8 Novembre 2024 16:28

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8 Novembre 2024 16:28

Imperia, scuola: La Talpa e l’Orologio al fianco degli studenti. “Il Prefetto non c’era all’incontro perché impegnato per il Festival. Istruzione all’ultimo posto”

In breve: La nota stampa del "C.s.a La Talpa e l'Orologio".

“Di strana ed inaccettabile c’è la logica alla base di tutto questo, la quale produce un mondo storto in cui ciò che è pubblico e bene comune passa sistematicamente in secondo piano, dall’istruzione alla sanità, dalla cultura alla socialità”. Così si legge in una nota stampa del “C.s.a La Talpa e l’Orologio”, a commento dell’incontro avvenuto alcuni giorni fa tra alcuni rappresentanti degli Istituti Superiori imperiesi e il presidente della Provincia Domenico Abbo, in sostituzione del prefetto Alberto Intini, impegnato in una serie di incontri legati al festival di Sanremo.

Imperia, scuola: La Talpa e l’Orologio al fianco degli studenti

“Qualcosa di strano a ben guardare c’è. Anche se lo si racconta a qualcuno che non ne sa nulla. Gli studenti di Imperia, reduci da un anno pandemico, organizzano una protesta nel totale rispetto delle norme vigenti (non stiamo dunque parlando di deliranti negazionisti o incoscienti menefreghisti) e chiedono un incontro con il Prefetto.

Perchè per rivendicare diritti basilari inerenti l’istruzione, oggi, bisogna prima parlare con il Prefetto.

E’ triste, ma è così. Abbiamo permesso che fosse così tutte le volte che non ci siamo fatti carico delle richieste in merito all’edilizia scolastica, alla riduzione di alunni per classe, all’assunzione di nuovi docenti e personale ata; ogni volta, ed è successo spesso, che la scuola ci è sembrata l’ultimo dei problemi probabilmente perchè non produceva ricchezza nell’immediato.

L’incontro viene loro accordato, comunque, e fissato per l’8 febbraio. Solo che l’8 febbraio il Prefetto non c’è: è impegnato con l’organizzazione per il Festival di Sanremo. Per carità, impegni istituzionali. In fondo siamo in emergenza. Certo il Festival della Canzone Italiana in programma per marzo non può fare a meno del Signor Prefetto per due ore mattutine di un lunedì d’inizio febbraio.

Gli studenti incontrano comunque il Presidente della provincia: gli espongono problematiche didatticamente ineccepebili a proposito degli orari delle lezioni, esternano malesseri legati alla didattica a distanza, denunciano mancanze, manifestano perplessità. Parlano con cognizione di causa di tutta una serie di criticità importanti legate al territorio e agli istituti in cui studiano, danno voce ad un profondo disagio, ma sono anche propositivi. Hanno vent’anni, hanno appena passato un anno fra lockdown e Dad. E hanno ragione.

Vogliono (perchè lo chiedono proprio) dialogare con le istituzioni. Solo che le “istituzioni”, nella figura del malcapitato Presidente della provincia, rispondono chiosando sui decreti, parlando di autobus ed abbonamenti mensili ai trasporti. “E’ stato un incontro proficuo”, si legge sui giornali.

Gli insegnati, intanto, alzano il pollice sui social, solidali con le istanze portate avanti dagli allievi, ma pubblicamente tacciono. Dei dirigenti scolastici, poi, si sono perse le tracce ormai anni addietro.

Del dialogo millantato, insomma, non c’è traccia alcuna. Certo, la dinamica in atto non è nuova, così come non lo è l’atteggiamento paternalistico ed accondiscendete delle “istituzioni”, ma nel riassumere i fatti a noi viene in mente una certa saggezza millenaria che ricorda a tutti che “quando il dito indica la luna, l’imbecille guarda il dito”.

Perchè di strano c’è che quando si rivendica un sacrosanto diritto allo studio, quando sul piatto si mettono l’educazione, l’istruzione e soprattutto la volontà di fruirne, non si risponde parlando solo di biglietti del bus. Si deve rispondere senza esitare che sarà priorità garantire classi meno numerose dall’anno prossimo, si devono indicare edifici che diventeranno nuove scuole, si devono promettere e sottoscrivere investimenti che non riguardino il numero di computer, ma quello degli insegnati. E, nell’immediato, si deve dimostrare che nonostante l’emergenza, l’accesso all’istruzione vale più del Festival di Sanremo, sotto ogni punto di vista.

Di strana ed inaccettabile c’è la logica alla base di tutto questo, la quale produce un mondo storto in cui ciò che è pubblico e bene comune passa sistematicamente in secondo piano, dall’istruzione alla sanità, dalla cultura alla socialità. Un mondo che si riempie la bocca del disagio adolescenziale, ma che agli adolescenti non garantisce neppure la possibilità di andare a scuola in sicurezza e serenità.

Un mondo che non investe sul futuro, perchè il futuro non è produttivo.
Meno male che almeno gli studenti paiono avere ben chiara la situazione e non sembrano intenzionati ad accettarla. Guardano la luna, loro”.

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