Il Gruppo di minoranza “Uniti per Pieve di Teco” con Renzo Brunengo e Alberto Molinari ha inviato un comunicato stampa per esprimere il loro disaccardo sullo statuto proposto da Sindaco e maggioranza durante l’ultimo consiglio comunale.
“Sindaco e maggioranza nell’ultimo Consiglio ci hanno proposto uno Statuto che non condividiamo. E’ la carta fondamentale, è la casa comune di tutti, sono le norme che disegnano il futuro amministrativo della Valle. Non possiamo dire di sì, senza mai averne discusso, neppure tra i consiglieri di Pieve. Per un argomento di tale importanza sarebbe stato doveroso organizzare una assemblea pubblica con i consiglieri comunali della Valle, per sentire le loro opinioni e farne tesoro.
Per capire in quale situazione ci troviamo sarebbe sufficiente la frase pronunciata dal Sindaco Alessandri “Me ne battu u belin”, frase più eloquente di qualsiasi discorso, rivolta ai consiglieri comunali che facevano delle osservazioni sull’argomento.
Nel documento proposto ci sono Comuni il cui voto nel nuovo Ente conta tantissimo altri che contano quasi nulla. Noi riteniamo che tutti debbano avere pari dignità di rappresentanza perché sono tutti di piccole dimensioni, con differenze di poche centinai di abitanti, su territorio montano in zona svantaggiata . Per capire meglio facciamo il semplice esempio di un Comune turistico che abbia tantissime presenze e tante strutture turistico-alberghiere o seconde case, ma pochi residenti. Lo valutiamo unicamente dal numero dei residenti e dalla superficie del territorio come fa questo Statuto? Vale più un territorio con una forte densità abitativa o un territorio ampio e con esigua densità di abitanti? Noi riteniamo che ad ogni Comune deve essere riconosciuto il suo ruolo storico ed attuale, le proprie specificità e potenzialità. Abbiamo pure constatato che molti amministratori della Valle su questo concordano.
Noi vogliamo una Unione nel segno dello sviluppo e del progresso. Dobbiamo darci delle regole che non imprigionino ed ostacolino le potenzialità del territorio e delle comunità che lo presidiano, come invece tende a fare questo Statuto. Poi va rispettata la Legge, che è chiarissima: Ogni singolo Comune associato elegge i propri rappresentanti garantendo sempre la presenza della minoranza qualora esistente. Se inesistente sarà la maggioranza a valere. Cosa che non avviene con questo Statuto, palesemente fuorilegge. Ma anche miope, antidemocratico, già vecchio e superato prima di nascere e con norme finanziarie poco chiare e ambigue.
Per rendersene conto basta leggere gli Statuti delle Unioni già costituite, compresa quella del Golfo Dianese. Tutti ispirati a principi di cooperazione, tutti, ripetiamo tutti, con pari dignità di rappresentanza sia della maggioranza che della minoranza di tutti i comuni associati. Invece di inventarsi delle stranezze fuori legge, sarebbe meglio copiare.
La Prefettura, la Regione ed il Ministero crediamo non possano tacere di fronte a una simile aberrante situazione”.