Grande emozione e divertimento questa mattina, 20 febbraio, per i bambini della scuola dell’Infanzia di Via Ulivi. Grazie all’impegno dei volontari dell’Associazione Sorrisi in Pillole, hanno potuto vivere un’esperienza unica.
“Ospedale delle Bambole”, un ambiente ospedaliero ricreato in forma di gioco, ma con un tocco di realismo che ha catturato l’attenzione e la curiosità dei piccoli partecipanti. I bambini, emozionati e concentrati, hanno portato le loro bambole, peluches e pupazzi, interpretando il ruolo di genitori preoccupati.
Spiega la maestra Orietta Zaffoni: “Ringraziamo il Preside per averci dato la possibilità di invitarli anche quest’anno e i nostri amici per aver accettato questo invito. Noi ci teniamo tantissimo a proporre ai bimbi questa esperienza perché sappiamo quanto sia importante per loro.
Loro giocano giocando e drammatizzando e con questo scambio di ruoli imparano a superare dei traumi ed è importantissimo.
Sono parecchi anni che questi amici ci vengono a trovare e abbiamo avuto tanta soddisfazione anche nel sapere da genitori che purtroppo si sono trovati in situazioni drammatiche, ospedalizzazione di bambini, ricoveri e hanno ricordato genitori e bambini questa esperienza ed insieme sono riusciti a superare un momento che è difficile per tutti e a maggior ragione per i bambini, quindi loro sono fantastici e noi continueremo ad invitarli e speriamo che continueranno ad accogliere il nostro invito”.
Parlano il primario Ecciù, dottor Chaos e Zia Dana dell’associazione Sorrisi in Pillole: “La mission è quella di far vedere ai bambini gli oggetti veri che si usano negli ospedali, che si usano in pronto soccorso, quindi farli abituare che questi oggetti non sono drammatici, che si possono utilizzare.
In secondo luogo è quello di far trasferire i loro problemi e le loro paure su dei mezzi, dei pupazzi eccetera, e quindi far uscire fuori le loro ansie non solo e soltanto quelle mediche, ma anche della famiglia.
L’associazione è nata tanto tempo fa, essenzialmente per lavorare in pediatria, poi siamo portati anche in ginecologia, anche nelle case di riposo. Il Covid, logicamente, ci ha un po’ ridimensionato e stiamo ripartendo in questo campo qua”.
A cura di Alessandro Moschi