Vertice, a Genova, dei rappresentanti nazionali delle commissioni regionali antimafia: questa mattina la seduta della VI Commissione Antimafia, presieduta da Roberto Centi, affiancato dal vicepresidente Alessandro Bozzano, ha ospitato il presidente della Commissione speciale Antimafia della Regione Lombardia e vicepresidente del Coordinamento Monica Forte.
Nell’incontro è stato compiuto un bilancio delle attività del Coordinamento, che è nato nel luglio 2018, e sono state preannunciate nuove iniziative legislative fra le quali una legge contro il caporalato e percorsi formativi, nell’università e post laurea, per contrastare le infiltrazioni criminali e la corruzione nel settore sanitario.
Il presidente del Consiglio regionale della Liguria Gianmarco Medusei: «L’Assemblea è onorata dalla presenza dei rappresentanti nazionali del Coordinamento perché questo appuntamento di carattere operativo è un ulteriore passo in avanti per condividere informazioni preziose, per elaborare progetti comuni e adottare una strategia adeguata ad un fenomeno che ormai interessa tutto il Paese. Cogliendo l’importanza di questa scommessa, a partire da questa legislatura abbiamo istituito la Commissione Antimafia e l’Assemblea è fortemente impegnata per accrescere anche fra i giovani, e quindi nelle scuole, la cultura della legalità e della sicurezza perché solo da questa consapevolezza può nascere una comunità più sana e prospera».
Il presidente della Commissione Antimafia della Liguria Roberto Centi: «In Liguria, come conferma la Dia, si assiste ad un vero e proprio radicamento della criminalità organizzata. La pandemia ha aggravato questa situazione perché in molte aziende si è assistito a vistosi passaggi di quote societarie con l’ingresso di finanziamenti spesso poco trasparenti, per non parlare dell’incremento del fenomeno dell’usura, soprattutto nelle strutture ricettive che più hanno sofferto dell’emergenza sanitaria.
Il Pnrr – aggiunge – ora è un’occasione formidabile di rilancio, ma occorrono serrati controlli sulle procedure di assegnazione dei fondi per scongiurare nuove infiltrazioni».
Centi ha auspicato interventi normativi per rendere più snelle le procedure di assegnazione e per costituire consorzi fra i Comuni minori per metterli in condizione di gestire le pratiche.
Il presidente della Commissione speciale Antimafia della Regione Lombardia e vicepresidente del Coordinamento Monica Forte: «È importante che tutte le Regioni lavorino congiuntamente sui temi della prevenzione e contrasto delle mafie e della diffusione della legalità, condividendo le buone pratiche e lavorando insieme sugli strumenti di intervento. Come le associazioni del terzo settore, anche le amministrazioni pubbliche devono imparare a fare rete e ad armonizzare gli interventi normativi su un tema che ormai non risparmia alcuna Regione nel nostro Paese. Le mafie sono organizzate, noi stiamo imparando a farlo cooperando e collaborando per un obiettivo comune».
Progetti avviati
“Liberi di scegliere” è un progetto attivato nell’aprile del 2020 per inserire i minori, appartenenti a famiglie di ‘ndrangheta, in contesti diversi o in famiglie favorendone la rieducazione, il sostegno ed il reinserimento sociale. Dal 2012 ad oggi il progetto è arrivato a interessare oltre 100 minori, 25 donne e 30 nuclei familiari. Il progetto è già stato recepito da Calabria, Basilicata e Puglia ed è in fase di attuazione in Sicilia, Umbria, Lombardia, Molise.
Proposta di legge al Parlamento sugli appalti: introduce nelle procedure e, in particolare, negli affidamenti diretti un elenco di merito delle imprese che si oppongono alla criminalità organizzata e che denunciano richieste estorsive e corruttive o, in genere, tentativi di infiltrazione. La proposta è già stata presentata in Parlamento su iniziativa del Consiglio regionale della Puglia e del Consiglio regionale della Basilicata, è stata approvata in Umbria ed è stata presentata nel Lazio.
Proposta di legge regionale “Istituzione di un Osservatorio regionale per legalità”: per monitorare la presenza della criminalità organizzata e promuovere iniziative di contrasto preventivo alle illegalità. La proposta è stata approvata in Toscana, Basilicata e Valle d’Aosta, mentre è in fase di istruttoria in Trentino Alto Adige.
Proposta di legge regionale “Interventi per la valorizzazione ed il riutilizzo sociale di beni ed aziende sequestrati e confiscati”: il patrimonio oggetto di confisca comprende ormai non solo beni collegati a fenomeni mafiosi, ma anche a casi di corruzione, arrivando così ad interessare l’intero territorio nazionale.
Secondo i dati aggiornati al 25 febbraio 2022, ci sono 19 mila beni già assegnati, oltre 22 mila ancora da assegnare, 1600 aziende sono già state assegnate e oltre 3400 ancora da destinare. La proposta di legge è stata approvata in Basilicata; è in fase istruttoria in Liguria e in Umbria, è in corso di esame in Sicilia e in Friuli Venezia Giulia.
I dati in Liguria
In Liguria sulla base della legge 7 del 2012, che contiene già alcune misure di contrasto alla criminalità organizzata, sono state attivati interventi relativi al riutilizzo dei beni e delle aziende confiscate alle mafie.
I beni confiscati alle mafie fino al marzo 2022 in Liguria erano 464 di cui 137 sono stati destinati e 327 sono ancora in carico all’Agenzia nazionale dei beni confiscati alle mafie.
- Provincia di Genova: 247 beni confiscati, di cui 88 sono stati destinati e 159 sono ancora in carico all’Agenzia
- Provincia di Imperia: 40 beni confiscati di cui 4 beni sono stati destinati e 36 sono ancora in carico all’Agenzia
- Provincia della Spezia: 56 beni confiscati di cui 22 beni sono stati destinati e 34 sono ancora in carico all’Agenzia
- Provincia di Savona: 121 beni confiscati di cui 23 sono stati destinati e 98 sono ancora in carico all’Agenzia
Rispetto al 2014, quando i beni confiscati erano 142, è stato registrato un incremento del 193%. Il tempo mediamente necessario per il recupero e riutilizzo dei beni confiscati è di 10 anni.
In Italia i beni confiscati in totale sono 41.609 di cui 4907 nel Nord Ovest. Le aziende confiscate sono 56: 19 sono state destinate e 37 sono ancora in gestione all’Agenzia. In Italia le aziende confiscate in totale sono 5122 di cui 530 nel Nord Ovest.