Il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria ha dichiarato inammissibile il ricorso della Dda contro la decisione del gup che aveva escluso l’aggravante mafiosa nei confronti di Scajola e degli altri coimputati nell’ambito del processo per il presunto favoreggiamento della latitanza dell’ex parlamentare di Forza Italia Amadeo Matacena.
“Si tratta di una decisione molto importante perché per il momento mette la parola fine al discorso dell’aggravante mafiosa“, ha detto l’avvocato Giorgio Perroni, difensore di Claudio Scajola.
Dopo due ore di camera di consiglio, i giudici del Tribunale di Reggio Calabria hanno rigettato le istanze presentate dalla difesa sulla nullità del rito immediato. I difensori hanno chiesto un rinvio in modo tale da poter depositare al fascicolo del dibattimento tutto il materiale raccolto dall’accusa. Il processo è stato rinviato al 6 novembre.
La difesa di Claudio Scajola, inoltre, ha chiesto al Tribunale di Reggio Calabria di chiamare a deporre anche Amin Gamayel, ex presidente del Libano, insieme a Vincenzo Speziali e a Sergio Billé, ex presidente di Confcommercio. Complessivamente sono circa 220 i testi chiamati a deporre da accusa e difesa, tra i quali figurano 160 tra funzionari e agenti della Dia.
Uscendo dell’aula del Tribunale, Scajola ha rilasciato una breve battuta sull’aggravante mafiosa richiesta dai magistrati della DDA di Reggio Calabria. “Credo fosse addirittura paradossale” ha dichiarato l’ex Ministro.
I giornalisti presenti hanno anche incalzato Scajola sui suoi rapporti con Chiara Rizzo, moglie di Amadeo Matacena. “Ma di cosa parliamo” ha risposto l’ex Ministro stizzito.
In merito all’inammissibilità dell’aggravante mafiosa, il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo ha dichiarato: “Non cambia nulla. E’ una parentesi chiusa“.