“Al prossimo Consiglio Comunale, che si svolgerà martedì 16 dicembre, si tenterà, per la terza volta, di approvare il Regolamento che disciplina lo svolgimento dei referendum abrogativi, passo indispensabile per tenere quello sul controverso piano della sosta, fortemente voluto dall’Amministrazione“. Inizia così la lunga nota del Il Comitato promotore del referendum contro il piano della sosta.
“Poiché la questione – prosegue il gruppo – va avanti ormai da molto tempo, pensiamo sia opportuno rammentare ai cittadini quanto successo finora“.
Comitato Referendario: “I Consiglieri di maggioranza hanno però sempre preferito esprimere le loro perplessità solo in sede di Consiglio£
“Il Comitato Referendario è stato costituito a marzo del 2023, ormai quasi un anno fa, ma fin da subito ci si era resi conto che il Comune di Imperia non era dotato del regolamento che disciplina lo svolgimento delle consultazioni abrogative (peraltro regolarmente previste nel suo Statuto). Abbiamo quindi atteso che le Istituzioni provvedessero ad approvare il regolamento mancante. Tuttavia, ancora una volta, la Politica non è stata capace di adempiere a quelli che dovrebbero essere i suoi doveri; o forse, più semplicemente, non ha voluto farlo.
È successo così che una prima volta la maggioranza abbia respinto la pratica lamentando la mancata indicazione del quorum per la validità, soglia però prevista dalle norme nazionali, alle quali i regolamenti rimandano sempre per tutto quanto da essi non espressamente previsto. La motivazione appare quindi fortemente pretestuosa, anche perché la maggioranza poteva tranquillamente correggere (emendandolo) il regolamento, aggiungendo l’indicazione del quorum, mentre invece ha preferito bocciarlo.
Più recentemente, introdotta l’indicazione sul quorum, è stato compiuto un secondo tentativo, ma questa volta la maggioranza ha fatto, se possibile, ancora peggio della precedente. Ha infatti tentato di emendare la proposta per inserire una norma che avrebbe escluso la possibilità di svolgere proprio il referendum sul piano della sosta (guarda caso!). La maggioranza ha detto di avere copiato tale norma da quella del Comune di Modena, ma in realtà l’ha riformulata in maniera molto più restrittiva; infatti la versione del Comune di Modena riprende quella delle norme nazionali, in base alle quali il nostro referendum è perfettamente ammissibile, mentre quella “riveduta e corretta” dalla maggioranza lo renderebbe inammissibile. Sembra addirittura che il Presidente del Consiglio Comunale abbia tentato di impedire il ritiro della pratica, tentando quindi di forzare la votazione (con esito scontato) sull’introduzione del divieto voluto (o forse dovremmo dire imposto) dalla maggioranza.
Fra l’altro, queste pratiche, prima di giungere in Consiglio, passano sempre al vaglio di una Commissione, dove dovrebbero essere discusse ed eventualmente corrette, in modo da giungere in votazione con un testo consolidato. I Consiglieri di maggioranza hanno però sempre preferito esprimere le loro perplessità solo in sede di Consiglio.
“Le uniche due strade possibili concesse”
In pratica, sembra che quest’Amministrazione “conceda” solo due strade possibili a questa pratica:
- La sua mancata approvazione (che non permetterebbe lo svolgimento del referendum sul piano della sosta)
- Oppure l’approvazione a condizione che venga inserita una norma che lo vieta esplicitamente.
Ci auguriamo che, a questo terzo tentativo, dopo aver aggiunto anche la norma sulle esclusioni (nella stessa formulazione adottata dal Comune di Modena), si recuperi un po’ di decenza nei confronti di uno degli strumenti di democrazia diretta più importanti del nostro Paese, evitando così di contrapporsi, con un atto di forza, a quella sovranità popolare prevista dalla nostra Costituzione.
“Il Comitato Referendario non è un soggetto politico né una lobby”
Infine, due osservazioni su un apprezzamento davvero di cattivo gusto fatto da uno dei Consiglieri di maggioranza, che ha definito l’approvazione di questo regolamento “una marchetta” dei Consiglieri di opposizione al Comitato Referendario. Usando quella che, evidentemente, è la sua logica (ma non la nostra), replichiamo a costui che il Comitato Referendario non è un soggetto politico né una lobby e che quindi non si capisce come potrebbe esercitare pressioni su dei Consiglieri al punto di piegarli ai propri interessi, né si capisce come questo Comitato potrebbe mai “ricambiare” la “marchetta” ricevuta.
Inoltre ci sembra una grossa incongruenza che una maggioranza che si dice così interessata alla forma e all’estetica, al punto di imporre addirittura un “dress code” per i Consiglieri, scada poi, nella sostanza, in battute di livello così basso“
C.S.