Sì è tenuta questo pomeriggio presso la Sala Consiliare del Comune di Diano Marina l’incontro sul tema “La mafia nel Ponente Ligure“, con la partecipazione dell’ex Procuratore Distrettuale Antimafia di Genova dott. Michele di Lecce, che ha condiviso la sua esperienza nel contrasto alle mafie e alla corruzione e quella del Procuratore della Repubblica di Imperia dott. Alberto Lari, impegnato nelle indagini e nella prevenzione delle infiltrazioni mafiose nella regione.
All’incontro, promosso dal Comune e dalla Commissione Antimafia di Diano Marina insieme a Libera Imperia, hanno partecipato anche il Sindaco Cristiano Za Garibaldi, il consigliere comunale Francesco Parrella, presidente della Commissione Antimafia e la Referente Provinciale di Libera prof. Maura Orengo.
Ampia la partecipazione del pubblico che ha riempito la sala, tra cui molti rappresentanti del Consiglio Comunale di Imperia, sia di Maggioranza che di Opposizione.
Nel corso dell’incontro sono state analizzate l’evoluzione della criminalità organizzata nel Ponente Ligure e approfondite le dinamiche, discutendo poi quali strategie dovrebbero adottare le istituzioni per contrastare il fenomeno.
Il tema della mafia nel Ponente Ligure era stato recentemente affrontato anche dalla trasmissione Rai “Report”, che la sera dell’8 dicembre scorso aveva dedicato una parte del suo reportage sulla Provincia di Imperia proprio al fenomeno della criminalità organizzata.
Alberto Lari – Procuratore della Repubblica di Imperia
Dice il Procuratore Lari: “Il quadro dell’imperiese direi che è uno dei quadri su cui bisogna prestare la maggiore attenzione. Direi che ormai è assodato che il Ponente Ligure rispetto un po’ alle altre parti della regione Liguria è quella dove l’insediamento della mafia è più numeroso. Poi ovviamente vi è una dislocazione territoriale che almeno dal punto di vista processuale non riguarda tutte le località della provincia d’Imperia, però su diverse diciamo che ormai vi è un accertamento giudiziario definitivo che attesta la presenza della mafia in questo territorio.
Purtroppo le indagini, alcune sono risalenti nel tempo e le più recenti diciamo attestano sicuramente un grosso traffico di sostanze stupefacenti. Io credo che in realtà l’obiettivo dovrebbe essere un altro e cioè quello del rinvestimento di capitali anche di grossi capitali. Il problema è la difficoltà di dimostrarlo perché ovviamente mentre il traffico di droga ha più traccia, qui stiamo parlando di di società prestanome, società che arrivano da fuori, società che arrivano dall’estero, quindi sono attività di indagine molto complesse e in quello credo che siamo ancora parecchio indietro. Ci sarebbero da scoprire tante cose ma forse non ci siamo ancora riusciti“.
Michele Di Lecce – Ex Procuratore Distrettuale Antimafia di Genova
Spiega il dott. Di Lecce: “Il Ponente ha sempre avuto una zona di rilievo, già parliamo degli anni 50 per i primi sintomi. Poi ci sono state fasi di alti e bassi, comunque ormai le varie mafie, soprattutto la ‘ndrangheta, in Liguria è stabile non è più un problema di infiltrazioni, è un problema di presenza costante e continua, con le trasformazioni che anche la ‘ndrangheta e anche in Liguria questa organizzazione ha avuto, cioè il passaggio molto più da una fase, per così dire, più violenta, più di atti eclatanti, a una fase ancor meno visibile di quando non fosse inizialmente, ma molto più pericolosa perché attacca l’economia e a volte anche i principi di convivenza civile nelle varie zone, ma in un modo progressivo, partendo prevalentemente da insediamenti medio-piccoli, sia a livello sociale sia a livello imprenditoriale, quindi senza ancora una volta gesti simbolici o notevoli.
E questo è un dato particolare. Poi i procedimenti hanno evidenziato che comunque nell’area del Ponente c’erano le locali di Ventimiglia con l’appendice di Bordighera, c’era la camera di passaggio a Ventimiglia per tenere i collegamenti e il coordinamento con le attività illecite dell’area del Ponente e quelle complementari.
Anche nell’area savonese, soprattutto nel settore dell’edilizia originariamente, poi con la trasformazione sempre più forte in società economiche, oltre che produttive, delle organizzazioni mafiose, le caratterizzazioni di area produttiva, per così dire, sfumano un po’, perché si riconduce tutto poi a un livello economico, però rimane comunque la presenza nei settori più tradizionali che si sono certamente allargati anche a quello genericamente del turismo, diciamo la ristorazione, alberghiero eccetera.
È soprattutto questa trasformazione che oggi consente forse di fare qualcosa di più. Perché in passato spesso le organizzazioni criminali, ma non solo in Liguria, di fatto non si sono contrapposte allo Stato, ma si sono affiancate allo Stato. E quindi questo ha reso in passato molto più difficile, ovviamente di quando già non fosse di per sé stessa, una attività di contrasto a queste forze criminali.
Io non ho elementi oggi per dire che siano ancora attive quelle quelle forme di aggregazione però per esperienza difficilmente questi diciamo nuclei periferici dell’organizzazione chiudono per mancanza di affiliati normalmente non accade. Può darsi che sia, ma mi sembra abbastanza difficile”.