Oltre 100 persone hanno preso parte questa sera all’incontro pubblico con l’europarlamentare Sergio Cofferati, candidato alle Primarie del centrosinistra per la corsa alla presidenza della Regione Liguria. Tra i presenti tanti amministratori del Partito Democratico, la senatrice Donatella Albano, il Sindaco di Savona Federico Berruti, l’assessore regionale Giovanni Barbagallo, gli assessori comunali Enrica Chiarini, Pino De Bonis (accompagnato dal fratello Antonio) e Fabrizio Risso, i consiglieri comunali Fiorenzo Marino e Valeria Canetti, il consigliere provinciale Sergio Barbagallo, l’amministratore Unico di Arte Paolo Verda, il presidente di Ast Franco Borzone, il Sindaco di Lucinasco Domenico Abbo, il segretario provinciale Pietro Mannoni e il segretario cittadino Andreina Puccioni. Presenti anche esponenti del Partito Socialista, Fabio Natta e Pierpaolo Ramoino, di Sinistra, Ecologia, Libertà, Carla Nattero, Dario Dal Mut e il segretario provinciale Lucio Sardi, gli Onorevoli Giovanni Rainisio e Nedo Canetti. Al termine dell’incontro è intervenuto anche il Sindaco Carlo Capacci che, con il suo movimento civico Liguria Cambia, fa parte della coalizione di centrosinistra in corsa per la presidenza della Regione Liguria.
“Io sono convinto che più che mai in questa Regione, più che altrove, il rapporto tra i singoli cittadini e le istituzioni sia sempre più appeso ad un filo sottile che rischia di rompersi. Nel corso degli ultimi tempi si sono verificate catastrofi ambientali che hanno incrinato ulteriormente l’immagine delle istituzioni. Per politiche sbagliate, per mancato intervento, per ritardo nella progettazione, per sottovalutazione dei rischi potenziali che questa regione correva. La svolta per me è stata proprio lì. Certo, le varie sensibilità del partito mi avevano chiesto una disponibilità, ma mi hanno convinto i cittadini che mi fermavano per strada e di dicevano, se ti candidi, ti voto, se non ti candidi non vado a votare“.
“C’è esasperazione, c’è sfiducia, c’è l’idea che un modello di gestione dell’istituzione regione sia arrivato a compimento. Ha fatto il suo tempo. Io temo l’abbandono, il rifiuto di partecipare alle forme antiche di vita democratica. La crisi ha due facce, il venir meno delle occasioni di lavoro, l’altra si chiama povertà ed è più difficile da individuare, perché della povertà ci si vergogna”.
“Questo abbandono della partecipazione può diventare molto pericoloso. La rinuncia a votare, ad esempio, può portare all’alterazione delle dinamiche democratiche. L’astensionismo non è un fenomeno passeggero se non capisci quali sono le ragioni e non dai una risposta positiva a quel comportamento. Qual è la sfida? Cambiare radicalmente rotta nell’amministrazione di questa regione“.
“Qual è la rotta giusta? Quella usata dall’attuale Giunta Regionale secondo me no. Quella che viene riassunta con ‘Il presidente della Regione è il Sindaco della Liguria”. È lo slogan perfetto per descrivere la situazione, ma è una modalità profondamente sbagliata. Non soltanto perché la Regione non si deve sostituire alle amministrazioni territoriali, ognuno deve fare il suo mestiere in sintonia, ma con responsabilità distinte, ma soprattutto perché dietro a quello slogan c’è una politica che è stata fatta per dieci anni di piccoli interventi volti a dare rapporto e consenso, ma non una prospettiva migliore. Non c’è un progetto. Andate sul sito della Regione e andate a vedere l’utilizzo dei fondi strutturali negli ultimi anni. Troverete interventi che vanno da un massimo di 500 mila euro, pochissimi, a un minimo, però molto diffuso, di 9-10 mila euro. Un pò a tutti, per non risolvere nulla poi alla fine. Ma semplicemente per costruire questa relazione con le amministrazioni. Così una regione si affloscia. Bisogna cambiare modello“.
“Un modello che è stato supportato anche da un rapporto nel quale destra e sinistra non si capisce più cosa sono. Perché la relazione prevalente con l’amministratore ne trasfigura i connotati. Non ci possono essere coalizioni ondivaghe, maggioranze che si costruiscono e si smontano in virtù del momento o del bisogno. Le maggioranze a geometria variabile non vanno bene per me. Io voglio una coalizione di centrosinistra (Cofferati sbaglia e dice più volte centrodestra, ndr)”.
“La sinistra è un campo ampio dove ci sono tante culture diverse. C’è un riformismo socialista, il riformismo di origine comunista, c’è quella parte di sinistra che nasce dai movimenti femminili e ambientali. Ma in quello schieramento non ci può stare la destra, e neanche il trasformismo di chi essendo di destra dice andrò a votare alle primarie di centrosinistra, no, stai a casa, falle a casa tua le primarie“.
“Il Sindaco di La Spezia mi dedica un’attenzione straordinaria. Mi insulta un giorno si e l’altro pure. Io ho detto pubblicamente che non gli riserverò mai il trattamento che lui riserva a me. Io mio rispetto è garantito, in primo luogo per la posizione istituzionale che ricopre e poi come persona. Bisogna discutere nel merito. E nella discussione il rigore e la sobrietà sono importanti”.
“La politica non è fatta soltanto di cose concrete, perché se bastasse questo i tecnici sarebbero sufficiente. I valori di riferimento sono quello che fanno la differenza tra la destra e la sinistra e sono quelli che noi dobbiamo utilizzare per portare distinzioni. Ci sono culture legittime, ma che non possono confluire nello stesso ambito. Io voglio portare una proposta dove il merito sia accompagnato da indicazioni precise sui valori“.
“Il campo della coalizione è stato definito da un’intesa che è stata fatta e da un documento sottoscritto. Dentro quel campo ci stanno i partiti e anche forme di civismo già espresso. Sel, ad esempio, dice legittimamente che non vuole partecipare alle Primarie perché vuole fare la propria scelta successivamente. È una posizione legittima, chiara, che apprezzo. Quello che non apprezzo è il passaggio di chi sta da una parte per costruire una prospettiva con chi sta dall’altra senza mai cambiare davvero collocazione politica”.
“Una pratica che nel consiglio regionale si è consumata purtroppo in questi anni. Se certe cose capitano, dovrebbero essere commentate. Il giudizio politico non va mai deluso. Nell’ultima amministrazione regionale, ci sono stati problemi di carattere giudiziario che hanno interessato il presidente del consiglio, due vicepresidente della Giunta. Tutto a posto? Non c’è commento? È chiaro che se ci sono responsabilità penali lo decide il giudice, il magistrato. E fino a che uno non è condannato per me è innocente. Però c’è una responsabilità politica. Se queste cose succedono in sequenza, vuol dire che sul piano del rigore i rapporti interni alla politica non erano efficaci. Non bisogna fare finta di nulla, per coerenza e credibilità“.
“La priorità in questa regione, in questa stagione, si chiama ambiente, politiche ambientali. Per delle ragioni che sono fin troppo evidenti e che non riguardano solo i danni alluvionali“.
http://youtu.be/eiOr2VtcVnw
“Vogliamo cambiare rotta, mutare il modello di gestione di questa regione, sempre stato basato su questo rapporto diretto ed esclusivo con tutte le piccole realtà, senza però prospettare dei programma di carattere generale. Funzionava poco quando l’economica cresceva, ora che l’economia è in crisi funziona ancora di meno. Ho provato ad indicare delle priorità, l’ambiente in primo luogo, questa è una regione bellissima, ma non sono state fatte le azioni di protezione del territorio che servivano, se è vero come è vero che è stata modificata la legge nazionale consentendo di costruire non più a 10 metri dai corsi d’acqua, ma addirittura a 3. Se è vero come è vero che nella programmazione dei fondi strutturali dell’Unione Europea a protezione del territorio la regione ha una quota irrisoria, poco più del 3%. Sono queste le priorità che vanno riproposte, insieme alla cultura, che è un grande elemento identitario storicamente della Liguria, e alla promozione del lavoro, partendo dall’innovazione e della ricerca. Dobbiamo cercare di aiutare il sistema produttivo di beni e di servizi a cambiare usando la ricerca di innovazione“.