IMPERIA – Il capogruppo di “Imperia Riparte” in consiglio comunale Giuseppe Fossati interviene per commentare le motivazioni della sentenza che ha decretato l’assoluzione, dall’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato, per l’imprenditore romano Francesco Bellavista Caltagirone e altri 8 imputatati nell’ambito dell’inchiesta sulla costruzione del porto turistico di Imperia.
“Questa mattina – scrive Fossati – ho dedicato qualche ora a leggere ed approfondire la sentenza relativa all’assoluzione di tutti gli imputati nel processo di Torino inerente il Porto di Imperia.
Invito tutti a leggerla, si trova agevolmente on line.
Un sentenza notevole, per stringente logica giuridica, approfondimento sistematico e normativo, obiettività e chiarezza, resa in uno stile scorrevole, sia pure nella complessità della materia, tale da renderla di facile lettura per tutti.
Il giudizio che ne è emerge è netto ed inequivocabile: l’inchiesta era affetta da gravi errori giuridici, nonché da palesemente errata individuazione, lettura ed interpretazione della normativa applicabile.
Provo a sintetizzare il contenuto della sentenza e, quindi, riporto valutazioni dei Giudici, non mie.
Non ci voleva nessuna gara per il rilascio della concessione a Porto di Imperia s.p.a., non ci voleva nessuna gara per l’ingresso di Acquamare nella società Porto di Imperia s.p.a., non ci voleva nessuna gara per l’affidamento dei lavori ad Acquamare. La scelta del socio privato, nonché la permuta con Acquamare era non solo legittima, ma ragionevole e comprensibile in una dinamica contrattuale di tale tipo, tenuto conto che Acquamare avrebbe totalmente finanziato l’opera senza nessun esborso pubblico.
Il Tribunale lo dice chiaramente: il Comune e la società nel suo assetto originario non avevano le risorse per realizzare il Porto è l’unico strumento possibile (e legittimo) per realizzare l’opera era quello utilizzato, “non sarebbe stato possibile” un appalto tradizionale.
Non c’è stata né, alla luce degli atti, era nemmeno ipotizzabile, una truffa. Il Comune di Imperia, sia nella parte politica, sia nella parte tecnica, si è sempre mosso in modo corretto, rispettoso delle regole e della legge.
Acquamare voleva portare e stava portando a termine i lavori, che per la parte a mare erano stati realizzati celermente ed in modo conforme al progetto. Il rallentamento dei lavori per la parte a terra viene definita addirittura non censurabile in quanto ragionevole in un’ottica prudenziale, alla luce dell’inchiesta, terminata appunto con l’assoluzione, e delle conseguenti e connesse iniziative inerenti la decadenza della concessione demaniale.
In altri termini, il Tribunale di Torino dice a chiare lettere che l’inchiesta era totalmente infondata ed ha determinato il blocco del cantiere e del Porto, in relazione al quale non si possono sollevare censure né al Comune, né alla Porto di Imperia s.p.a., né all’Acquamare.
Una sentenza scritta in modo asettico ed oggettivo, senza commenti superflui, come una sentenza deve essere. Questo il parere dei Giudici che hanno sentito decine di testimoni, letto e studiato faldoni di documenti, studiato a fondo la questione.
Credo tutti, compreso il sottoscritto, ne debbano prendere atto e rivedere alcune errate e radicate convinzioni. Personalmente sono sempre stato convinto ed ho rivendicato la legittimità ed opportunità politica delle scelte fatte (dotare Imperia di un grande porto turistico), ma ho sempre ritenuto che in fase di esecuzione qualcosa non fosse stato correttamente gestito. Evidentemente mi sbagliavo: secondo i Giudici, anche in fase esecutiva tutto è stato assolutamente regolare e legittimo.
In ogni caso, credo di poter dire che chi avesse ancora in casa il “libro bianco del PD” sul Porto, zeppo di ricostruzioni di parte e tesi giuridiche strampalate, può ormai cestinarlo, sostituirlo con la sentenza e ragionare su dati oggettivi in merito alle responsabilità giuridiche e politiche di chi ha provocato e cavalcato politicamente questo disastro.
Di certo, questo credo possa dirsi, alla luce della sentenza, le responsabilità politiche non sono certo delle precedenti amministrazioni, almeno sino al settembre 2010.
Quello che è successo dopo, è noto”.