Si aggiunge un altro tassello al giallo della morte della 20enne imperiese Martina Rossi. Nelle scorse settimane, infatti, ignoti si sono intrufolati nel cimitero di Castelvecchio e hanno danneggiato la tomba dove è stata sepolta la 20enne deceduta in circostanze ancora tutte da chiarire nell’agosto del 2011 in Spagna mentre era in vacanza con alcuni amici.
Nel dettaglio, ignoti hanno danneggiato le “maniglie” di ottone che sigillano il sepolcro, allentandole e trafugandole, tanto da rendere accessibile la tomba. Ad accorgersi del danneggiamento i genitori di Martina Rossi che hanno immediatamente contattato le forze dell’ordine. La Polizia Scientifica, coadiuvata da alcuni colleghi, ha effettuato tutti i rilievi del caso e ha inviato le risultanze alla Procura di Arezzo che sta indagando sul caso.
Le spoglie della giovane sono state riesumate nei mesi scorsi e trasferite a Pisa per disporre l’autopsia su richiesta del procuratore capo di Arezzo Roberto Rossi dopo la riapertura del caso (archiviato dalla giustizia spagnola come suicidio e riaperto in Italia, prima a Genova e poi ad Arezzo, con le ipotesi di reato di omicidio colposo, violenza sessuale e omissione di soccorso), da dove non hanno mai fatto ritorno.
Restano ignote, almeno per il momento, le cause del danneggiamento. Un furto? Un atto vandalico? Oppure si tratta di un gesto riconducibile alla morte di Martina? Gli inquirenti non sembrano escludere per il momento alcuna ipotesi, anche se il furto appare la più credibile.
LA STORIA DI MARTINA ROSSI
Martina Rossi muore nell’agosto del 2011 cadendo dal balcone di un hotel a Palma de Maiorca, dove era in vacanza con alcune amiche. Secondo una prima ricostruzione, la notte della sua morte Martina torna in hotel dopo una serata in discoteca, ma invece di rientra nella propria stanza, raggiunge alcuni ragazzi di Arezzo, conosciuti in vacanza, nella loro camera. Da quel momento si apre il giallo sulla morte di Martina. Secondo il racconto dei giovani la 20enne di Imperia (a Genova in quegli anni per studio) si sarebbe buttata dal balcone volontariamente dopo aver fumato uno spinello. Una versione ritenuta credibile dalla giustizia spagnola, che archivia il caso come suicidio. I genitori di Martina, però, non si arrendono. Non si danno pace, non credono all’ipotesi del suicidio. La procura della Repubblica di Genova riapre il caso con un’ipotesi di resto drammatica. Martina sarebbe volata giù dal balcone nel disperato tentativo di fuggire a una violenza sessuale. Il fascicolo passa alla Procura di Arezzo per competenza territoriale, in quanto nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio colposo, omissione di soccorso e tentata violenza sessuale, vengono iscritti due ventenni aretini, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi.