Il secondo teste ad essere ascoltato, dopo l’ispettore capo della Polizia Postale Ivan Bracco, nell’udienza ancora in corso del processo a carico di Claudio Scajola e Ernesto Vento, imputati di finanziamento illecito nell’ambito dei lavori di ristrutturazione di Villa Ninina è Gianfranco Gaggero. Quest’ultimo, ex vice sindaco di Imperia e dipendente in aspettativa del Comune, è socio al 33% della società Arco.
LA DEPOSIZIONE DI GIANFRANCO GAGGERO.
“Sono socio della società Arco dai primi del 2000. Ho comprato le quote da Angelo Armato. Dal mio ingresso la società ha sempre svolto attività edile. Organigramma società? Ernesto Vento legale rappresentante. Io socio al 33%. Io tenevo e tengo i contatti con i clienti. Noi abbiamo quasi sempre eseguito lavori che ci procurava l’ing. De Cicco. A che titolo? Eravamo l’impresa di fiducia dello studio ing. De Cicco.
Io ero e sono un dipendente comunale part time. Lavoravo nel settore edilizia privata. Sono dieci anni che sono in aspettativa per il mio impegno politico. De Michelis, rapporto con la società? No. Rapporto con De Cicco? Si, di amicizia e di lavoro. Quando si facevano operazioni immobiliari noi eravamo il braccio operativo che faceva i lavori. Noi non abbiamo mai sottoscritto nessun contratto di appalto. Abbiamo sempre lavorato sulla fiducia. Mai nessun capitolato, quando facciamo un lavoro, una palazzina, un lavoro grosso. Noi abbiamo spesso realizzato palazzine nuove. Facciamo i lavori sui progetti esecutivi, per la grande fiducia che hanno in noi i committenti. Noi non abbiamo mai fatti lavori pubblici.
Arco ha rapporti con Scajola per interventi edilizi. Quando sono sorti rapporti? Nel 2001, quando De Cicco, in riunione, mi disse dei lavori da fare nella villa di Scajola. Mi chiese se fossi disponibile. Iniziammo subito con i lavori di prima salvaguardia del Ministro. Sono i primi lavori che abbiamo fatto. Tra il 2001 e il 2002 ci siamo occupati di questa tipologia di lavori. Abbiamo realizzato anche una piscina, i garage, e la strada di accesso ai garage. Non c’è stato nessun capitolato. Le cifre sono state comunicate a voce. Costa tot abbiamo detto. Il garante era De Cicco. L’oggetto dell’intervento inizialmente era la ristrutturazione di Villa Ninina.
Dovevamo in qualche modo tenerne qualche pezzo in piedi. La villa però era molto degradata. Abbiamo cercato di tenere in piedi la facciata, poi crollato il 15%. Ci siamo messi paura. Abbiamo così demolito e ricostruito, con un aumento di volumetria. La villa è stata terminata il dicembre del 2004. Ricordo che vi fu una cena di festeggiamento. Il Ministro Scajola offrì una cena alle maestranze e a noi. Poi abbiamo fatto anche alcuni impianti. Nell’agosto del 2006 la casa è stata terminata. Abbiamo iniziato dunque i lavori nel maggio del 2004 e li abbiamo terminato nel 2006. Si tratta, come detto, di lavori senza capitolato, sulla parola. Io mi rapportavo con il Ministro, con la moglie, con la suocera, con i figli.
Avrà spiegato quanto sarebbe costato? Parlavamo delle ore di quello che facevamo. C’è sempre stata massima trasparenza. Arco avanzava crediti fino a poco tempo fa, 10 o 20 mila euro. Sono stati saldati poco dopo iniziate le indagini.
I lavori sono iniziati maggio 2004. Inizialmente abbiamo ricevuto poco. L’accordo sui pagamenti è stato fatto a parole e prevedeva questo: quando la famiglia Scajola avesse venduto un terreno, avrebbe dato una grossa cifra del ricavato all’impresa Arco. Poi la vendita del terreno è tardata due anni. Il pagamento era di quasi 400 mila euro. Questo modus operandi vale per tutti i clienti.
I costi e le spese affrontati durante i lavori chi li ha pagati? Pagamento materiale e maestranze, oneri contributivi? Chi li ha supportati? Impresa Arco. Noi non abbiamo mai fatto lavori con un’anticipazione di denaro. Ora i tempi sono cambiati. Incassavamo nel frattempo magari da altri cantieri. Quando abbiamo iniziato a demolirla, abbiamo provveduto allo smaltimento dei materiali in discarica. Con una gru prendevamo i pezzi. Damiano Donatiello era il ragioniere contabile. Io non me ne occupavo.
Con De Cicco io sono venuto grande. De Cicco ha sempre lavorato nel campo dell’edilizia e ha sempre trovato lavoro per la Arco. Soprattutto operazioni immobiliari. De Cicco conosceva Scajola e per eseguire i lavori di villa Ninina ha ritenuto di coinvolgere nostra impresa. De Cicco è il progettista del 90% dei nostri lavori. Lavoro prestigioso quello di Scajola? Si, nel senso che fare un lavoro per il Ministro è una cosa prestigiosa. Ci abbiamo messo anima e corpo. Abbiamo cercato di far spendere il meno possibile al cliente, senza fare alcun contratto, facendo pagare direttamente al committente alcuni lavori fatti da persone specifiche. Lo abbiamo sempre fatto. Ad esempio sono stati impiegati turchi per i muretti in pietra in quanto utilizzano una tecnica che fa risparmiare”.