Si è tenuta questo pomeriggio presso la Casa del Popolo in via del Collegio 3 una conferenza dal titolo “Il confine orientale tra storia e mito”, organizzata da Rifondazione Comunista in collaborazione con l’ANPI provinciale di Imperia e tenuta dalla saggista e coordinatrice della collana editoriale “Resistenza storica” Alessandra Kersevan, con la presentazione del Segretario Provinciale di Rifondazione Comunista Mariano Mij.
L’incontro ha riguardato gli avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale sul confine italo-jugoslavo, nel tentativo di fare chiarezza e confutare revisionismi e dimenticanze relativamente all’occupazione e allo sterminio della popolazione jugoslava da parte delle truppe italo-tedesche tra il 1941 e il 1945 e alla successiva tragedia delle foibe.
Mariano Mij – Segretario Provinciale di Rifondazione Comunista
Spiega Mariano Mij: “Noi replichiamo un convegno a distanza di cinque anni proprio sulle questioni del confine orientale perché crediamo che su certe tematiche occorra una verità e non il revisionismo cui stiamo assistendo, non soltanto per la questione del confine orientale ma anche su altre guerre tuttora in corso, oppure che ci sono state nel recente passato. Io credo che la ricostruzione reale dei fatti, soprattutto capendo chi è stato l’oppressore e chi è stato l’oppresso, possa spiegare molte dinamiche tragiche di una guerra come è stata la Seconda Guerra Mondiale.
Ovviamente nessuno nega il ricordo, la commemorazione dei defunti che ci sono stati da una parte e dall’altra, però chiaramente rifiutiamo una ricostruzione del tutto mistificata dei fatti che riguardano il confine orientale sia per quanto riguarda il numero di vittime nelle cosiddette foibe e soprattutto sul comportamento dell’esercito di liberazione jugoslavo quando ha recuperato quei territori che sono stati occupati dal 1941 con una serie di stermini e con la costruzione di una serie di campi di concentramento di cui il più vicino anche a Cairo Montenotte, sopra Savona, proprio per ricostruire tutta la campagna che c’è stata di liberazione dal nazifascismo sia nei territori della ex Jugoslavia ma in altri territori dell’Europa“.
Alessandra Kersevan – saggista e coordinatrice della collana editoriale “Resistenza storica”
Racconta Alessandra Kersevan: “Un argomento importante perché in questi ultimi dieci, venti, trent’anni in Italia c’è un battage sull’argomento propagandistico a tutti i livelli, da quello istituzionale a quello delle associazioni, delle biblioteche, nelle scuole, che si basa sostanzialmente su una narrazione che risale alla Seconda Guerra Mondiale.
L’articolo 1 della legge del ricordo dice che bisogna ricordare le foibe, l’esodo e la più complessa vicenda del confine orientale. Ecco, di questa più complessa vicenda praticamente in occasione del giorno del ricordo non si parla, non si dice qual è il contesto in cui eventualmente le foibe e l’esodo sono avvenuti.
Il nostro compito in tutti questi anni, già prima della giornata del Ricordo, perché l’argomento era stato sollevato già negli anni ’90, il nostro compito è quello di sia contestualizzare, raccontare tutta la vicenda, compresa la più complessa vicenda che inizia molto prima della Seconda Guerra Mondiale e poi anche di studiare i documenti che possono spiegare meglio qual è stata la situazione delle foibe e dell’esodo perché su questo c’è stata molta propaganda per quanto riguarda la questione delle foibe, è praticamente stata accettata sessant’anni dopo la versione che era stata proposta prima dai nazifascisti per quanto riguarda le cosiddette foibe istriane e per quanto riguarda le foibe triestine la propaganda da guerra fredda.
Quindi noi pensiamo che sarebbe stato necessario, volendo proporre una giornata di ricordo di queste vicende, studiare prima di far parlare massicciamente nelle scuole, alle televisioni, nei mass media in generale.
Invece praticamente si è accettata la versione che era già stata proposta sessant’anni prima in maniera puramente propagandistica perché la vicenda come è stata studiata da noi ma ormai anche da altri storici, non moltissimi per dire la verità perché coloro che affrontano l’argomento in maniera non simile a quella del mainstream ufficiale vengono emarginati, vengono tacciati di negazionisti, di riduzionisti, di tutta una serie di epiteti di questo genere quindi c’è molto timore quasi diciamo per la carriera a trattare questi argomenti.
E quindi noi invece che non abbiamo timori di questo genere abbiamo cercato di di documentare, di studiare dal punto di vista anche degli archivi che sono stati aperti negli anni ’90, anglo-americani, anche gli archivi jugoslavi, eccetera, e quindi siamo arrivati a delle conclusioni molto diverse da quelle che vengono propagandate normalmente, sia per quanto riguarda le foibe sia per quanto riguarda l’esodo. Oggi racconterò, anche con l’aiuto di immagini e di documenti, i risultati delle nostre ricerche“.