Imperia – Iniziano a delinearsi i contorni dell’inchiesta condotta dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza che vede coinvolto il sindaco di Imperia Carlo Capacci, indagato dalla Procura della Repubblica di Imperia per frode fiscale. Al primo cittadino, nei giorni scorsi, sono stati sequestrati, su richiesta del sostituto procuratore Antonella Politi – in via cautelativa alcuni immobili, terreni, garage e i conti correnti personali e della società per un valore complessivo di circa 1,7 milioni di euro, cifra che sarebbe stata detratta indebitamente.
Intervistato da ImperiaPost, Capacci entra nel merito della questione: “È errato parlare di frode fiscale – commenta Capacci – perché stiamo parlando di un’ipotetica detrazione Iva su fatture di fornitori che pare siano evasori totali. Però questa è una cosa che è al di fuori del controllo dell’azienda, perché non ha modo di verificare in corso d’anno se, l’anno successivo, un suo fornitore farà o meno la dichiarazione dei redditi.
Quindi non vedo problemi, abbiamo già avuto esperienze in passato di questo tipo e ne siamo sempre usciti in maniera pulita, perchè onestamente non pratichiamo questo tipo di cose. Del resto cerchiamo di creare lavoro e di portare un contributo al tessuto economico locale, con i nostri 25 dipendenti, che sono un po’ rimasti allibiti da questa vicenda, ma sono tutti tranquilli, perchè hanno capito che non ci sarà alcuna ripercussione sull’attività lavorativa. Io non vedo il motivo di pensare a dimissioni o cose del genere, perchè comunque stiamo parlando di eventi accaduti nel 2008, ho sempre lavorato, ho sempre avuto aziende, ho sempre fatto cose, quindi è normale che dopo qualche anno possa uscire un problema relativo ad anni precenti. Essendo già, in passato, stato processato e assolto per una cosa simile ed essendo questo un caso praticamente uguale a quello che aveva visto coinvolto Fastweb e Telecom Italia, dove abbiamo visto gente arrestata e si pensava il peggio del peggio, poi sono stati tutti assolti per non aver commesso il fatto.
Sono estremamente tranquillo, perchè so di non aver commesso il fatto. Ho dato la massima collaborazione a chi sta conducendo l’indagine, ciò è una dimostrazione del fatto che le operazioni siano esistenti, sono già state fornite agli inquirenti, sono reperibili presso l’azienda. Nello specifico mi è stato contestato che due o tre nostri fornitori non avrebbero fatto la dichiarazione dei redditi l’anno successivo, nel quale ci hanno venduto del traffico telefonico. Chiaramente noi ricevendo le fatture, abbiamo provveduto a scaricare l’IVA dalla contabilità e quindi la contestazione è siccome questi non hanno pagato le tasse, come dire no, ce le devi pagare te. Vedremo come andrà a finire. Il fatto che io rimanga a capo della mia società e non nomini un amministratore delegato, come fanno molti altri imprenditori, è perché ho agito sempre nella legalità e non ho nulla da temere”.
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Il commercialista Marco Calcagno, revisore dei Conti della Uno Communications Spa, commenta: “È una vicenda che si chiuderà con un’archiviazione, non lo dico io ma la tutta la giurisprudenza in materia. È dovere dell’ufficio delle Entrate dimostrare che vi sia stata la consapevolezza da parte della Uno Communications che questi fornitori avrebbero, poi, fatto ciò che gli contestano. Si tratterebbe di una detrazione Iva su fatture di fornitori che hanno avuto dei problemi con la giustizia, ma la società imperiese non poteva saperne nulla ed è estranea ai fatti. Le operazioni ci sono state, questa vicenda si chiuderà come quella precedente, una bolla di sapone”.