“Alla Segreteria del Partito Democratico della Liguria,
Caro Segretario,
La Liguria, come altre regioni italiane, nonostante abbia il diritto-dovere di farlo, non si è mai dotata di una propria legge elettorale per l’elezione di presidente e Consiglio Regionale. Nonostante da ormai più di cinque anni si parli di una riforma, puntualmente gli altisonanti proclami sono seguiti da un silenzioso arenarsi delle proposte, buone e meno buone, compresa l’ultima, miseramente fallita ieri.
Dopo anni di altisonanti quanto vacue dichiarazioni, sembrava che si fosse trovato l’agognato punto di mediazione. Non è mai bello parlare di compromesso al ribasso, tuttavia la brillante soluzione era un bel proporzionale senza soglie, con premio di maggioranza e preferenze per scegliere tutti i consiglieri, ripartiti in quattro circoscrizioni provinciali. In poche parole, un salto all’indietro verso la prima repubblica. Con in più la distorsione data dal premio.
Non stiamo ad elencare le ragioni per cui oggi, nella nostra Regione, siamo contro le preferenze, ma ci limitiamo a dire perché siamo contro il proporzionale corretto, ed in particolare con quello sarebbe stato introdotto da questa legge.
Il problema è che, in sintesi, il meccanismo crea una strana distorsione democratica: il risultato di un’elezione, quella del Presidente, cambia il “valore” dei voti di un’altra elezione, ossia quella del Consiglio; per farla breve, se si vota una lista collegata al presidente che vince (che possiamo non aver votato), il voto conterà di più di quello di chi vota per una lista collegata ad un candidato perdente.
Come può essere una legge del genere conforme al principio del votouguale?
Va da sé che per noi il sistema ideale sarebbe alla francese. Prima, a doppio turno, si elegge il Presidente, poi, quindici giorni dopo l’eventuale ballottaggio, si eleggono i consiglieri regionali, in 30 collegi uninominali, con un altro doppio turno, senza assegnazione di alcun premio di maggioranza.
Capiamo tuttavia che sarebbe davvero troppo rivoluzionario per una Regione cristallizzata come la nostra, tuttavia una proposta intermedia potrebbe essere un buon compromesso.
Potremmo scegliere 24 consiglieri eletti in altrettanti collegi, a doppio turno, e, come premio di maggioranza, 6 consiglieri scelti tra i migliori non eletti dello schieramento che ottiene il maggior numero di seggi, oppure, assegnati ai migliori non eletti del primo schieramento di minoranza, nel caso uno schieramento raggiungesse autonomamente almeno il 60% dei seggi.
Ovviamente i candidati nei collegi dovrebbero essere scelti con un turno di elezioni primarie obbligatorie.
Questo sistema avrebbe due meriti, garantirebbe una ragionevole maggioranza di governo, e sarebbe estremamente più rappresentativo, creando un forte legame eletti-territorio, tipico di tutti i paesi dove si vota con l’uninominale (ossia praticamente tutta l’Europa Occidentale, il Canada, gli Stati Uniti…).
Vorremmo anche che fosse introdotto per legge il limite di due mandati, per garantire un vero rinnovamento della rappresentanza e cercare di eliminare lo sviluppo di potentati locali.
Non ultima la questione della parità di genere all’interno del Consiglio: non possiamo nasconderci dietro un dito, attualmente il coinvolgimento delle donne in politica è fortemente penalizzato sia per ragioni socioculturali che per opportunità, nonostante l’Unione Europea raccomandi caldamente l’istituzione di pari quote e opportunità per uomini e donne. Il Partito Democratico da sempre adotta questo principio per la formazione dei suoi organismi interni e per le liste elettorali, non possiamo retrocedere.
Serve un passo in avanti, e serve adesso.
Per questa ragione chiediamo pertanto un confronto aperto con te, Segretario, e con i rappresentanti regionali del PD”.
Per informazioni o adesioni: lofacciamoliguria@gmail.com“