
Visto l’articolo 29 codice penale, dichiara Aldobrandi Salvatore come sopra generalizzato interdetto in perpetuo dei pubblici uffici. Visto l’articolo 32 codice penale dichiara Aldobrandi Salvatore come sovraggeneralizzato in stato di interdizione legale e decaduto dalla responsabilità genitoriale. Visto l’articolo 36 codice penale dispone la pubblicazione per estratto della sentenza di condanna mediante affissione nel Comune di Imperio e nel Comune di Sanremo.
Dispone altresì la trasmissione della sentenza al Ministero della Giustizia per la pubblicazione prevista dall’articolo 36 comma 2 codice penale per la durata di giorni 30. Visti gli articoli 538 e i seguenti codici di procedura penale. Condanna Aldobrandi Salvatore come sovraggeneralizzato al risarcimento dei danni in favore delle parti civili costituite, da liquidarsi in separata sede e rimette a luogo le parti davanti al giudice civile.
Condanna altresì l’imputato al pagamento in favore della madre di Sargonia di una provvisionale immediatamente esecutiva che si liquida in complessivi euro 300.000 ed in favore del fratello di una provvisionale immediatamente esecutiva di complessivi euro 100.000.
Condanno altresì l’imputato alle riduzioni delle spese processuali sostenute dalle predette parti civili che si liquidano complessivamente in Euro 14.375,40 oltre spese generali 15% IVA, CPA come verdecce.
Visto l’articolo 531, il codice procedura penale, dichiara non doversi procedere nei confronti di Aldobrandi e Salvatore per il reato a lui estinto al capo 2 dell’imputazione perché estinto per intervenuta prescrizione. Visto l’articolo 304,1 lettera C codice procedura penale, sospende il decorso del termine di fase della misura cautelare in corso per tutto il termine previsto per il deposito della modulazione”.
Parla la PM Marrali
“Una grande soddisfazione per il lavoro immenso che c’è stato nel corso delle indagini preliminari, soprattutto a parte del collega, che si è occupato preliminarmente di tutte le vicende elettive al diritto. È un lavoro molto importante che avete visto durata oltre un anno e quindi è l’affermazione che il lavoro di squadra ancora una volta aiuta. Perché non siamo solo noi, c’è tutto l’ufficio, il procuratore che ci ha messo a disposizione dei migliori fondi forze per affrontare tutti i problemi che ci sono stati, la sezione di polizia giudiziaria che ci ha supportato in maniera incredibile e devo dire anche la parte civile con la quale c’è stato un ottimo rapporto fin dall’inizio, ognuno ovviamente con il suo ruolo, ognuno con le sue competenze, è stata veramente una grande soddisfazione per noi, per il nostro ufficio, mi piace dirlo, forse esagero, per l’Italia che ha saputo dare una risposta di giustizia dopo tanti anni a una famiglia che è stata colpita da un fatto gravissimo”.
“Non posso che confermare – aggiunge Matteo Gobbi – le parole della collega e ovviamente ringrazio anzi per essermi stata a fianco insomma in questi anni perché ovviamente era un lavoro impegnativo ma un lavoro fatto da parte nostra con un unico obiettivo cioè non era il nostro fascicolo, le nostre indagini, niente di tutto questo se non animati e l’abbiamo fatto proprio per questo perché ritenevamo necessario arrivare a qualunque risposta il tribunale avesse dato, perché ovviamente poteva non essere anche una condanna, però con la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per un fatto gravissimo che noi ritenevamo necessario, che avesse una risposta a distanza di 30 anni.
Un conto è avere a che fare con situazioni anche gravi, meno gravi, che devono essere affrontate nell’immediato. Un conto è capire, dopo una lettura attenta di tutti gli atti, che questa famiglia era stata anche devastata, aveva subito l’onta, chiamiamola così, per il discorso legato ad una mancanza di risposta. E questo ci ha animato profondamente a portare avanti questo lavoro, faticoso,
grazie a tutto il lavoro di squadra che è stato fatto con un risultato che ci soddisfa”.
Parla l’avvocato della parte civile Francesco Rubino
È stato riconosciuto non che Aldobrandi, non solo ha commesso un omicidio, ma che l’ha commesso in circostanze particolari, cioè con motivi abietti, e cioè una costante relazione caratterizzata dal possesso e dall’ossessione, questo che ha determinato oggi la punizione dell’ergastolo.
Siamo veramente molto contenti noi e per la famiglia che purtroppo non è riuscita a reggere alle emozioni di venerdì e quindi è tornata in Svezia, abbiamo già contattato e sono felicissimi perché anche se Sargonia questo processo non gliela restituirà però riescono a mettere un punto a questa vicenda durata 30 anni.
È stato riconosciuto il fatto che non è vero che non c’è più Sargonia, c’è ancora, è rimasto qualcosa di Sargonia, è rimasta gente che lotta per lei, prima la famiglia e poi noi che abbiamo sempre creduto sin dall’inizio che potessimo arrivare a questo risultato e senza crederci così tanto e senza la procura di Imperia che ha creduto come noi a questo risultato non ce l’avremmo fatta”.
Della prima volta che mi hanno contattato, che mi ha fatto quella domanda che ho anche detto venerdì, cioè se in Italia era possibile riuscire dove in Svezia non sono riusciti per 29 anni. Mi ricordo ancora di più quando io l’anno scorso sono andato dalla madre quasi contento, soddisfatto che Aldobrandi era in carcere, sebbene in via preventiva, e lei mi ha detto che riuscirà a avere il corpo della mia Sardonia?Perché lei ancora di più che questo verdetto vorrebbe avere veramente un fiore da posare al corpo della sua amata figlia. Io le ho detto che a questa domanda purtroppo non siamo riusciti a rispondere, perché è una domanda che può rispondere solo l’imputato, però se non altro loro riescono a mettere un punto, a chiudere una parentesi della loro vita che è durata per 30 anni e finalmente a tanti chilometri di distanza sono riusciti ad avere giustizia.
Alla famiglia abbiamo solo comunicato l’esito, erano, io credo, forse increduli perché sia loro che tutta la città sta attendendo questo risultato.
Io credo che fossero ancora convinti stamattina che non era possibile che così tanto lontano, in un territorio così anche un po’ distante da loro, riuscissimo veramente a ottenere una giustizia di questo tipo. Io credo che la ferita che c’è ancora in questa città oggi si sia finalmente rimarginata”.
Quali erano state le richieste delle parti?
Durante la discussione finale avvenuta nella giornata di venerdì 13 dicembre, la PM Marrali e il sostituto Procuratore Matteo Gobbi, avevano descritto gli avvenimenti come un tipico caso di femminicidio, sottolineando come Aldobrandi non fosse stato in grado di accettare la fine della relazione con Sargonia e, sempre secondo la loro tesi, avesse agito per gelosia e possesso. La parte civile, rappresentata dall’avvocato Francesco Rubino, aveva ribadito che l’imputato aveva compiuto l’omicidio, motivato dalla volontà di Aldobrandi di non permettere a Sargonia di vivere libera, chiedendo il massimo della pena.
La difesa, guidata dall’avvocato Fabrizio Cravero, ha invece contestato l’intero impianto accusatorio, sostenendo che non vi erano prove sufficienti a dimostrare la colpevolezza dell’imputato e chiedendo l’assoluzione o, in subordine, la riduzione della pena con l’esclusione delle aggravanti e la concessione delle attenuanti.