26 Dicembre 2024 16:54

26 Dicembre 2024 16:54

CONGRESSO PROVINCIALE RIFONDAZIONE COMUNISTA. LA RELAZIONE. MARIANO MIJ CONFERMATO SEGRETARIO /FOTO

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Si è tenuto oggi, presso la sede dell’Arci Camalli a Oneglia, il congresso provinciale di Rifondazione Comunista. Al termine di un’intesta giornata di confronto politico, Mariano Mij è stato confermato segretario provinciale del partito.

LA RELAZIONE DI MARIANO MIJ

Domenica 24 novembre si è tenuto , presso il Circolo Arci Antica Compagnia Portuale di Imperia-Oneglia, il 9° congresso provinciale del Partito della Rifondazione Comunista , un anno prima della normale scadenza. E’ stata presente la compagna Antonietta Bottini della Direzione Nazionale. Si è trattato dunque di un congresso straordinario come “ straordinario” è il momento attraversato dal nostro paese.
In un clima dominato dalle larghe intese neocentriste e di destra tanto a livello cittadino che nazionale è quanto mai necessaria una Sinistra credibile e alternativa a questo pensiero unico teso a salvaguardare i privilegi di una classe tanto benestante quanto trasversale .
Quanto sta avvenendo in molte nazioni europee , dove i partiti di sinistra uniti costituiscono una più forte alternativa a quello che resta dei partiti socialdemocratici ormai a vocazione neocentrista, in Italia stenta a realizzarsi. L’appuntamento delle Elezioni Europee del 2014 è di vitale importanza per rafforzare il gruppo della Sinistra Europea a fronte di un PSE sempre più concertativo con il PPE , nell’ottica di contrastare efficacemente i dettami della Banca Centrale .
In una provincia in cui degrado ambientale , arretramento nella gestione dei rifiuti con all’orizzonte nuove discariche da aprire sempre più vicine ai centri abitati, inarrestabile cementificazione e consumo di suolo, strette connessioni tra politica e malaffare ( vedi i consigli comunali sciolti per mafia e le vicende legate ad alcuni porti turistici come Imperia, Ospedaletti e Ventimiglia ), crescente disoccupazione giovanile , chiusura di imprese artigianali e di pezzi di grandi aziende
( vedi il mulino dell’Agnesi ), rendite fondiarie sempre vantaggiose per una ristretta cerchia di persone attraverso elevati canoni di locazione x locali commerciali e civiche abitazioni , privatizzazione dei servizi, tagli alla rete socio-sanitario-assistenziale con sempre più persone marginalizzate che vivono al di sotto della soglia di povertà, è quanto mai necessaria una forza di Sinistra e di prospettiva Comunista per un cambiamento reale della società e dell’economia.
Dopo la caduta del governo Berlusconi era nato il governo Monti sostenuto dal neocentrista PD e dalla Destra. Un governo di larghe intese ben poco diverso da quello attuale , entrambi benedetti dal presidente della Repubblica. Per certi versi lo scenario è lo stesso ma intanto sono passati altri 2 anni di immiserimento delle classi meno abbienti. Nonostante le continue promesse di risanamento dei conti pubblici, di risalita del PIL, di rilancio dell’economia , di aumento di posti di lavoro….assistiamo ad un debito pubblico che pur avendo superato i 2000 mld di euro deve essere accettato così com’è e ridotto ogni anno di 45 mld oltre agli interessi che lo Stato paga per rifinanziare il debito con l’emissione di titoli di stato : queste sono le decisioni dell’Europa e della Banca Centrale.
La finanza fuori controllo e il conseguente fallimento di grandi banche sono le vere cause della CRISI. Ora viene salvata con i soldi pubblici, ovvero con i nostri soldi, ricevendo miliardi di senza nessuna condizione o contropartita.
A questo punto le difficoltà si spostano su Stati e cittadini.
Ma dalla crisi non si esce così. La crisi non l’hanno creata quei ceti , economicamente più deboli , su cui ricadono le iniziative di cosiddetto risanamento . Il debito è frutto anche della corruzione , delle tangenti per cui ogni opera pubblica commissionata dallo stato ci è costata almeno 5 volte il costo in altri paesi d’Europa, del differenziale applicato tra interesse praticato dalla BCE alle banche nazionali e l’interesse ben superiore applicato dalle banche nazionali al momento di erogare un credito. Lo stato italiano paga 90 miliardi ( quasi 1 ventesimo del debito complessivo ) ogni anno alle banche , i grandi acquirenti di titoli di stato.
Vogliono farci credere che non esista altra possibilità. In realtà, queste misure sono sia inique che inefficaci. Dalla crisi attuale, che è sistemica e strutturale, si esce solo mettendo in discussione la natura del debito , le intollerabili disuguagualianze fatte crescere tra le classi sociali in questi decenni di liberismo e di esaltazione del comando del mercato e dell’impresa, imponendo un autentico criterio di giustizia sociale e un diverso modello di sviluppo dell’economia, recuperando le risorse innanzitutto dal taglio drastico delle mostruose spese militari e per armamenti, dall’abbattimento sistematico e capillare dell’incredibile evasione fiscale e contributiva,dal blocco di grandi opere inutili prime fra tutte la TAV in val Susa, imponendo una sacrosanta patrimoniale che serva a trasferire ricchezza dalle grandi rendite al lavoro e alla protezione sociale, tassando adeguatamente le transazioni finanziarie. E perchè no riducendo privilegi e stipendi dei politici e dei manager dei grandi gruppi pubblico-privati , tagliando le pensioni d’oro , ridando efficienza a quegli enti pubblici che hanno scontato assunzioni clientelari e di incerto profilo.
Si possono così liberare ingenti quantità di denaro per un piano di investimenti pubblici in fatto di risanamento ambientale, energie alternative, riparazione della rete idrica, sviluppo della rete ferroviaria, messa in sicurezza dell’edilizia scolastica e residenziale e della rete viaria, estensione dei servizi socio-sanitari..: investimenti capaci di utilizzare a pieno le capacità lavorative e le profe ssionalità di tanti disoccupati soprattutto giovani. Questa è la crescita economica che intendiamo noi e che non deve essere confusa con il semplice aumento di manufatti , merci e commesse anche in considerazione del quadro di sovrapproduzione in cui si trova quella parte del mondo ancora capace di comprare e anche nel rispetto di un pianeta che non può più tollerare ulteriori sfruttamenti indiscriminati e immissione di crescenti quantità di anidride carbonica.
Nell’ottica di un nuovo modello di sviluppo sta la proposta del nostro partito di una legge di iniziativa popolare ( Piano per il Lavoro e l’Economia Ecologica e Solidale ) apparsa sulla gazz uff il mese scorso : il testo, i firmatari e il modulo sono disponibili sul sito nazionale.
E intanto il governo letta annuncia la nuova Spending Revue , 32 mld da recuperare in 3 aa , con tagli ai servizi ( non solo amministrazioni ma anche sanità ), privatizzazioni ( cedendo altri pezzi di Enel, Eni, Finmeccanica, Fincantieri, Grandi Stazioni, ecc . per un incasso previsto di circa 10-12 mld ) e l’ipotetico recupero dei capitali all’estero con il solito sistema del condono .
A livello provinciale il nostro partito , dopo aver preso parte alla campagna per l’acqua pubblica e contro l’energia nucleare , si è adoperato che in tutte le sedi istituzionali l’esito referendario trovasse applicazione attraverso la creazione di un unico sogg. pubblico , attraverso la forma societaria dell’azienda Speciale Consortile , in grado di gestire l’intero ciclo idrico , sostituendosi alle attuali società operanti sul territorio provinciale.
Il PRC di Imperia si è fatto promotore insieme ad altre forze politiche e sindacali della costituzione in Imperia di un comitato di sostegno ai quesiti referendari per ripristinare l’art.18 dello Statuto dei lavoratori e per abolire l’art. 8 della finanziaria di Berlusconi, al fine di restituire ai lavoratori le giuste garanzie di cui godevano ed alla contrattazione collettiva il suo carattere universale e vincolante.
Firme poi che non sono servite perché il presidente Napolitano , sciogliendo le camere a fine dicembre 2012 , ha impedito che i cittadini italiani si pronunciassero su importantissime questioni del lavoro.
In virtù delle leggi Fornero su Lavoro e Pensioni , tutt’ora valide, è montato il dramma degli esodati . La cassa integrazione in deroga sarà finanziata nel 2014 ben al disotto di quanto richiesto dai sindacati confederali.
Contrariamente a quanto promesso da Monti prima e da Letta ora la disoccupazione cresce e quella giovanile è arrivata quasi al 40 %. Gli altri mln di meno giovani disoccupati sono spesso scoraggiati al punto che non si affacciano più al mercato del lavoro.
Anche per questa crisi occupazionale occorre rilanciare con una larga intesa Sociale il Reddito Minimo Garantito per la cui legge di Iniziativa popolare i compagni del PRC hanno raccolto quasi la metà delle 50 mila firme.
Circa 1 anno fa abbiamo combattuto , con qualche imbarazzo , visto che il nostro partito è presente nella maggioranza del governo regionale , la nuova legge regionale in materia di sanità MAI DISCUSSA NE’ TANTOMENO VOTATA IN CONSIGLIO REGIONALE che, recependo le disposizioni nazionali del governo Monti e dell’allora ministro Balduzzi , ha tagliato oltre 800 posti letto x acuti in Liguria con la chiusura di interi reparti , declassamento di quasi 10 PS , senza minimamente realizzare quelle norme che prevedevano il potenziamento della sanità territoriale e della lungodegenza riabilitativa. A livello provinciale resta sempre alta la guardia sulla questione ospedale Unico , chiusura e svendita dei presidi ospedalieri rimasti.

Ormai da 7 anni la nostra sede provinciale , oltre a dare accoglienza a indigenti , continua ad ospitare gratuitamente il circolo ARCI Solidarietà “Angela Lipari” al cui interno è operativo , in collaborazione con l’ass. Mappamondo , lo sportello “Migrapoint” di assistenza agli extracomunitari ; la promozione di corsi di italiano per donne immigrate grazie all’impegno volontario di un nutrito gruppo di insegnanti ; il Doposcuola Popolare con corsi di sostegno gratuiti e volontari per ragazzi stranieri e non della Scuola Primaria e della Media Inferiore ; periodici incontri con donne straniere in collaborazione con l’associazione “ Casa Africa “
Si tratta di esperienze concrete e tangibili ispirate all’idea di PARTITO SOCIALE . In collaborazione con le altre federazioni liguri abbiamo distribuito il parmigiano “solidale “ di un caseificio modenese che ha subito ingentissimi danni col sisma dell’Emilia dell’estate scorsa ( circa 2 tonnellate in un anno e mezzo ). Questo sforzo , oltre a qualche spicciolo di autofinanziamento, ha contribuito al mantenimento dei livelli occupazionali in quel caseificio.
Sia l’anno scorso che quest’anno la Festa Provinciale del Partito è stata organizzata nel golfo dianese anche perché la sede di Camporosso è diventata via via più onerosa. Quella del nel 2012 nel comune di Diano Marina e quella di quest’anno nel comune di S.Bartolomeo al Mare sono state realizzate con la collaborazione dei compagni del circolo dianese . Quest’ultima ha visto una buona partecipazione ai dibattiti e un utile di circa 2 mila euro.
Veniamo anche al percorso politico del nostro partito in questi ultimi 2 anni : dall’ultimo congresso si diceva che fosse giunto il nostro momento , che con la battaglia di opposizione e l’unione della Sinistra di alternativa , avremmo trasformato l’antiberlusconismo in antiliberismo e anticapitalismo e avremmo impedito che la delusione verso il nascente governo Monti sfociasse nella disgregazione sociale. Ma compagni così non è andata….le incertezze sulla scelta di campo da parte di alcune forze della sinistra a noi vicine , la corsa al voto utile di fronte a Berlusconi nuovamente in campo , le contraddizioni all’interno della Federazione della Sinistra , e certamente un’inerzia del nostro partito nell’elaborazione di una più forte e autonoma opposizione hanno portato a scelte strategiche , per altro condivise dalla più parte di noi non senza qualche distinguo e contrarietà , che si sono rivelate perdenti nelle elezioni Politiche di quest’inverno.
In primavera però , in occasione delle elezioni amministrative di Imperia , la creazione , se pur tardiva , di un blocco di Sinistra, insieme a SEL e ad altre realtà associative tra cui la Talpa e l’orologio , esplicitamente ALTERNATIVO AL NEOCENTRISTA PD coalizzatosi con la destra di Strescino , ha riscosso un buon risultato elettorale e di rappresentanza politica superando il 10 % di consensi ed eleggendo 2 consiglieri comunali ( Gianfranco Grosso e Mauro Servalli ) coi quali stiamo lavorando in sinergia sulle varie questioni cittadine :
-il porto con la sciagurata prospettiva del concordato e la battaglia per restituire lo scalo commerciale di Oneglia alla sua funzione di nodo intermodale dell’agroalimentare e della pesca e non parcheggio di natanti di lusso da sistemare nel nuovo porto turistico sempre più vuoto ;
-le vertenze sul lavoro : l’annunciata chiusura del mulino dell’Agnesi procede impietosamente, e con essa, tutte le prevedibilissime conseguenze per l’intero stabilimento.
Già si parla di cassa integrazione, mobilità e prepensionamenti. Chiunque, tra coloro non completamente a digiuno di relazioni industriali e normative vigenti, può facilmente capire che esiti del genere, dati in modo così scontato, non possono essersi formati negli ultimi giorni, ma discendono sicuramente da un percorso ben più lungo.
Una vertenza che nasca così, nasce già morta. Anzi, non è neanche una vertenza. Puoi farci sopra tutti i “tavoli” di consultazione che vuoi, ma se si predetermina la scelta strategica, tutto è perduto in partenza.
Ed è sorprendente – per usare un termine contenuto – che a dirsi ‘sconvolti’ dall’apprendere che l’azienda sta togliendo dalle confezioni anche il veliero e i riferimenti che fino ad oggi hanno reso riconoscibile la matrice imperiese della pasta Agnesi siano imprenditori locali che certo non brillano, da qualche decennio, per una politica espansiva nel settore industriale, ma si sono piuttosto ‘illustrati’ per le loro sempre più nette propensioni finanziarie e pro rendita immobiliare.
La situazione, quindi, impone un cambio di rotta. Questa terribile crisi economica, che ancora una volta si vuole sia pagata da operai, giovani e pensionati, impone un cambiamento vero e forte, se si vuole uscirne non irreparabilmente devastati e imbarbariti.
La proposta che avanziamo è intesa a suscitare un confronto pubblico adeguato alla posta in gioco e all’importanza che l’attività industriale in questione ha per tutto il territorio e il futuro dell’Imperiese. Nel muoverla, si fa riferimento a non poche, significative esperienze che stanno maturando in campo nazionale, in diverse realtà (ad esempio, a Milano, a Roma, in Veneto). Nonché, a spunti che, da quando la cosa ha preso l’attuale, drammatica piega, stanno circolando nelle fitte discussioni in rete
Si tenga subito una verifica frontale ed esauriente con Colussi: se il gruppo conferma di non avere più interesse a mantenere e rilanciare la produzione in loco, garantendo le attuali modalità di lavorazione, siano i lavoratori a farsi avanti e a subentrare.
Che siano i lavoratori a tenere una iniziativa produttiva autogestita, a curarsi dell’attività e della professione che svolgono, del reddito che dà e dell’interesse economico che alimenta, e presentino un loro piano per salvare la fabbrica e la produzione.
Se debitamente sostenuti, materialmente e moralmente, dai pubblici poteri, dalle istituzioni locali, dalle rappresentanze sociali, dal credito popolare, dalle associazioni dei consumatori ed anche dall’imprenditoria privata e dal mondo del commercio, i lavoratori – gli stessi soggetti che in carne ed ossa costituiscono il patrimonio vivo dell’Agnesi e la sua capacità produttiva – sono virtualmente in grado di associarsi e tenere l’ investimento richiesto. Il coinvolgimento possibile, nello stesso, di tanti cittadini ed operatori economici che potrebbero trovare un sano interesse nella cosa, e l’adozione di avvedute forme cooperative, renderebbero l’inpresa del tutto realizzabile. Così come sarebbe di assoluta importanza un appoggio sicuro del Comune – un Comune non rassegnato acché quella che è una importante e qualificata attività industriale di rango internazionale si disperda semmai in un pò di artigianato diffuso -, nella direzione di una intelligente ‘municipalizzazione’ del marchio e dei suoi requisiti, come già è stato suggerito nel corso dell’assemblea popolare che qualche giorno fa abbiamo tenuto nella sede del Circolo Arci “Antica Compagnia Portuale”, sulla banchina di Oneglia, che sarebbe aiuto decisivo e lungimirante.
Riteniamo che la suddetta proposta meriti di essere valutata nell’ambito di una discussione pubblica che non può ridursi ad attestati di solidarietà tanto rituali quanto tardivi e di scarsa utilità pratica. Una proposta che, se presa in considerazione e agita con tempestività, non solo rialimenterebbe la speranza, ma costituirebbe anche un salto di qualità nella nostra cultura civica e del lavoro.

-l’inadeguatezza della Tradeco che gestisce il trattamento rifiuti di oltre 30 comuni della provincia,
-il nuovo depuratore entrato in funzione ma ancora senza i previsti allacciamenti agli altri comuni con pesante aggravio sulle casse comunali ,
-il ridimensionato progetto “ dal Parasio al mare “ con il relativo abbandono degli ascensori ;
-la creazione del distretto agro-alimentare di cui si parla da decenni con investimenti adeguati per piccole e medie imprese specializzate, territoriali, storicamente significative , integrate in una rete sociale ed economica per portare lavoro e buona occupazione per i nostri giovani;
-la situazione nel trasporto pubblico locale (RT) e nel servizio ferroviario: un vero e proprio tracollo su entrambi i piani. E’ nota la mobilitazione di questi giorni dei dipendenti genovesi dell’AMT contro il tentativo di parziale privatizzazione e di riduzione dello stipendio.
– L’impegno contro la PRIVATIZZAZIONE DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI, a partire da quelli SOCIALI (vedi la recente delibera di giunta , complice il PD , di esternalizzare la mensa scolastica a Imperia ).

Non meno importante è la GRAVITA’ della presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso, situazione ormai conosciuta in tutt’Italia. Le inchieste della Procura di Sanremo, i rapporti della DIA, le relazioni della Commissione Antimafia parlano di una realtà che va ben oltre i casi di commissariamento dei comuni di Bordighera e Ventimiglia.
Alcune attività di settori economici come l’edilizia, il movimento terre, i rifiuti, la grande distibuzione ortofrutticola sono sempre più condizionati da poteri e cosche criminali, ma è tutta l’economia del territorio, fragilissima nelle sue strutture produttive e nei suoi assetti imprenditoriali, che risulta pericolosamente esposta all’azione delle mafie, ‘ndrangheta in primis.
Ne risulta un contesto socio/economico sempre più a rischio, che, avendo fino a tempi recentissimi sottovalutato il fenomeno mafioso in crescita localmente, soprattutto per diretta responsabilità del ceto politico dominante, si ritrova con ampie ‘zone grigie’ nelle quali si agiscono collusioni, complicità e connivenze che favoriscono le iniziative illegali e criminali nelle occasioni date dai grandi lavori pubblici e nelle commesse più importanti.
Si tratta ormai di una vera e propria questione democratica, poiché la ramificazione e la crescita delle organizzazioni mafiose nel nostro territorio porta, nè più nè meno di come è accaduto e accade altrove in Italia, ad una inaccettabile oppressione dei cittadini in tutti gli ambiti di espressione sociale e al progressivo imbarbarimento della convivenza civile.
Come tale, essa va combattuta a tutto campo anche con il sostegno di un più ampio fronte politico–civile che ha a cuore la democrazia e la sicurezza delle persone .

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