23 Febbraio 2025 22:50

Falso medico a Bordighera: in aula i testimoni. “Sapeva prescrivere solo farmaci da banco e cercava su internet le soluzioni ai casi clinici”

In breve: Continua la sfilata dei testimoni in aula sul caso del falso medico in servizio all'Ospedale di Bordighera

Si è svolta oggi, 22 gennaio, al Tribunale di Imperia una nuova udienza nel processo a carico di Enrica Massone, accusata di falsificazione di documenti, esercizio abusivo della professione medica e truffa.

Dopo la conferma della competenza territoriale del tribunale, il procedimento è entrato in una fase cruciale con l’audizione dei testimoni chiamati a ricostruire i fatti contestati. Al centro dell’udienza, le presunte falsificazioni di titoli e certificati, che avrebbero permesso alla Massone di ottenere incarichi presso il Presidio Ospedaliero di Bordighera e altre strutture sanitarie.

La testimonianza del Comandante dei Carabinieri di Bordighera: in una pennetta USB centinaia di referti firmati

Il primo testimone odierno è stato il luogotenente Giovanni Arpioli, comandante del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Bordighera. L’uomo ha ricostruito le fasi delle indagini spiegando che le verifiche sono iniziate nell’ottobre 2023, quando sono emerse segnalazioni insistenti su una persona che avrebbe lavorato come medico senza essere iscritta all’Ordine.

Gli accertamenti presso l’ASL Imperiese hanno confermato che la Massone aveva prestato servizio dal 13 al 16 luglio e dal 7 al 13 agosto 2023 presso il Reparto di Medicina dell’Ospedale di Bordighera, con un contratto stipulato dalla società Curamedica S.T.P., e in altre date presso il Punto di Primo Intervento con Igea Salute Srl.

Durante le indagini, i carabinieri hanno raccolto numerose testimonianze, tra cui quelle di dirigenti sanitari, colleghi della Massone e hanno acquisito documentazione chiave, tra cui una pennetta USB con i verbali del Pronto Soccorso, contenente centinaia di referti firmati dall’imputata. È emerso inoltre che i compensi per l’attività medica della Massone venivano accreditati su un conto corrente postale a lei intestato presso un ufficio postale di Torino.

Dalle indagini è poi emerso che la presunta laurea della donna in Medicina non era stata verificata con l’Università Bicocca. Restano da approfondire alcuni dettagli sul curriculum dell’imputata, che riportava esperienze lavorative nel Carcere “Le Vallette” di Torino e in una RSA.

L’ex direttore generale dell’ASL 1 e la segnalazione del Dottor Carlini

Secondo testimone è stato poi Luca Filippo Maria Stucchi, ex Direttore Generale di ASL 1 all’epoca dei fatti che ha chiarito le modalità di gestione del personale medico all’Ospedale di Bordighera che operava in un contesto misto pubblico-privato. La gestione della parte medica era affidata alla società GVM, mentre ASL 1 non aveva firmato alcun contratto diretto con i medici.

Nello specifico dell’imputata, la Massone aveva lavorato in due distinti periodi: dal 13 al 16 luglio e dal 7 al 13 agosto 2023, con un contratto stipulato dalla società Curamedica S.T.P., e successivamente il 12 agosto, dal 20 al 22 settembre e il 27 e 28 settembre 2023, con Igea Salute Srl.

La vicenda è emersa quando il dottor Carlini, responsabile del PPI (punto di primo intervento) dove la donna aveva operato in modo più importante e continuativo, ha verificato sul portale dell’Ordine dei Medici che Enrica Massone non risultava iscritta, segnalando immediatamente la questione al direttore del presidio ospedaliero. A seguito di questa scoperta, la Massone è stata interdetta dall’accesso alla struttura e l’ASL ha presentato una denuncia alla Procura della Repubblica.

In merito ad eventuali ricezioni di segnalazioni precedenti sulla Massone, Stucchi ha dichiarato che l’unica segnalazione è arrivata dal dottor Carlini, che ha poi avviato le verifiche.

Paolo Petrassi sulla Massone: “Sapeva prescrivere solo farmaci da banco e cercava su internet le soluzioni ai casi clinici”

Terzo testimone è stato poi Paolo Petrassi, attuale Direttore del Dipartimento di Medicina dell’Ospedale di Bordighera, che all’epoca dei fatti ricopriva il ruolo di coordinatore dei colleghi medici presso la struttura. L’uomo ha spiegato che l’imputata era stata inserita in reparto come medico in prova e presentata da Magda D’Agostino, amministratore unico di Curamedica e Petrassi, come da prassi, aveva il compito di valutarne le capacità.

Fin dai primi giorni, ha però notato difficoltà evidenti: la Massone non riusciva a utilizzare il computer e i dispositivi informatici del reparto. Quando le ha chiesto spiegazioni, lei ha dichiarato di essere dislessica, giustificando così le sue difficoltà con il PC. Per ovviare al problema, Petrassi le ha chiesto di compilare i certificati a mano. Tuttavia, la Massone si opponeva alle sue direttive, sostenendo di non essere alle sue dipendenze e rifiutando le sue indicazioni. Con il tempo, sono emersi attriti caratteriali.

Petrassi ha raccontato poi di essersi reso conto che la Massone non era in grado di gestire i pazienti e manifestava un vero e proprio rifiuto della professione. Nonostante affermasse di aver lavorato presso il carcere di Torino e di aver gestito delle RSA, il suo livello di preparazione era insufficiente per il reparto di Medicina. Non aveva alcuna volontà di imparare, e non possedeva le competenze per occuparsi dei pazienti. Per questo motivo ha optato per escluderla dalla gestione diretta dei pazienti, facendola restare semplicemente presente senza alcuna responsabilità.

Vista la situazione il teste ha spiegato di aver informato il primario Zanoni e la dottoressa D’Agostino, che si sono detti sorpresi e preoccupati. Zanoni ha commentato: “Non le facciamo fare nulla, pensaci tu“, mentre D’Agostino ha deciso di non rinnovarle il contratto al termine dei turni assegnati. Petrassi ha quindi chiesto che la Massone fosse rimossa dal reparto, poiché la sua presenza gli imponeva un carico di lavoro doppio.

Nonostante la risoluzione del contratto, Petrassi ha raccontato alla corte di aver successivamente incontrato nuovamente la Massone in servizio presso il Punto di Primo Intervento (PPI) e il Pronto Soccorso, con suo grande stupore. La Massone è salita in reparto per chiedergli consigli e aiuto, dimostrando ancora insicurezza.

In alcune occasioni, la Massone ha richiesto indicazioni su come trattare un caso di iperglicemia e su come gestire una ferita lacero-contusa da suturare. Petrassi le ha detto di farsi aiutare da un collega anestesista, sottolineando che, per contratto, non poteva operare in un reparto diverso dal suo. Secondo lui, anche durante il servizio al PPI, la Massone era supervisionata costantemente da un anestesista, poiché non era autonoma nella gestione dei casi medici.

Petrassi ha descritto quindi la Massone come una persona poco brillante, che non accettava di prendere ordini e con gravi lacune professionali. Pur presentandosi come specialista in Medicina Interna, secondo il testimone aveva scarse conoscenze delle terapie, sapeva prescrivere solo farmaci da banco e spesso cercava su internet soluzioni ai casi clinici, senza seguire un ragionamento logico strutturato. Notando la sua impreparazione, Petrassi ha progressivamente escluso la Massone da ogni responsabilità diretta, limitandone il ruolo.

Durante il periodo di prova, la Massone veniva comunque retribuita, con un compenso di circa 900-1000 euro per turno di 12 ore.

Giovanni Bruno, direttore sanitario Asl 1

Quarto testimone è Giovanni Bruno, direttore sanitario dell’Asl1. Bruno racconta di aver svolto una ricerca sul portale dell’Ordine dei medici dopo la segnalazione del dottor Stefano Carlini, prima su Imperia e poi su Torino senza aver trovato il nome dell’imputata, contattando successivamente il presidente dell’Ordine. Ha prodotto lui il file con i nomi dei pazienti che sono entrati in contatto con Enrica Massone.

La testimonianza di Magda D’Agostino, amministratore unico di Curamedica

Quinto testimone è stata Magda D’Agostino, amministratore unico di Curamedica. La D’Agostino racconta che Enrica Massone aveva risposto a un annuncio online pubblicato sulla piattaforma Indeed. Ricevuto il suo curriculum, ha sottoposto l’imputata a un colloquio telefonico, nel corso del quale hanno parlato lungamente.

La D’Agostino riferisce che la Massone si è mostrata molto preparata riguardo alle RSA, conoscendone esattamente i processi interni, il ruolo del caregiver e che aveva fatto un progetto in tal senso. Nel corso del colloquio l’imputata avrebbe riferito che la situazione legata alla pandemia di Covid-19 le avrebbe causato un burnout e che aveva pensato di lasciare attività medica in carcere.

Nei mesi successivi la testimone racconta di aver avuto numerose telefonate con Enrica Massone anche due o tre volte a settimana. L’imputata si diceva dubbiosa di voler lasciare il lavoro presso l’ambulatorio del carcere e chiedeva anche pareri medici di vario tipo, soprattutto di natura dermatologica, ambito nel quale è specializzata la D’Agostino.

La Massone in queste telefonate avrebbe coinvolto altri due presunti colleghi, un uomo e una donna, che hanno contattato telefonicamente la testimone sostenendo entrambi di essere in burnout e di prendere in considerazione l’idea di collaborare con Curamedica.

A giugno finalmente la Massone si è decisa e ha comunicato di voler fare una prova come medico in ospedale.
Per quanto riguarda l’operato dell’imputata la D’Agostino conferma il racconto di Petrassi, sostenendo che Massone si era da subito arenata sul sistema informatico, mostrando grandi difficoltà. Questo non sarebbe stato percepito subito come un campanello d’allarme in quanto dare un giudizio nei primi giorni le pareva prematuro. Era comunque in contatto tutti i giorni con Petrassi che riferiva telefonicamente dell’operato di Massone.

Successivamente dopo gli attriti emersi proprio con Petrassi la testimone riferisce di aver ricevuto in agosto una telefonata dall’imputata che in lacrime sosteneva di essere stata maltrattata dallo stesso Petrassi e che soffriva di dislessia, motivo per il quale si trovava in difficoltà con il computer.

Data l’inadeguatezza manifesta alla professione la D’Agostino racconta di aver deciso di rescindere il contratto con la Massone, comunicandole la decisione con una mail.

La testimone continua raccontando di essere stata contattata da Petracca, amministratore di Igea, per ottenere informazioni sulla Massone e di averne sconsigliato l’assunzione, in quanto il riscontro sul suo operato risultava negativo.

Al momento del pagamento la D’Agostino racconta di aver individuato delle anomalie nella fattura dell’imputata: non risultava una partita Iva a carico della Massone, l’intestazione era scritta male e la fattura risultava la prima emessa in quell’anno, nonostante l’imputata avesse svolto altre attività.

Dopo una consultazione con un avvocato e verificando l’assenza del nome di Enrica Massone nel sistema elettronico dell’Ordine dei Medici, chiedendo spiegazioni alla diretta interessata ottiene come risposta che stava effettuando un lavoro sotto copertura per conto del Ministero della Giustizia e che per questo motivo si era deciso di non farla comparire online.

Luca D’Elisa, medico anestesista sulla Massone

Il testimone successivo è Luca D’Elisa, medico anestesista. D’Elisa racconta di aver ricevuto delle domande su un paziente che definisce alquanto strane a proposito di un presunto attacco epilettico. La Massone avrebbe utilizzato una terminologia medica totalmente sbagliata, travisandone il significato. D’Elisa continua sostenendo di aver segnalato la stranezza delle domande ricevute ma che non pensava che l’imputata potesse essere un falso medico, pur dubitando delle sue capacità.

Simone Carlini, Dirigente medico presso Asl 1

L’ultima persona chiamata a testimoniare è stata Simone Carlini, direttore del 118 e all’epoca responsabile del PPI di Bordighera. Riguardo a Enrica Massone riferisce di averla giudicata una persona tranquilla. Carlini prosegue facendo notare che nonostante i medici tra loro si diano normalmente del tu la Massone si rivolgeva sempre ai colleghi dando del lei, ma giudicò la cosa di natura personale. Nei giorni successivi sostiene di averla vista lavorare e di averla giudicata palesemente non in grado di svolgere le sue mansioni.

In particolare Carlini racconta che la Massone non era in grado di operare neppure le più minime operazioni di sutura, sebbene il fatto non sarebbe insolito per chi si sia specializzato in medicina interna.

Carlini continua raccontando che alla fine del terzo giorno di lavoro dell’imputata un gruppo di infermieri gli ha comunicato l’incapacità dell’imputata.

A questo punto il testimone afferma di averla presa da parte e di averle fatto sapere che sarebbe stato meglio se lei non si fosse più presentata a lavorare in ospedale ma pochi giorni dopo si presenta lo stesso e Carlini decide di segnalare la cosa, verificando per primo l’assenza del nome dell’imputata nell’Ordine dei medici.

La corte accoglie istanza della difesa per una perizia psichiatrica

Dopo aver sentito i testimoni la Difesa ha prodotto alcune perizie tecniche riguardanti la salute dell’imputata, e la Corte, preso atto della documentazione, ha disposto una perizia psichiatrica diretta ad accertare la capacità di intendere e di volere dell’imputata al momento del fatto, nonché la sua eventuale pericolosità sociale, riservandosi la nomina del perito fuori udienza.

L’udienza è stata rinviata il 14 maggio alle ore 10.

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