Questo pomeriggio, l’Aula Magna del Liceo Vieusseux ha ospitato il generale Angiolo Pellegrini, figura di spicco nella lotta alla criminalità organizzata.
Pellegrini, che tra il 1981 e il 1985 ha comandato la sezione antimafia di Palermo, è stato uno stretto collaboratore del giudice Giovanni Falcone, portando a termine alcune delle più rilevanti indagini nei confronti di Cosa Nostra. Durante l’incontro, ha raccontato la sua esperienza e ha approfondito i temi trattati nel suo libro: “Noi, gli Uomini di Falcone. La guerra che ci impedirono di vincere“.
L’evento ha rappresentato il momento conclusivo di un percorso interdisciplinare che ha coinvolto gli studenti del liceo, i quali, dopo aver letto il libro, hanno avuto l’opportunità di confrontarsi direttamente con l’autore. Tra i presenti anche la referente di Libera, Maura Orengo, il consigliere comunale Luciano Zarbano e il sindaco di Diano Marina, Cristiano Za Garibaldi. Assente il sindaco Claudio Scajola, impegnato a Nizza per il trattato del Quirinale, che ha comunque inviato un messaggio ai presenti.
L’intervista al generale Angiolo Pellegrini
“È un onore venire qui al liceo, devo dire la verità è la seconda volta che vengo a Imperia perché sono stato sette anni fa. Da qualche tempo ho spesso un po’ di girare, visto la mia giovane età, però di fronte a una richiesta del liceo e da parte della Mondadori non ho potuto far meno che accettare.
Ai ragazzi bisogna dire tante cose, ma soprattutto bisogna dire ai ragazzi che oltre ad avere una cultura eccezionale, devono avere anche altre qualità e soprattutto una qualità che contraddistingueva sia Falcone che Borsellino, che è l’onestà intellettuale, si può essere scienziati, si può essere professori, si può essere grandi imprenditori, ma bisogna essere onesti intellettualmente.
Non bisogna creare tutto quello che si crea solamente a favore nostro, bisogna saper discernere tra le persone per bene e le persone poco per bene, tra quello che vale la pena di fare e quello che non vale la pena di fare, di quello che si può fare e quello che non è giusto farlo.
Una guerra che non siamo riusciti a far vincere perché abbiamo trovato tanti muri che abbiamo cercato di demolire e non sempre ci siamo riusciti. Una guerra che si poteva portare avanti ma ci sono stati tanti episodi che mi hanno fatto riflettere su questo, trasferimenti, cose varie, attacchi a stessa magistratura che evidentemente c’era qualcosa di più forte di noi, che ci ha impedito di portare avanti il più grosso processo che si è mai fatto, che ha dimostrato dopo pochi anni che non era vero quello che si pensava tra tante persone, che la mafia non esistesse, che la mafia fosse un fenomeno di campagna, un fenomeno di gente ignorante.
Quello l’abbiamo provato con il maxi Processo, portando alla sbarra tanti mafiosi e anche tante persone che favorivano la mafia. Non siamo riusciti a sconfiggerla e non siamo riusciti a sconfiggerla perché dopo aver fatto tanto ci hanno attaccato, hanno attaccato a Falcone, hanno lasciato solo Falcone, gli hanno tolto i suoi collaboratori più importanti, alcuni dei quali uccisi, ad esempio Nini Cassarà assassinato e io sono stato trasferito in un ufficio a ricoprire il grado di molto superiore a quello che avevo, però sono stato allontanato.
È importantissimo testimoniare perché dopo tanti anni non se ne parla più di queste cose. Sì, ogni tanto c’è il filmato televisivo, c’è l’articolo del giornale quando ci sono le ricorrenze delle morti e delle stragi, però poi magari a scuola se ne parla poco.
Quindi con grande onore io sono venuto qua in questo liceo perché ho visto che hanno veramente voglia di fare le cose serie”.
Massimo Salza – Preside del Liceo Vieusseux
Spiega il preside del Liceo Vieusseux Massimo Salza: “Si ritorna a parlare, a ragionare sulla mafia al Vieusseux dopo un po’ di anni, abbiamo anche la rappresentanza di Libera e l’intervento del generale ovviamente gestito e mediato dai nostri studenti.
I ragazzi hanno avuto una serie di stimoli importanti per poter poi questa sera fare le domande e in qualche modo cercare di capire quello che è proprio l’esperienza che ci porterà il generale“.
A cura di Alessandro Moschi