Un Auditorium della Camera di Commercio gremito di gente ha accolto Amélie Nothomb, scrittrice belga di fama internazionale nella serata di ieri 26 febbraio. L’autrice, dopo essere stata a Como il giorno precedente, ha proseguito il tour promozionale per il suo ultimo romanzo prima a Sanremo (nel pomeriggio) e infine a Imperia, dove ha dialogato con Nadia Schiavini, libraia della Mondadori di via Bonfante e ha risposto alle domande degli studenti del Liceo Linguistico Amoretti.
L’autrice ha presentato il suo ultimo romanzo, “L’impossibile ritorno” (ed. Voland)
In particolare gli studenti si sono concentrati sull’ultimo romanzo di Nothomb, “L’impossibile ritorno“, uscito in Italia il 18 febbraio, nel quale l’autrice racconta del suo ultimo viaggio in Giappone, paese al quale è intimamente legata. Sebbene, infatti, sia belga, è stato proprio il paese del Sol Levante a darle i natali, a Kobe, nel 1967.
Figlia di un diplomatico, trascorre l’infanzia tra Giappone, Cina, New York e Sud-Est Asiatico (in particolare in Bangladesh), al seguito degli impegni del padre. Dopo la laurea in filologia classica all’università di Bruxelles decide di tornare a vivere in Giappone, a Tokyo, dove inizia a lavorare come traduttrice in una grande azienda locale, esperienza tragicomica che racconterà in uno dei suoi libri di maggior successo, “Stupore e tremori“.
A seguito del fallimento dell’esperienza giapponese nel 1992 fa ritorno in Belgio, dove pubblica il suo primo romanzo, “Igiene dell’assassino“, enorme successo di vendite che le apre le porte della carriera letteraria: da allora Nothomb pubblica un libro all’anno.
“L’impossibile ritorno“, suo 33° romanzo pubblicato (ma per sua ammissione ne ha scritti almeno 3 o 4 volte tanti), costituisce una resa dei conti con il paese che ama, ma che ha dovuto abbandonare ripetutamente. Nel libro racconta del viaggio “à la Thelma & Louise” svolto in Giappone nel 2023 insieme alla sua amica fotografa Pep Beni, nel tentativo di ritrovare il suo passato ma anche di capire la sé stessa di oggi, passando pure per l’elaborazione del lutto per la scomparsa di suo padre, anche lui legatissimo a quei luoghi.
Intervista ad Amélie Nothomb: “Mi interessa scrivere di un momento di emozione della mia vita”
Nella cornice dell’Hotel Riviera dei Fiori di San Lorenzo al Mare, Amélie Nothomb ha risposto alle domande dei giornalisti.
Sono rimasta estasiata ovviamente da quest’ultimo libro che per me, dopo i 33 precedenti, sembra quasi il libro della riconciliazione. Ha fatto pace con una parte di sé stessa? È riuscita in questo viaggio a mettere un punto e sembra quasi una svolta È possibile?
“Credo che sia possibile. È la prima volta che torno in Giappone senza provare un senso di colpa. Mi dispiace di non essere riuscita a essere giapponese, ma alla fin fine penso che non sia grave perché penso di provare un sentimento di grande amore per questo paese“.
Nel suo libro si sente molto il valore della nostalgia, a volte invocata, a volte combattuta, a volte temuta. Questo libro ha cambiato il suo rapporto con questo sentimento e in che modo?
“In questo libro io sono in viaggio con un’amica, un’amica molto speciale, che mi impedisce in qualche modo di esprimere la mia nostalgia per questo paese, perché è un sentimento che la disturba, la agghiaccia letteralmente. E dunque io in qualche modo sono persino contenta di non doverla esprimere, perché è un modo di provarla più forte ancora, per il semplice fatto di non poterla esprimere e di doverla nascondere“.
Lei ha scritto molti romanzi di natura autobiografica, però non ha mai composto un’autobiografia intera. Ha sempre in qualche modo frantumato i suoi racconti in diverse storie. Vorrei chiederle come mai di questa scelta, è una scelta precisa oppure è dettato dal momento, da scelte momentanee?
“I miei romanzi sono corti ed è importante che siano corti. Non potrei mai scrivere un’autobiografia intera, intanto perché non sono ancora morta, ma anche perché sarebbe troppo lunga. Non mi interessa di scrivere la mia vita per intero, quello che mi interessa è di scrivere di un momento di emozione della mia vita“.
A proposito di un periodo particolare della sua vita, che è quello del primo ritorno in Giappone, che racconta in “Stupore e Tremori” e poi anche in “Né di Eva né di Adamo” lei racconta sostanzialmente gli stessi anni da due punti di vista diversi, la sua vita lavorativa e la sua vita privata e quindi quella che potrebbe essere una singola storia in realtà diventa due storie differenti e vorrei chiederle esattamente in quel momento particolare ecco questa divisione l’ha sentita necessaria per quale motivo?
“Credo che sia una conseguenza della tragedia di Racine. Nella tragedia di Racine è molto importante che ci sia l’unità di luogo e l’unità di tempo. Come potrei raccontare allo stesso tempo la vita amorosa e la vita lavorativa? Non è possibile, non ci sarebbe unità di luogo!“
Ha potuto visitare le nostre zone, la Riviera, le è piaciuta?
“Ah, la sto scoprendo, la adoro! È la prima volta nella mia vita che dormo in un albergo esattamente sulla riva del mare. Viva la Riviera italiana!“
L’impossibile ritorno vale per i viaggi, i luoghi del cuore, o anche per i vecchi amori?
“Per tutto, per tutto!“
C’è una parola in tedesco, “heimweh” che significa proprio il dolore della nostalgia, del ritorno di casa. È quel dolore che prova lei, quella nostalgia che prova lei?
“Sì, è un sentimento proustiano. Proust dice che in nessun caso bisogna tornare nei luoghi della propri infanzia, perché ci sono solo due possibilità. O i luoghi sono totalmente cambiati ed è orribile, o i luoghi non sono cambiati, ma tu sei totalmente cambiato ed è orribile anche questo“.
Lei è anche una grandissima lettrice, che libro c’è adesso sul suo comodino in questo periodo?
“Sto leggendo in questo momento il nuovissimo libro di Murakami, ‘La città e le sue mura incerte’, che è un libro magnifico“.
La sua scrittura è ancora adesso una migrazione sconosciuta?
“Sempre. Mi preoccupo di togliere sempre di più da una frase e ogni volta tolgo qualcosa di più. Dico spesso a Daniela, che è la mia editrice, che fra trent’anni le porterò un libro che è un haiku [componimento poetico tradizionale giapponese noto per essere estremamente breve, ndr]”.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
“Scrivere, scrivere, scrivere, tornare in Italia. Ho scritto un libro che si chiama ‘L’impossibile ritorno’, ma per l’Italia sarà ‘Il ritorno possibile’“.
Beatrice Cozzi Parodi – Presidente del Gruppo Cozzi Parodi
Dottoressa Beatrice Cozzi Parodi in un hotel di prestigio, una scrittrice con altrettanto prestigio.
“Sì, una scrittrice conosciuta a livello internazionale, ha vinto un premio Strega, ha partecipato a tanti finali dei premi Goncourt, quindi diciamo un’eccellenza che ha scelto la Riviera dei Fiori, infatti è stata ospite al Casinò di Sanremo nei martedì letterari, adesso andrà in una libreria a Imperia e ha scelto l’albergo qui a San Lorenzo, quindi diciamo che frequenta tutta la Riviera e in onore della Riviera che l’accoglie in un abbraccio“.
Questo può essere anche uno spunto turistico per far conoscere la Riviera dei Fiori nel mondo.
“Assolutamente sì, perché comunque la nostra Riviera nel passato era molto conosciuta all’estero, pensiamo agli inglesi che hanno costruito Sanremo, Ospedaletti, Bordighera, Ventimiglia, i giardini Hambury. Poi abbiamo avuto un periodo un pochino meno noto e può essere invece una ripartenza, una riapertura in un mondo che si può affacciare anche alla nostra Riviera“.
A cura di Matteo Cantagallo