Imperia. La R.S.U. Comp. Lav. Portuali “L. Maresca.” ha risposto a quella che definisce, confusionaria, intervista rilasciata da Angelo Colussi in cui dà la colpa della chiusura del mulino al mancato collegamento con un tunnel di trasporto tra banchina e stabilimento.
“Nell’intervista di Angelo Colussi il patron dell’Agnesi attribuisce la chiusura del mulino della fabbrica al mancato collegamento con un tunnel di trasporto del grano tra la banchina oceanica del porto e lo stabilimento.
Nel verbale di accordo 13/1/14, sottoscritto dalla Colussi S.p.a., la stessa dice: “La persistente impraticabilità del porto di Oneglia per navi di stazza significativa ha costretto l’azienda ad utilizzare un altro porto limitrofo”.
Sembra ovvio che se il problema è l’uno non può essere l’altro e che Colussi, come già ha dimostrato in passato, cambia versione a seconda del momento, non sapendo come giustificare il fatto che l’azienda sia in perdita, pur essendo il settore della pasta in crescita in tutto il mondo( vedi sole 24 ore,29/10/14).
Come rappresentanza sindacale vogliamo ribadire la completa infondatezza delle affermazioni del Signor Colussi.
Primo. Del tunnel di trasporto del grano si parlava ancora prima del passaggio dell’Agnesi alla Danone. In realtà il tunnel non è stato completato perché non si è mai voluto investire in quest’opera; probabilmente risultava più conveniente economicamente all’Agnesi scaricare il grano in modo tradizionale. Dall’altra parte la Compagnia Portuale si è più volte impegnata nel rinnovamento delle sue strutture, con il recente acquisto, ad esempio, di una nuova benna per ottimizzare la movimentazione del grano. Questo oneroso investimento della Compagnia è stato vanificato dalla chiusura del mulino.
Secondo. Le navi in arrivo non hanno mai superato le cinquemila tonnellate di stazza perché i silos dell’Agnesi non potevano stivare più di quella quantità di grano; per questa ragione veniva utilizzato il porto di Savona anche per lo stoccaggio. Probabilmente si sarebbe potuto ovviare al problema se, a suo tempo, si fosse investito in nuovi silos nell’area dell’ex-Olea destinata all’Agnesi.
Terzo. La scelta di fare arrivare ogni giorno dodici camion TIR di sfarinato dalla Toscana è sicuramente la più onerosa sia dal punto di vista economico che della qualità; per non parlare del traffico di automezzi che grava sulle strade della città, cosa di cui Colussi sembra molto preoccuparsi a parole.
Quarto. E’ sicuramente vero che, fino alla caduta in disgrazia di Scajola, tutto ruotava intorno allo sviluppo turistico del fronte mare, cosa che può aver comportato delle difficoltà nella gestione dello stabilimento, fatta salva, comunque, la possibilità che lo stesso Colussi fosse coinvolto in eventuali futuri investimenti in campo turistico (si veda, ad esempio, l’abbattimento-blitz delle ex-ferriere e il successivo faraonico progetto della Porta del Mare).
La realtà è che il ‘patron’ vuole andarsene dopo una gestione rovinosa dell’azienda, ma non vuole vendere ad un possibile acquirente una fabbrica funzionante e produttiva, bensì un’immensa area da destinare all’ennesima speculazione immobiliare in riva al mare.
Se, in questi ultimi giorni, non ci fosse stata la mobilitazione degli operai e di tutta la città, i giochi sarebbero già fatti perché, nonostante “il porto turistico più grande del Mediterraneo” stia andando in pezzi e il mercato immobiliare sia fermo, non esiste un’alternativa al ‘pensiero unico’ per il futuro di Imperia”.