23 Novembre 2024 13:53

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23 Novembre 2024 13:53

RISCHIO CONTAGIO EBOLA NELLE CARCERI – LORENZO (SAPPE):”SI DOTI LA POLIZIA PENITENZIARIA DEGLI STRUMENTI PER LA TUTELA SANITARIA”.

In breve: Il SAPPe ligure - afferma il segretario LORENZO – ha già invitato la nostra Amministrazione a non sottovalutare questo fenomeno anche in ragione della popolazione straniera detenuta nelle carceri liguri presenti nel numero di 739 dei quali 354 appartenenti al continente africano.

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Genova – “Preoccupazione e guardia alta contro il contagio di ebola anche in Liguria, altrimenti non avrebbe senso la convocazione, da parte dell’assessore alla sanità della Regione Liguria, delle espressioni sanitarie del territorio oltre alla Capitaneria di porto e la Polizia Penitenziaria – annuncia il Sindacato autonomo Polizia Penitenziaria della Liguria – Livelli di attenzione innalzati specialmente in carcere su richiamo anche di un recente messaggio del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, e su segnalazione di SIMSPE-ONLUS, in qualità di organismo tecnico di medicina e sanità penitenziaria che segnala la necessità di non farsi trovare impreparati di fronte ad un potenziale e gravissimo rischio infettivo.

Il SAPPe ligure – afferma il segretario LORENZO – ha già invitato la nostra Amministrazione a non sottovalutare questo fenomeno anche in ragione della popolazione straniera detenuta nelle carceri liguri presenti nel numero di 739 dei quali 354 appartenenti al continente africano.

Il Sappe ligure, desidera sottolineare, che pur essendo improbabile che il virus Ebola possa interessare il nostro Paese e, segnatamente il suo Sistema Penitenziario, invita il Provveditorato ligure, per evitare qualsiasi forma di contagio o sviluppo del virus ebola ma anche da qualsiasi altro virus, a fornire informazioni ed istruzioni ed a dotare la Polizia Penitenziaria di strumenti indispensabili per la loro tutela sanitaria ed anche di quanti, a vario titolo, si relazionano con la struttura penitenziaria. Voglio ricordare – evidenzia Lorenzo – che i possibili canali di contagio sono i colloqui tra detenuti e loro parenti e, ovviamente l’ingresso dei nuovi giunti. Per questo è necessario un maggior livello di protezione e strumenti a disposizione del personale che, ad oggi, sono insufficienti”.

C.S.

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