A. R., 60 anni, medico del pronto soccorso dell’ospedale di Imperia, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo per la morte di un giovane bengalese di 21 anni deceduto nel maggio 2020. La vicenda, risalente al periodo dell’emergenza Covid, è ora al centro di un processo che vede il 60enne difeso dall’avvocato Emilio Varaldo del foro di Imperia.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il giovane si presentò al pronto soccorso il 1° maggio 2020 lamentando dolori addominali e malessere generale. Il medico, dopo aver effettuato una visita e prescritto esami del sangue, avrebbe diagnosticato un’enterocolite, senza però considerare i valori anomali riscontrati negli esami, che indicavano una grave iperglicemia (550 mg/dl) e ipersodiemia (162 mEq/l).
Il giovane fu dimesso senza un ricovero, nonostante le condizioni critiche
Due giorni dopo, il 3 maggio, il 21enne fece nuovamente ritorno in ospedale, dove purtroppo perse la vita. Secondo l’accusa, il decesso sarebbe stato causato da un “coma chetoacidosico in diabete misconosciuto”, con conseguente insufficienza multiorgano. La procura sostiene che il medico 60enne, per “negligenza, imprudenza e imperizia”, non abbia riconosciuto la patologia diabetica, portando a esiti fatali.
L’Asl 1 Imperiese ha già provveduto a risarcire la famiglia della vittima, rappresentata dall’avvocato Alessandra Ballerini di Genova, con un indennizzo di 458.064 euro per danni e spese legali. Per il medico, invece, si prospetta un patteggiamento della pena a un anno di reclusione, con sospensione condizionale, dopo che una perizia medica ha escluso la colpa grave.