27 Aprile 2025 06:56

Riforma della cittadinanza italiana: dal referendum popolare di giugno allo ius scholae

L’evento di sabato 12 aprile al Bar 11 in Piazza De Amicis organizzato da Anolf Imperia e Amnesty international sezione di Imperia (responsabile dott. Marco Scarella), è stata l’occasione per fare il punto sui progetti di riforma della cittadinanza a partire dal referendum abrogativo dell’8 / 9 giugno 2025.

La proposta di referendum sulla cittadinanza italiana dopo aver ampiamente superato la soglia delle 500 mila firme raccolte, l’iniziativa è riuscita a catalizzare un consenso trasversale, evidenziando la necessità di rivedere alcuni aspetti della normativa attuale di cittadinanza.

L’avvocato Angelo Massaro ha illustrato nell’evento alcuni aspetti della legge di cittadinanza del 1992 e le prospettive di riforma.

La legge attuale di cittadinanza per residenza

L’attuale normativa italiana sulla cittadinanza è regolata dalla Legge n. 91 del 1992, fondata sul principio dello ius sanguinis, che conferisce automaticamente la cittadinanza a chi nasce da almeno un genitore italiano. Tuttavia, per gli stranieri, il percorso di acquisizione della cittadinanza è molto più lungo e complesso.

Una delle modalità principali prevede un requisito di residenza legale e ininterrotta in Italia per almeno dieci anni, unitamente ad altri criteri quali la conoscenza della lingua italiana, la disponibilità di un reddito adeguato e l’assenza di condanne penali. Questa normativa, spesso criticata per la sua rigidità, ha suscitato ampi dibattiti.

Il quesito referendario

Come specificato dall’avvocato Angelo Massaro il quesito referendario mira a modificare l’articolo 9 della Legge n. 91/1992, abrogando le disposizioni che impongono dieci anni di residenza legale per ottenere la cittadinanza italiana ai cittadini stranieri. La proposta prevede di dimezzare questo termine, portandolo a cinque anni, lasciando invariati gli altri requisiti già previsti dalla legge, come la conoscenza della lingua italiana e l’assenza di cause ostative.

L’obiettivo dichiarato del referendum è quello di rendere l’accesso alla cittadinanza più rapido e inclusivo, soprattutto per le famiglie e le seconde generazioni.

A gennaio 2025, la Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum, giudicandolo conforme ai requisiti previsti dall’ordinamento. Se il referendum dovesse essere approvato, l’Italia si allineerebbe a molti Paesi europei, come la Francia e la Germania, quest’ultima ha adottato una normativa simile riducendo a cinque anni il periodo minimo di residenza richiesto per la cittadinanza.

Ius soli e ius scholae

Il referendum si inserisce in un più ampio dibattito sulle modalità di acquisizione della cittadinanza. Lo ius soli e lo ius scholae, pur essendo stati oggetto di proposte legislative negli ultimi anni, seguono criteri differenti rispetto al quesito referendario. 

Lo ius soli si rivolge ai bambini nati sul territorio italiano, mentre lo ius scholae interessa i minori che completano almeno un ciclo di studi di cinque anni in Italia. Entrambi i modelli pongono l’accento sulle seconde generazioni e sulla necessità di riconoscerne il ruolo nella società italiana.

La proposta referendaria, invece, amplia lo spettro di beneficiari, includendo non solo le nuove generazioni, ma anche gli adulti stranieri che risiedono da anni nel Paese.

Da ultimo l’avvocato Massaro ricorda come la pubblica amministrazione ha fino a 36 mesi (3 anni) per valutare e istruire le domande di cittadinanza, questo significa che attualmente oltre al requisito dei 10 anni di residenza occorre attendere altri due o tre anni per ottenere il decreto di cittadinanza.

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