15 Febbraio 2025 06:34

Imperia: 47enne si toglie la vita in una struttura a Carpasio, in tribunale ascoltato lo psichiatra accusato di omicidio colposo

In breve: I fatti sono avvenuti a Carpasio e risalgono al 2020

Si è tenuta questa mattina una nuova udienza del processo a F. L., psichiatra accusato di omicidio colposo a seguito della morte di una donna di 47 anni che si è tolta la vita a Carpasio nel 2020. Secondo l’accusa il medico, all’epoca dei fatti direttore sanitario della Comunità Terapeutica “Il Faro”, non avrebbe valutato opportunamente i rischi suicidali della donna, nonostante in passato si fossero verificati alcuni episodi di autolesionismo.

Lo psichiatra inoltre, sempre secondo l’accusa, non avrebbe fornito disposizioni adeguate per garantire la sicurezza della paziente, lasciata libera di svolgere attività quotidiane come il ritiro della biancheria stesa ad asciugare sul balcone. Proprio durante questa attività la paziente si è gettata dal balcone, morendo successivamente per le ferite riportate.

La deposizione dell’imputato, medico psichiatra e all’epoca dei fatti direttore sanitario della struttura

Nell’udienza di oggi è stato sentito per primo l’imputato, F. L., all’epoca dei fatti direttore sanitario della struttura. Lo psichiatra racconta di aver già conosciuto anni prima la 47enne, quando da giovane era stata ricoverata a causa della sua tossicodipendenza e dei problemi comportamentali. Ha poi successivamente rincontrato la paziente nel momento in cui ha assunto la direzione della struttura nella quale lei era già ricoverata.

A proposito degli episodi di autolesionismo l’imputato dichiara che “i gesti anticonservativi erano oltre dieci anni prima. Erano risolti da anni. Appena entrato nella struttura lei era molto aggressiva, poi ho cambiato terapia e i colloqui sono stati sempre più frequenti e con lei ho instaurato un rapporto ottimo”.

Le era morto il fratello – prosegue lo psichiatra – ma ne avevamo parlato e la paziente dopo la prima ondata emotiva, che l’aveva portata ad avere una commozione emotiva, l’aveva ricostruito come fatto della vita e la situazione si era conclusa lì”. A proposito del fratello aggiunge “non è mai  venuto a trovarla, il rapporto era labile”.

Riguardo all’opportunità di far svolgere alla donna le attività nelle quali era coinvolta lo psichiatra risponde senza dubbi: “La paziente era idonea esattamente come gli altri. Non aveva mai mostrato atteggiamenti anticonservativi con me e con gli infermieri”. L’imputato inoltre sostiene che se la paziente avesse voluto avrebbe potuto manifestare questi atteggiamenti in diverse occasioni, ma la cosa non era avvenuta.

Sul gesto della donna infine conclude: “Non c’è mai stato a livello clinico nulla che ci potesse mettere davanti a questa possibilità”.

La deposizione dell’ex medico della struttura

La seconda e ultima deposizione di questa udienza è stata quella di G. T., medico non specialista della struttura dal 2018 al 2024.

A proposito della paziente racconta che “a volte era calma, a volte aggressiva nei confronti dei pazienti e del personale sanitario e assistenziale”. Il testimone prosegue sostenendo che con la terapia prescritta dall’imputato la paziente era migliorata sensibilmente, aggiungendo che non ricorda di aver notato atti autolesivi, tranne alcuni “momenti violenti di down” che le capitava di avere.

Per quanto riguarda la morte del fratello, G. T. afferma che la notizia le è stata data in modo progressivo e che la paziente aveva avuto delle crisi di pianto, ma a proposito dei famigliari sostiene che non venivano quasi mai a trovarla né telefonavano, questo anche prima della pandemia.

Al momento dei fatti il testimone non era presente, ma si dice sorpreso dell’accaduto.

Il medico infine ha ricordato il periodo del lockdown, che per i pazienti della struttura sostiene essere stato molto duro, con un aumento delle situazioni depressive.

L’udienza è stata rinviata al 28 febbraio.

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