Imperia.La morte di Dario Desiglioli ha lasciato sgomento e dolore in molte persone a lui vicine. L’attore Antonio Carli, amico di famiglia e legato da un rapporto di amicizia e di collaborzione con Dario stesso ha scritto una dolce e vigorosa memoria in suo onore.
“Non posso tacere, oltre al dolore, sordo e allo sgomento di questa notizia spaventosa, si aggiunge una rabbia, feroce, incontenibile. Dario era un ragazzo pieno di vita, qualità e capacità, così tante che non si riusciva a sapere quante cose fosse in grado di fare e bene.
Lo avevo conosciuto grazie a Vittorio, suo padre, che una sera fuori dal “Tenco” mi aveva dato il dvd di un video realizzato da questo suo figlio, ricordo che passò tutta la sera con noi e dopo mi aspettò mezz’ora perché avevo posteggiato lontano, pur di potermi consegnare quel dvd.
Capii così, in quel modo così discreto, ma fermo, quanto tenesse al figlio e vidi quanto amore c’era in quel gesto così semplice e timido. Avevo incontrato varie volte Vittorio, allora era sindaco di Cervo, per fargli proposte di spettacoli ed in quella occasione avevamo in ballo lo “Jus primae noctis” con cui avrei inaugurato il festival l’estate successiva.
Arrivato a casa guardai quel dvd, subito, vista la premura che Vittorio aveva tenuto nel consegnarmelo e fui colpito dallo stile, inconsueto, alternativo, deviato nella accezione più nobile ed artistica del senso. Chiamai Vittorio il giorno dopo, per chiedergli il numero di Dario perché lo volevo conoscere.
Ci incontrammo pochi giorni dopo e fui colpito subito dalla sua disponibilità e dalla straordinaria creatività. Da allora cominciò una collaborazione preziosa, fu il mio assistente nella realizzazione dello spettacolo, era un folletto, appariva sempre quando serviva e quando stavi per chiedergli qualcosa la aveva già fatta, unico, insostituibile, sorridente Dario.
In quei mesi ci frequentammo parecchio, io scrivevo il testo e lo andavo a provare per i caruggi di Cervo, costruii il percorso insieme a lui, facendo decine di volte l’itinerario del pubblico con cartine del paese, cronometro e telefonini. Fu un momento bellissimo di grande creatività e aspettative, in cui vivemmo in simbiosi.
Ricordo tantissimi momenti e sempre, costante, la sua acuta ironia, leggerezza, sensibilità e attenzione verso tutto e tutti, ma anche la sua integrità, onestà profonda, pura, totale, senza compromessi, integrale.
Lo spettacolo fu un successo di cui ebbi i meriti, ma senza di lui non sarebbe stato possibile.
L’inverno successivo feci dei laboratori nelle scuole, sul disagio giovanile e Dario mi seguì, si occupò delle riprese video con il progetto di realizzare un documentario sul tema, seguirono altri spettacoli, dove la sua presenza insostituibile era costante, una volta faceva le riprese video, una volta suonava, una volta le fotografie, una volta la grafica, una volta la comunicazione web; sapeva fare tutto, ed in ogni cosa metteva il guizzo del genio, ma sempre senza prendersi troppo sul serio, con semplicità.
Recentemente aveva iniziato diversi progetti individuali, direttore artistico, compositore, musicista, autore geniale e molto brillante, sapeva giocare con le parole e scrisse canzoni molto argute e irriverenti.
Poi venne l’impegno politico da “esterno”, troppo integro e libero per assoggettarsi ai canoni della politica istituzionale, la faceva “sul campo” rischiando in prima persona; stigmatizzando i “malcostumi” locali, che lo irritavano terribilmente, di questo “paesucolo” immorale e moralista.
Dario affrontava a volto scoperto e fronte alta tutti, credendo che l’indignazione ed il senso civico fossero sufficienti a sostenere anche le espressioni più forti ed agì come Peppino Impastato, con un’arma, l’ironia caustica capace di ferire profondamente.
Pagò la sua libertà, indipendenza, coerenza e spregiudicatezza, fu attaccato duramente, ferito, aggredito per “futili motivi” con un accanimento persecutorio ed una protervia che lo fiaccarono, lo indebolirono.
Poi venne la malattia di Vittorio, amato padre, che gestì da solo, senza che nessuno sapesse nulla o quasi, tra le peripezie giudiziarie di una assurda legge che scarcera assassini e mafiosi e crocifigge chi ha bevuto un bicchiere di troppo, o chi insulta un “pubblico ufficiale”.
Vittorio morì e fu un durissimo colpo per tutti, terribile per lui. Pochi mesi dopo lo aiutai ad organizzare una serata commemorativa in suo onore, cosa che feci con amore e dolore. Alla fine di quella serata Dario mi abbracciò sorridendo con gli occhi lucidi e mi disse: “grazie, fratello”.
Oggi che non c’è più, sono profondamente ferito, mi sento impoverito, misero e privato di un FRATELLO.
Ciao Dario, fratello, mi manchi molto”.
Antonio Carli