23 Novembre 2024 01:11

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23 Novembre 2024 01:11

Imperia: L’ex candidato sindaco Carlo Carpi in carcere a Genova, l’appello della madre. “Perché non gli vengono concessi i domiciliari? Preoccupata per la sua salute”

In breve: L’ex candidato sindaco di Imperia Carlo Carpi è detenuto da oltre 10 mesi nel carcere di Marassi a Genova.

Tornano a far sentire la loro voce i familiari dell’ex candidato sindaco di Imperia Carlo Carpi, 37 anni, detenuto da oltre 10 mesi (annunciò il suo arresto via Facebook a fine giugno del 2019) nel carcere di Marassi a Genova a seguito di una condanna di un anno e 10 mesi per calunnia e stalking nei confronti di un giudice genovese.

Carlo Carpi detenuto a Genova: la lettera della madre Maria Gabriella Tassara

“Io sottoscritta dott. Maria Gabriella Tassara voglio con il presente comunicato stampa informare l’opinione pubblica sulla situazione di mio figlio Carlo Carpi che si trova detenuto presso la Casa Circondariale di Genova Marassi dall’ 1/07/2019 per scontare una pena di anni 1 e mesi 10 di reclusione a seguito di una condanna della Corte di Appello di Torino per i reati di calunnia, diffamazione e stalking.

Carlo è laureato in Economia e Commercio, è un imprenditore affermato ed è anche impegnato in politica, come molti senza dubbio lo ricorderanno, essendosi recentemente candidato sindaco a San Remo e Imperia con una lista civica .

Sono molto preoccupata perchè sebbene l’talia sia colpita da una grave emergenza sanitaria che si manifesta in modo ancora più evidente all’ interno delle carceri (dove non èpossibile mantenere la distanza di un metro tra detenuti prescritta dalla legge), la magistratura continua a rigettare tutte le sue richieste di misure alternative alla detenzione, compresa l’ esecuzione della pena presso il domicilio prevista dalla legge 199/2010 (cd. “svuota carceri”).

Preciso che mio figlio ha un domicilio idoneo ed una attività lavorativa dimostrata con documenti e che sono molto perplessa nel vedere scarcerati e trasferiti agli arresti domiciliari centinaia di boss mafiosi plurilomicidi e responsabili di reati molto gravi ed alcuni condannati all’ergastolo ex art.41 bis, quando invece Carlo è stato condannato esclusivamente per reati di opinione e per una forma di stalking determinata da pochi incontri avvenuti tutti a Genova in zone di pubblico passaggio dove mio figlio si recava quotidianamente per motivi di lavoro ed uno avvenuto in un centro sportivo che lui solitamente frequentava nei pressi dell’ allora sua abitazione (la pena per lo stalking è di soli due mesi con riferimento alla sanzione complessiva).

Davanti all’ obiezione dei magistrati che Carlo, una volta scarcerato, possa reiterare il reato di diffamazione, i suoi legali hanno suggerito al Tribunale di Sorveglianza di Genova di accompagnare la detenzione domiciliare con il divieto di comunicare con terze persone, in modo tale che ogni pericolo in tale senso venga meno. Purtroppo neppure in questo modo Carlo è stato scarcerato, avendo il Tribunale avanzato l’ipotesi che anche tale divieto potrebbe essere eluso.

Tale motivazione pare alla scrivente meramente pretestuosa poiché Carlo si è personalmente costituito dopo la condanna e, pur non condividendo la decisione dell Autorità Giudiziaria, ha sempre rispettato la sentenza della Corte di Appello di Torino (sebbene frutto di un iter davanti alla Corte Cassazione caratterizzato da irritualità come dichiarato nei loro ricorsi dai maggiori professori universitari di procedura penale).

Circostanza che è stata appurata anche dallo stesso Ufficio Esecuzione Pene Esterne di Genova Inoltre mi preme sottolineare che il Tribunale di Sorveglianza continua ad attribuire rilevanza alle valutazioni dello psicologo dipendente dal Ministero di Grazia e Giustizia che addirittura ha diagnosticato a mio figlio un disturbo bipolare della personalità, quando invece l’equipe psichiatrica che presta servizio nel penitenziario medesimo ha in seguito escluso ogni disturbo di natura psichiatrica ritenendo che Carlo sia completamente sano e rifiutando la sua presa in carico da parte del Centro di Salute Mentale proposta dalla Direzione del Carcere.

Sono veramente molto preoccupata per la salute di mio figlio anche perché il Procuratore Generale della Corte di Cassazione ha invitato i colleghi delle Corti di Appello a chiedere la scarcerazione per tutti i detenuti che devono scontare meno di tre anni di reclusione e quindi non mi spiego perchè Carlo che dovrebbe scontare ancora meno di un anno sia ancora in carcere”.

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