22 Febbraio 2025 13:58

Imperia: “Mia figlia 17enne ricoverata in psichiatria perché non si trova una comunità che la accolga”. L’appello disperato di una madre / Il caso

In breve: La ragazza, essendo minorenne, non può essere accolta in una struttura per adulti

Ricoverata nel reparto psichiatrico dell’ospedale d’Imperia perché non si trova una comunità terapeutica dove accoglierla: questa la drammatica denuncia della madre di una ragazza di 17 anni che soffre di depressione, ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività) e disturbi borderline.

Una vicenda che dura da alcuni anni e che la donna, madre di altri due bambini, descrive come insostenibile in primis per le condizioni psicofisiche della figlia e in secondo luogo per l’assistenza, a pagamento, che deve garantire alla figlia durante il ricovero. Prima di finire nel SPDC (Servizio psichiatrico di diagnosi e cura) del nosocomio imperiese è stata ricoverata per tre anni in una comunità in provincia di Savona, salvo poi essere dimessa dopo una crisi.

La ragazza, essendo minorenne, non può essere accolta in una struttura per adulti, ma i pochi mesi che le mancano per raggiungere la maggiore età le precludono l’ingresso in un’altra comunità per minori

La situazione a questo punto sarebbe resa ulteriormente complicata a causa dell’età della ragazza. Essendo ancora minorenne infatti non può essere accolta in una struttura per adulti, ma al tempo stesso i pochi mesi che le mancano per raggiungere la maggiore età le precludono l’ingresso in un’altra comunità per minori.

La ragazza risulta pertanto “parcheggiata” nel reparto di psichiatria, paradossalmente con altri pazienti adulti, con problematiche di vario genere in attesa dei suoi 18 anni.

Le ragioni che avrebbero portato alle dimissioni della ragazza dalla comunità vengono definite “assurde” dalla madre, che aggiunge “mia figlia ha avuto alcune crisi dove ha tirato un cellulare rotto, ma non era la prima volta. Hanno sempre gestito queste crisi e all’improvviso invece l’hanno giudicata pericolosa“.

La situazione si fa ancora più drammatica in quanto la madre racconta di avere altre due figlie a carico, di essere separata (il padre si unisce comunque all’appello) e di non poter dunque dare alla 17enne l’assistenza continua di cui ha bisogno.

Come se non bastasse, se l’assistenza notturna è a carico del Comune di Diano Marina, i cui assistenti sociali seguono il caso, lo stesso non avviene per quella diurna, che risulta totalmente a carico della donna, peraltro disoccupata.

L’assistenza diurna risulta inoltre a carico della donna, separata, disoccupata e con due figlie a carico

“Il comune mi chiede di pagarmi l’assistenza per mia figlia – prosegue la donna – perché loro dividono le spese e poi mi arrivano cartelle di Tari del 2018 da 800 euro da pagare, come se fossi miliardaria, mentre gli assistenti sociali sanno benissimo la mia situazione. Ho chiesto di togliermi la Tari per reddito basso ma loro ovviamente mi hanno detto che è impossibile. Io ora mi ritrovo con il conto dell’assistenza per mia figlia, di più di un mese e altri ne arriveranno e 800 euro di Tari, che purtroppo non ho potuto pagare“.

Dalla madre arriva dunque un appello: “Ora io mi domando se è possibile che gli assistenti sociali e Asl non trovino una struttura adatta a lei in tutta Italia, è da un mese chiusa lì senza poter uscire neanche un’ora. Vorrei far presente questa cosa per far smuovere chi deve trovare una comunità per mia figlia, che lì dentro non riesce più a starci. Asl deve muoversi in ogni direzione, non possono ogni volta che chiedo rispondere ‹‹non ci sono novità››, ‹‹non si sa niente›› ecc.. Sembra che mi prendano in giro, sono stanca e stufa di questa situazione. Mia figlia ha diritto di avere una comunità dove può vivere normalmente, fare attività, uscire, prendere aria e non stare in un reparto simile a un carcere con vecchi e adulti“.

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