Genova. “Non si preannuncia sotto i migliori auspici il nuovo anno per la Polizia Penitenziaria della Liguria. Se il 2014 le carceri liguri sono state contrassegnate da circa 900 eventi critici tra i quali riportiamo ben 27 tentati suicidi, 275 casi di autolesionismo, 230 ricoveri urgenti in ospedale e, purtroppo 2 decessi per cause naturali, il 2015 inizia con ben due casi di aggressione tra detenuti avvenuti con una strana procedura – è il commento della segreteria regionale del Sappe, il maggiore sindacato della Polizia Penitenziaria – a Sanremo un detenuto straniero recide con un morso un dito ad un detenuto italiano il quale è stato sottoposto ad un intervento di ricucitura della falange ed a Marassi un altro detenuto senegalese dopo aver avuto una colluttazione con un altro detenuto, gli ha staccato l’orecchio con un morso. Sempre a Sanremo un altro detenuto ha tentato il suicidio mediante impiccagione, gesto evitato grazie al tempismo del personale. Segnali questi – continua il segretario Lorenzo – sinonimo di continua allerta da parte della Polizia Penitenziaria che deve arginare e fronteggiare tali cruenti episodi.
Ma ben altri endemici problemi si riaffacciano nelle carceri liguri, ossia il timore delle malattie contagiose che potrebbe ripresentarsi, infatti il primo allarme giunge proprio da Marassi con un caso sospetto. Nemmeno l’istituto femminile di Pontedecimo si sottrae da un inizio anno senza l’evento critico, parrebbe che una detenuta con il proprio figlio minore di anni tre, appena giunta in istituto, è stata collocata in un reparto comune invece di essere destinata nel reparto per detenute con figli, ovvero la sezione detentiva denominata “asilo nido”. Questa strane scelte – afferma Lorenzo – a parte ad avere una ricaduta negativa sul bambino ha una ripercussione sul personale di servizio che deve gestire le esigenze del bambino in un reparto non idoneo. C’è bisogno – continua Lorenzo – di rivedere il sistema della sicurezza penitenziaria oggi forse non sottoposto al rapporto numerico dei 1410 detenuti presenti nelle carceri liguri ma su un sistema, quello della sorveglianza dinamica, che non può definirsi sinonimo di sicurezza a garanzia del personale”