Imperia – Torna lo spettro della chiusura di circa 73 sezioni della Polizia Postale in tutta Italia, tra cui anche quella di Imperia, divenuta nel corso degli anni punto di riferimento sia per la Procura, che affida agli uomini coordinati dall’ispettore Capo Ivan Bracco le inchieste più delicate e che necessitano di competenze informatiche specifiche, sia per la cittadinanza imperiese che ha riconosciuto il lavoro svolto in merito alla vicenda portuale.
Tra i molti che si sono spesi per salvare il compartimento che indaga sui reati come la pedofilia, pedo-pornografia, le truffe informatiche, stalking, hacking e phishing c’è anche la Senatrice del PD Donatella Albano che ha presentato un’interrogazione al Ministro dell’Interno Angelino Alfano per conoscere le intenzioni del Governo sul tema. Nei mesi scorsi, la riforma era stata stoppata ma negli ultimi giorni l’argomento è tornato d’attualità e le preoccupazioni sono sempre più aumentate.
L’interrogazione:
“Nell’ottica della razionalizzazione della spesa, è stata disposta la riorganizzazione del Ministero dell’Interno, con la previsione di riduzioni delle dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni, in base a quanto previsto dall’art. 21-bis della legge n. 114/2014.
Nello specifico, per ciò che attiene al progetto di riorganizzazione della Polizia di Stato, così come si legge nella circolare del Ministero dell’Interno del 4 marzo 2014, “viene evidenziata l’esigenza di una condivisa razionalizzazione della dislocazione dei presidi di polizia sul territorio, che tenga in debito conto la conclamata carenza di organico in cui versano le forze dell’Ordine e l’attuale congiuntura economica”.
Secondo l’ipotesi che viene fuori dal “Progetto di rimodulazione dei Presidi della Polizia di Stato”, diffuso dalla Direzione Centrale per gli Affari Generali, per quanto riguarda la Polizia Postale e delle Comunicazioni, è stata prevista la soppressione di 73 Sezioni provinciali, pur essendo l’unica specialità ad occuparsi di contrastare il crimine on-line.
In particolare, la Polizia Postale si occupa di contrastare moltissimi reati on-line come stalking, molestie, cyberbullismo, cyberstalking, clonazioni di carte di credito, truffe telematiche, sfruttamento delle ludopatie, hacking, phishing, spamming, reati concernenti i diritti d’autore, reati nell’ambito della telefonia e di tutti quelli che avvengono sui diffusissimi social network.
Con la soppressione delle 73 sezioni provinciali, i rimanenti uffici regionali della Polizia Postale, dovranno prendersi in carico tutte le attività provenienti dalle Provincie aumentando il modo esponenziale i tempi di esplicazione di ogni singola pratica.
In particolare, le sezioni provinciali della Polizia Postale, oltre a risultare gli uffici più facilmente raggiungibili dai cittadini, portano avanti compiti specifici, ad esempio, attraverso delle lezioni nelle scuole, insegnano agli alunni a proteggersi dalle persone psicologicamente deviate, mettendoli nelle condizioni di utilizzare internet in modo consapevole.
La Polizia postale ha, inoltre, la competenza specifica, assegnata per legge, nel campo del contrasto alla pedofilia on-line: come infatti previsto dalla legge n.38 del 6 febbraio 2006, è il “Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia sulla rete Internet” a lottare contro questo odioso crimine.
Dopo anni di perfezionamento e aggiornamento, per una presunta esigenza di razionalizzazione della spesa, il personale della Polizia Postale si vedrà costretto a compiere una scelta tra rimanere nella propria città di lavoro per svolgere generici compiti – già svolti, per lo più, dai carabinieri – oppure sottoscrivere una domanda di trasferimento per continuare a fare lo stesso lavoro in uno dei rimanenti uffici della specialità.
rilevato che:
l’ipotesi prospettata dal Governo, sulla ricollocazione delle soppresse sezioni presso gli uffici investigativi delle questure, contraddice la logica della razionalizzazione della spesa, dati i costi dell’eventuale trasferimento del personale ed adeguamento degli stabili ad ospitare la specialità;
attualmente le spese riguardanti gli uffici, gli allestimenti, le dotazioni strumentali relative alla specialità, la cancelleria, le autovetture di servizio e parte degli emolumenti (straordinari, missioni ed indennità di specialità) sono a carico della Società Poste Italiane S.p.a, come risulta dalla “Disciplinare della convenzione tra il Ministero dell’Interno – Dipartimento della Pubblica Sicurezza – e Poste Italiane S.p.a” stipulata il 12 luglio 2011;
il contrasto al crimine informatico e l’attività di analisi informatiche effettuato dalla Polizia Postale, già oggi, consentono risparmi enormi in termini di consulenze a pagamento da parte dell’Autorità Giudiziaria;
la riduzione degli uffici della Polizia Postale al solo livello regionale, significherebbe creare un grosso disservizio ai cittadini, i quali hanno diritto ad usufruire di un livello di sicurezza minimo e paritario senza discriminazioni territoriali;
l’eventuale soppressione delle sezioni provinciali significherebbe annullare la sicurezza del comparto informatico, non essendoci altre specialità della Polizia di Stato e nelle altre forze dell’ordine ad avere le specifiche competenze della Polizia Postale;
chiede:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti elencati, quali misure intenda prendere per evitare di sopprimere le circa 73 sezioni provinciali della Polizia postale”.