“Un atto di ottusa prepotenza che non può certo essere accettato e contro il quale adotteremo ogni iniziativa o forma di protesta necessaria per ripristinare i diritti democratici del consiglio comunale” – Con queste parole Lucio Sardi, consigliere comunale di minoranza del gruppo “Alleanza Verdi e Sinistra”, interviene per esprimere alcune considerazioni in merito all’ultimo Consiglio Comunale di Imperia.
Nella riunione di ieri sera, infatti, la maggioranza ha fatto mancare il numero legale, uscendo dall’aula, proprio in merito alla discussione delle ultime pratiche dei consiglieri di minoranza Daniela Bozzano e Lucio Sardi.
Consiglio Comunale: le considerazioni del consigliere Lucio Sardi (AVS)
“Nel provare a descrivere le decisioni, le sortite pubbliche o il comportamento in consiglio comunale di Scajola e della sua maggioranza, usiamo spesso il richiamo a qualche film, per cercare anche di colorare le critiche con qualche pennellata di ironia e alleggerire il racconto e il giudizio.
Quello che è andato in scena nell’ultimo consiglio comunale è però stato talmente incredibile, vergognoso e assurdo (quindi anche ridicolo per certi aspetti) da non poter rientrare nel racconto di qualche opera cinematografica già scritta e rappresentata. L’impossibilità deriva dal fatto che la natura e il significato di quanto accaduto ricade in generi narrativi talmente diversi da rendere complicato immaginarne una sintesi cinematografica unica che abbia un senso.
L’azione messa in atto dalla maggioranza per impedire (peraltro in uno dei consigli comunali più breve della consiliatura) la discussione delle due mozioni portate dalla minoranza sul piano del traffico e sui tagli agli enti locali previsti dalla finanziaria, potrebbe rientrare nella sceneggiatura di un film ambientato in un paese orientale guidato da una oligarchia prepotente e tentata dal desiderio di cancellare i diritti democratici di chi osa criticare o disturbare il satrapo di turno che la guida.
Le motivazioni con cui la maggioranza ha intimato il ritiro delle mozioni della minoranza ancora da discutere – ovvero che queste erano ritenute “eccedenti” lo spazio di discussione e proposta che la maggioranza intende “concederle” – al cui rifiuto ha fatto seguire come una mannaia l’interruzione del consiglio con la provocata mancanza del numero legale, sono infatti espressione di una cultura democratica medievale.
Un atteggiamento che ha ancora una volta messo in evidenza, per loro stessa ammissione, come la maggioranza non sia in grado di reggere un sereno confronto su temi che riguardano la vita degli imperiesi. È ormai evidente infatti che di fronte alle iniziative e proposte che portiamo in discussione in consiglio, (diritto garantito dalla costituzione, dallo statuto e dal regolamento comunale) la maggioranza sia diventata sempre più insofferente e aggressiva, arrivando sino al punto di comportarsi come dei “bimbominchia” col distintivo, i quali, non riuscendo a toccare palla nel confronto, decidono di bucare la palla e scappare via.
A completare l’assurda scena da repubblica delle banane ci si è messo anche il sindaco il quale, come se si fosse appena risvegliato da una pennichella fatta sul trono, dopo l’intervento in consiglio dei suoi capigruppo, ha chiesto lumi su cosa stava succedendo dato che, a suo dire, non ne comprendeva il senso. Un atteggiamento probabilmente strumentale visto che da tempo i suoi manifestavano pubblicamente questa intenzione e che lo ha fatto sembrare invece un padre padrone ormai stanco e incapace di tenere a bada i suoi.
Ma il colpo di scena finale è stato l’affondo messo a segno dal sindaco, estensore e guardiano delle sacre leggi dell’abbigliamento in consiglio comunale, regole che se violate, come avviene nei regimi teocratici orientali, comportano punizioni severe e esemplari.
Per punire il rifiuto da parte del consigliere Bracco di indossare la giacca, indumento obbligatorio previsto da regolamento voluto dal sindaco, non potendogli infliggere punizioni corporali, Scajola ha utilizzato lo stesso sistema già sperimentato con gli autovelox cittadini, piazzando un posto di blocco della polizia municipale proprio fuori dell’aula del consiglio comunale che ha comminato al consigliere una pesante sanzione amministrativa sulla base di un articolo del Tuel che, se fosse stato applicato per ogni violazione sostanziale dei regolamenti che abbiamo verificato in questa prima parte della legislatura, avrebbe messo sul lastrico il presidente del consiglio comunale.
Uno sgradevole agguato, dal sapore intimidatorio e che suona molto come ripicca per la recente denuncia di Bracco sull’uso dell’auto e autista comunale per accompagnare l’avvocato di Scajola in tribunale alle udienze per cui è sotto processo.
Voglio tranquillizzare quanti hanno a cuore le sorti della “sinistra estrema” che AVS rappresenta in consiglio. La forma di colorata contestazione portata avanti sulle regole del vestiario in consiglio ha messo in ridicolo le ottuse regole del regime da operetta che la maggioranza vorrebbe instaurare, riuscendo anche a non offrire il fianco a ritorsioni a mezzo di sanzioni amministrative.
Ripercorrendo il racconto di quanto andato in scena all’ultimo consiglio comunale, l’unico film che potrebbe rappresentare una simile tragicomica storia sarebbe “Natale a Teheran”, con Boldi nel ruolo di Sindaco-ayatollah e Biagio Izzo in quello di capogruppo di maggioranza. Una commedia di bassa qualità che si sviluppa su un ormai logoro schema narrativo ma che alla gente, quando non vuole pensare a nulla, piace e con un finale scontato, una pernacchia che li sommergerà.
Dando una lettura seria e politica, quanto è andato in scena rappresenta una pagina nera per la storia democratica del consiglio comunale della città, dove mai in passato si era arrivati a usare il “potere” della maggioranza con l’esplicito intento di negare alle minoranze il diritto di discutere proprie pratiche o mozioni nei tempi e nelle forme previste dalle leggi e dei regolamenti, norme che si dovrebbero applicare e rispettare in primo luogo nelle parti in cui garantiscono i diritti democratici e non certo solo in quelle in cui si dedicano impropriamente all’abbigliamento.
Un atto di ottusa prepotenza che non può certo essere accettato e contro il quale adotteremo ogni iniziativa o forma di protesta necessaria per ripristinare i diritti democratici del consiglio comunale”.
Gruppo Alleanza Verdi e Sinistra Comune di Imperia