I Carabinieri di Imperia e Monza hanno sgominato la banda criminale che il 2 maggio scorso rapinò l’ufficio Postale di Diano Marina. In manette sono finiti anche due dianesi, G.F., 54 anni, di Diano Castello (ora in carcere), e R.V., 48, di Diano San Pietro (ai domiciliari), responsabili, secondo l’accusa, di aver fornito supporto logistico ai rapinatori.
L’operazione, di vasta scala, è coordinata dalla Procura della Repubblica di Monza e ha visto in azione in prima battuta i militari lombardi, coadiuvati dai colleghi ponentini per quel che concerne appunto la rapina nella città degli aranci. In totale gli arrestati sono 12. A capo del sodalizio criminale, responsabile di 14 rapine nell’hinterland milanese, in Liguria, in Svizzera e nelle Marche, Giovanni Misso, pluripregiudicato genovese di 61 anni, latitante dal 2001 dopo essere stato condannato all’ergastolo nel 1981 per l’omicidio di un carabiniere avvenuto a Genova nel 1979. Rimesso in libertà per buona condotta dopo vent’anni di galera, si era trasferito in provincia di Monza. La banda agiva con giubbotti antiproiettile e furgoni rubati. In particolare i malviventi usavano camuffarsi da uomini delle forze dell’ordine (nel caso di Diano Marina da postini). Della banda faceva parte anche un tecnico informatico. Determinanti per la buona riuscita dell’operazione i pedinamenti e l’analisi dettagliata del traffico telefonico.
Tutti componenti della banda sono accusati di associazione per delinquere, favoreggiamento personale, porto di armi clandestine, rapina pluriaggravata, ricettazione, sequestro di persona, tentato omicidio, detenzione e spaccio sostanze stupefacenti, nonché detenzione di segni distintivi, in uso alle forze di polizia.
Per quel concerne il colpo alle Poste di Diano Marina, i due dianesi avrebbero fornito supporto logistico. Ad incastrare i due danesi due pettorine dei portalettere ritrovate dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Imperia nel corso di una perquisizione. Decisive anche le immagini delle telecamere che hanno fornito un parziale identikit dei malviventi.
Il procuratore aggiunto della Repubblica di Monza Luisa Zanetti ha dichiarato: “La particolare aggressività di questo gruppo criminale armato ha reso impossibile un intervento militare diretto per arresti in flagranza. La vicinanza degli obiettivi a scuole e luoghi molto frequentati avrebbe messo in pericolo la cittadinanza. Per questa ragione, durante le indagini, abbiamo deciso di utilizzare diversivi che obbligassero i rapinatori a desistere. E ha funzionato (nel periodo in cui la banda è stata sotto osservazione, infatti, i Carabinieri hanno sventato colpi in programma attraverso espedienti e la simulazione di incidenti. Sono stati inscenati un incendio con evacuazione di un palazzo sede di un ufficio postale, un sequestro di persona e fughe di gas, ndr)”.