12 Gennaio 2025 16:15

Ventimiglia: migrante muore annegato nel Roja, testimoni e responsabile Jobel ascoltati in tribunale

Nuova udienza per il processo sulla tragica morte di Osakpolor Omoregie, il migrante nigeriano annegato il 29 maggio 2019 nel fiume Roja, a Ventimiglia. Questa mattina sono stati ascoltati diversi testimoni, i cui racconti hanno offerto ricostruzioni divergenti su quanto accaduto quella notte. L’imputato, Fortune Nworji, 29 anni, difeso dall’avvocato Elena Pezzetta è accusato di omicidio preterintenzionale in concorso.

La ricostruzione della tragica morte del migrante nigeriano

Nelle scorse udienze la morte di Omoregie era stata ricostruita dal PM Paola Marrali spiegando che l’imputato, in concorso con altri due giovani, avrebbe colpito la vittima ripetutamente anche con bottiglie rotte rincorrendolo verso il fiume Roja. Il giovane, per sfuggire ai presunti aggressori, si sarebbe gettato nelle acque del fiume trovando però la morte.

Le ultime testimonianze prima della discussione finale

Il primo testimone odierno ha raccontato di trovarsi a circa 20 metri dal luogo dell’aggressione. “Ho visto delle persone che stavano litigando e picchiandosi. Quando lui ha cercato di scappare, gli hanno tirato addosso delle bottiglie. Mi ricordo che una persona rasata lo ha inseguito fino all’ultimo“. Il testimone ha anche dichiarato di essersi gettato in acqua insieme a un amico per cercare di salvare la vittima, purtroppo senza successo.

Un altro testimone ha raccontato di aver visto tre ragazzi litigare con la vittima, ma ha smentito l’uso di bottiglie rotte, riferendo invece di un sasso lanciato contro l’imputato: “Il sasso non lo ha fatto cadere, ha continuato a correre. Quando il ragazzo è caduto in acqua, tutti sono scappati e nessuno lo ha aiutato“. Il terzo testimone ha confermato la lite: “Hanno iniziato a litigare con lui e uno degli amici dell’imputato ha lanciato una bottiglia, ma ha colpito l’imputato sulla testa, non la vittima“, ha aggiunto.

La testimonianza più importante è stata quella di Claudia Regina, ex direttrice della cooperativa Jobel. La donna era stata infatti tirata in causa proprio dall’imputato il quale aveva dichiarato di essersi recato da tale “Claudia” raccontandole l’accaduto.

L’ex direttrice della cooperativa Jobel, che nel 2019 gestiva i centri di accoglienza per richiedenti asilo nell’Imperiese, è stata interrogata e ha confermato di ricordare il tragico episodio, ma ha negato di aver mai avuto contatti diretti con l’imputato in seguito alla vicenda e di non averlo mai visto ferito.

La corte ha stabilito che il 19 febbraio ci sarà la discussione finale.

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