Nella giornata di ieri, 9 novembre, si è svolto presso il Teatro Cavour di Imperia Porto Maurizio, il secondo Memorial dedicato ad una giovane promessa del ballo, scomparso nel pieno della sua gioventù il 21 gennaio dello scorso anno, Matteo Maragliotti.
I genitori del giovane Matteo, a seguito di quanto accadutogli,autorizzarono la donazione degli organi del proprio figlio, consentendo cosi di salvare diverse persone da sicura morte o da una vita di sofferenze. I genitori, nel nome di Matteo hanno dato vita ad una associazione con la quale in particolare, in Sierra Leone hanno realizzato diversi progetti, tra cui una casa per i ragazzi già finita ed abitata.
Ad Imperia, l’Associazione ha avuto dei riconoscimenti come, l’intitolazione di un’aula d’informatica dedicata a Matteo, presso l’Istituto Hambury Polo tecnologico imperiese, ed ancora, una lettera di ringraziamento da parte dell’Ordine Dinastico della Real Casa di Savoia, Vicariato Imperia/Albenga, per il generoso contributo elargito a copertura di costose cure, in favore di un bambino di nome Matteo.
Il secondo Memorial ha visto in campo, come la passata edizione, artisti di alta capacità professionale, eccezionali interpreti della musica del canto e danza.
L’associazione Aido, da sempre vicina alla famiglia, è stata invitata come in passato a presenziare all’evento e, molti partecipanti hanno chiesto informazioni agli operatori presenti nell’atrio del teatro, ritirando materiale informativo e ponendo innumerevoli domande nello specifico settore.
L’unica vera donazione, come l’ha definita il filosofo Jacques Derrida, e’ quella che non viene ricambiata e, la donazione di organi e tessuti lo è per eccellenza. Ad oggi, 9118 persone tra adulti e bambini sono in attesa di trapianto e, 1830 trapianti dall’inizio dell’anno sono stati effettuati, chiunque potrebbe diventare donatore indipendentemente dall’età, ed esserlo, significa poter salvare la vita a tante persone o migliorarne la loro qualità.
L’Aido nei suoi 41 anni di attività ha condiviso passione ed entusiasmo. In tutto questo tempo si sono intrecciate le esistenze di soci, volontari, operatori sanitari e famiglie di donatori e, proprio quest’ultimi, hanno permesso che la fine di una vita diventasse la rinascita di un’altra.