Il circo è una forma di spettacolo e di intrattenimento dalla tradizione secolare. Da sempre, con modalità e aspetti differenti, l’arte circense ha fatto sognare grandi e piccini in tutto il mondo. Le capacità ginniche, mentali o illusionistiche di tanti artisti venivano mostrate al pubblico in modo itinerante stupendo e facendo brillare gli occhi degli spettatori. Ma anche le esibizioni degli animali, la cui presenza nei circhi sembra esserci sempre stata.
Il circo ad Imperia e le origini dell’utilizzo degli animali
Colui che, infatti, viene considerato il padre di questa tipologia di spettacolo Philip Astley ex ufficiale di cavalleria iniziò a esibirsi con numeri equestri nel 1760. Con il passare del tempo, per stupire sempre di più il pubblico e differenziarsi dalla concorrenza, i circhi cominciarono a introdurre animali esotici: leoni, tigri, elefanti, cammelli la cui presenza evocava il mistero e il fascino dell’ignoto.
Oggi questa pratica è sempre più messa in discussione. Sono in molti a sostenere infatti che la vita degli animali nei circhi sia profondamente inadeguata: spazi ridotti, mancanza di stimoli, stress da viaggio e addestramento forzato.
L’arrivo ad Imperia di un nuovo circo con gli animali, dopo più di 5 anni dall’ultimo, ha quindi riacceso il dibattito sul tema e, per capire come mai sia considerata una pratica sbagliata l’utilizzo degli animali nei circhi abbiamo contattato Giulia Giambalvo, responsabile dell’area animali esotici di Lav.
La LAV sui rischi di stereotipie: “Elefanti e grandi felini corrono per chilometri in natura. Nei circhi sono costretti in vagoni o recinti”
“La prima cosa da dire è legata al fatto che gli animali nei circhi sono detenuti in condizioni inadeguate – afferma Giambalavo – Gli spazi a loro disposizione sono estremamente ridotti rispetto a ciò che avrebbero in natura. Elefanti e grandi felini percorrono, in libertà, tantissimi chilometri ogni giorno. Nei circhi, invece, sono costretti in vagoni o in recinti esterni minuscoli”.
Oltre allo spazio, manca anche la possibilità di arricchimento ambientale. “Gli arricchimenti – spiega – sono oggetti come tronchi, rami, vasche d’acqua, indispensabili per stimolare la mente di questi animali. Parliamo di specie molto intelligenti. Senza stimoli adeguati sviluppano stereotipie ossia comportamenti che sono indice di un forte malessere o di una condizione di stress nell’animale. Un esempio? Una tigre che cammina avanti e indietro in modo ripetitivo oppure un elefante che muove la proboscide avanti e indietro e la testa in modo ossessivo”.
“Un ippopotamo, ad esempio, è una specie semi-acquatica: passa ore nell’acqua per mantenere elastica la pelle. Anche secondo le linee guida CITES, servirebbe una vasca. Ma per natura stessa del circo, che è itinerante, è quasi impossibile garantirla, così come i tronchi per le tigri. Ci sono dei limiti strutturali del circo, non può migliorare la situazione. Non può – ad esempio – dotarsi di una vasca per i bagni di fango degli elefanti, montarla e poi smontarla dopo poco per ricominciare il tour. I trasporti sono fonte di stress: gli animali viaggiano in box e vagoni, chiusi per ore o giorni”.
“Un animale nato in cattività ha lo stesso DNA e gli stessi istinti di uno nato in natura”
Nemmeno la nascita in cattività giustifica la detenzione. “Anche se nati in cattività – chiarisce la dottoressa Giambalavo – l’istinto degli animali è codificato nel loro DNA. Non sono specie che si sono co-evolute con noi. Sono animali strappati dalla natura e fatti riprodurre in gabbia, ma geneticamente restano selvatici”.
“Le esibizioni inoltre prevedono comportamenti del tutto innaturali: mettersi su due zampe, saltare, rotolare. Tutto ciò compromette articolazioni, ossa, muscolatura, sistema immunitario”.
Gravi, secondo la LAV, anche le conseguenze psicologiche e sociali. “Nei circhi i cuccioli vengono spesso separati dai genitori per l’addestramento, generando crisi profonde. Oppure si crea l’opposto: c’è sovraffollamento nelle gabbie per animali solitari, come nel caso delle tigri chiuse in gabbie troppo piccole in gran numero. È stress psicologico e fisico continuo”.
Le fughe degli animali e il rischio di contrarre malattie
E poi c’è il tema della sicurezza pubblica. “Non è solo sofferenza per gli animali. Portare esemplari esotici a contatto col pubblico può facilitare la trasmissione di malattie. E poi ci sono le fughe. Come il cammello scappato dal circo Lidia Togni, poi catturato e morto poco dopo. Un animale impaurito in mezzo al traffico può travolgere o essere travolto. È un rischio per tutti”.
“Quando sei in natura e vedi un leone scappi. Perché al circo ridiamo? È innaturale – conclude Giambalavo – non c’è nulla di educativo o conservazionistico nel limitare la libertà di un essere vivente”.
La presenza degli animali quindi sembra fare più male che bene a tutti, animali e persone comprese. Fortunatamente però l’elegante arte circense non ha bisogno di queste derive per stupire. Gli artisti – acrobati, giocolieri, illusionisti, equilibristi – sono persone straordinarie, capaci di emozionare e incantare con il solo talento umano. Il futuro del circo sembra quindi essere lì: nello spettacolo fatto da esseri umani, senza sottomissioni o forzature. Un circo etico, senza animali, ma con la magia intatta.
Scopri la campagna Basta Animali nei Circhi di LAV.


